2024-06-30
Attacco anti israeliano a Belgrado
Il luogo dell'attentato all'ambasciata israeliana di Belgrado (Ansa)
Un fondamentalista musulmano ha preso di mira l’ambasciata dello Stato ebraico. Ferito gravemente con una balestra un agente, che poi ha ucciso l’attentatore.Si faceva chiamare «Salahudin» l’autore dell’attentato terroristico di ieri mattina all’ambasciata israeliana di Belgrado. All’anagrafe Milos Zujovic, 25 anni, convertito all’estremismo islamico, è rimasto ucciso dallo stesso poliziotto che ha ferito gravemente al collo con una freccia scoccata da una balestra. Il ministero degli Esteri israeliano già nei primi minuti dopo l’attentato ha chiarito che «nessun dipendente è stato ferito. L’ambasciata era chiusa». Il poliziotto era cosciente, ma in gravi condizioni quando è stato trasportato al principale ospedale della capitale serba. È stato sottoposto a un’operazione per rimuovere la freccia e i funzionari dell’ospedale hanno dichiarato che dopo l’intervento l’uomo risultava stabile. Il ministro dell’Interno serbo Ivica Dacic ha spiegato che l’attentatore viveva a Novi Pazar, città del sudovest della Serbia capoluogo del Sangiaccaro, regione a maggioranza musulmana. Il ministro ha detto che sono in corso controlli e perquisizioni in vari luoghi per far luce sui contatti dell’uomo. Dacic, in un colloquio telefonico, ha informato l’ambasciatore d’Israele in Serbia Yahel Vilan delle circostanze dell’attentato: rafforzate le misure di controllo e sicurezza non solo nella capitale ma anche nel resto della Serbia. Diversi gli arresti eseguiti in via precauzionale. L’ambasciatore Vilan, esprimendo rammarico per l’accaduto e per il ferimento dell’agente, ha ringraziato le autorità serbe per l’impegno nel garantire la sicurezza dei cittadini e del personale diplomatico accreditato. «Con tutta probabilità l’attacco era diretto contro Israele», ha detto Vilan, mostrandosi sorpreso dal fatto che tale genere di terrorismo sia arrivato anche in Serbia. Il diplomatico ha aggiunto che lui e il resto del personale dell’ambasciata si sentono in ogni caso assolutamente sicuri in Serbia, e ha ringraziato per la piena assistenza ricevuta dalle autorità di Belgrado. Il premier serbo, Milos Vucevic ha condannato con fermezza «l’odioso attacco terroristico» sottolineando che lo stato serbo è in grado di reagire alla minaccia del terrorismo. «È l’azione criminosa di un singolo che ha un nome e un cognome», ha aggiunto, «pertanto, invito i cittadini a restare calmi e a non cedere alla propaganda di coloro che intendono creare conflitti da noi. Chi pensava di destabilizzarci con tali insensatezze si è sbagliato». Il ministro serbo musulmano Usame Zukorlic, responsabile per la Riconciliazione, la Collaborazione regionale e la Stabilità sociale, ha condannato l’attentato affermando che ogni forma di violenza che mette in pericolo la vita delle persone è inaccettabile e contraria a tutti i valori. Zukorlic, come l’attentatore, è originario di Novi Pazar e ha evidenziato di condannare tale attentato proprio come musulmano, ricordando che gli atti criminosi in nome dell’islam altro non fanno che arrecare un danno enorme mostrando alla gente una immagine sbagliata di questa religione. L’islam, ha poi spiegato Zukorlic, è una religione di pace e tali azioni sono in contrasto con i suoi principi basilari. Infine, ha spiegato che, in ogni caso, l’attentato non può giustificare la persecuzione di appartenenti alla religione islamica. L’attentatore probabilmente era wahabita, lo stesso ramo fondamentalista dell’islam sunnita da cui sono nati sia Al Qaida che l’Isis. Ancora una volta quindi c’è l’ombra dei terroristi dello Stato Islamico, a pochi giorni dell’attacco che in Daghestan, nel Caucaso russo, ha causato una ventina di morti.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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