2023-07-26
Gli sciacalli dei nubifragi
A «Repubblica» aspettavano solo una bufera per attaccare «La Verità». Così ci accusano di negazionismo e vogliono tapparci la bocca. In realtà noi mettiamo solo in dubbio i rimedi demenziali che ci impongono. Così come fanno fior di scienziati, tra cui il premio Nobel per la fisica. Ma lo nascondono, perché contrasta con gli interessi dei loro padroni.A Repubblica non vedevano l’ora che arrivasse una bella bufera per poterci attaccare e accusare di negazionismo climatico. Dunque, la tempesta che l’altra notte ha colpito Milano, con sradicamento di alberi e vento oltre i cento chilometri orari, ha offerto l’occasione che cercavano per processarci e, ovviamente, condannarci per abuso di credulità popolare. Del resto, è questo ciò che a sinistra cercano: poter mettere il bavaglio a chi non la pensa come loro e a chi obietta alla loro certezze. Ezio Mauro lo ha spiegato bene: i dubbi sono contro la ragione che, ça va sans dire, sta dalla loro parte. Se però qualcuno non avesse capito qual è l’obiettivo, sul Fatto Quotidiano si è incaricato di chiarirlo Luca Mercalli, il meteorologo con il farfallino, sempre pronto a illustrare che tempo che fa davanti a una telecamera o a un taccuino. Rispondendo a una lettrice, perplessa di fronte alla voglia di censura che alberga in una certa parte politico-giornalistica, l’esperto in formato piccolo schermo ha spiegato che le persone sono libere di avere dubbi sulla responsabilità dell’uomo tra le cause del surriscaldamento globale, ma i giornali no. E dunque, a loro carico, occorre elevare una sanzione. Ora, è chiaro a chiunque perché al bar si possa discutere di cambiamento climatico mentre sulla pagina di un quotidiano il dibattito debba invece essere proibito pena una forte multa. Se togli all’opinione pubblica le informazioni, alla fine passa il pensiero unico, che in questo caso prevede una sola tesi, ovvero che di fronte ai nubifragi di questi giorni esiste un unico rimedio: obbligare le persone a dotarsi di auto elettrica e a ristrutturare casa per agevolare la transizione green. Guarda caso, dietro alle buone intenzioni di migliorare l’ambiente si nascondono interessi enormi, a cui gli editori di Repubblica e di altre testate che zappano nel campo largo della sinistra non sono estranei, dato che si occupano proprio di macchine e di investimenti nel business verde. Detto ciò, sul quotidiano di casa Agnelli invitano a far parlare la scienza, ovviamente quella che piace a loro. Come abbiamo spiegato ieri, c’è un premio Nobel come John F. Clauser (le sue ricerche nell’ambito della Fisica sono state riconosciute lo scorso anno) che sul cambiamento climatico smentisce le teorie di altri studiosi. Ma uno scienziato che li sbugiardi, ai compagni di Repubblica non va bene: loro vogliono scegliersi una scienza che dia ragione alle loro opinioni (già, le loro, come le nostre, sono opinioni, non verità rivelate), tappando la bocca a quell’altra che li contraddice. Peccato che gli riesca male, perché le bugie hanno le gambe corte e sono difficili da nascondere. Proprio ieri, nel giorno in cui il quotidiano tracimava soddisfazione per la bufera che confermava i suoi pregiudizi, bastava spingersi fino a pagina 26 della stessa Repubblica per leggere il commento dello scrittore Paolo Di Paolo con i consigli per i negazionisti. Dopo essersela presa con chi non crede che la colpa di ciò che accade sia tutta dell’uomo, l’autore di Lontano dagli occhi (e lontano dal buon senso aggiungiamo noi) ha confessato che, lavorando a un romanzo, ha risalito i secoli, «incappando in stagioni estreme, piccole ere glaciali e calori distruttivi, capaci di fiaccare imperi, e sempre ho trovato comunità umane in cerca di ragioni metafisiche: bastava chiamarla “ira di Dio” per rassegnarsi, magari sentendosi in colpa». Ecco, mai confessione fu più disarmante del pensiero unico ambientalista. Secoli fa c’erano già «piccole ere glaciali e calori distruttivi» e si dava la colpa a Dio. Oggi ci sono le stesse «piccole ere glaciali e i calori distruttivi» (come abbiamo dimostrato, quanto è successo a Milano era capitato nel capoluogo lombardo nel 1957, proprio a luglio), ma Dio è stato sostituito da un nuovo atto di fede: il riscaldamento globale, un cambiamento che a qualcuno conviene.
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)