2021-02-25
Niente tagli da Astrazeneca: «Rispetteremo i contratti». Roma cambia linea sui ritardi
S.Granati/Corbis/Getty Images
La ditta potenzia l'impianto olandese, Novartis produrrà il siero Pfizer in Svizzera. In arrivo l'ok di Fda a Johnson & Johnson. E ora il ministro ridimensiona gli intoppi.Molto rumore per nulla. Come era successo per il rallentamento delle consegne del vaccino Pfizer a gennaio, velocemente superato. Anche con le dosi di Astrazeneca il copione sembra simile: martedì l'agenzia Reuters ha lanciato l'allarme, citando «fonti Ue» secondo cui la casa farmaceutica anglosvedese fornirà meno della metà delle dosi ordinate da Bruxelles per il secondo trimestre. Ieri sono arrivate le precisazioni della società: «Stiamo continuamente aggiornando il nostro programma di consegna e informando la Commissione europea e il commissario Arcuri su base settimanale dei nostri piani per portare più dosi di vaccino in Europa nel più breve tempo possibile. Per quanto riguarda l'Italia, questa settimana supereremo 1,5 milioni di dosi consegnate e abbiamo l'obiettivo di superare i 5 milioni di dosi per fine marzo», si legge nella nota diffusa da Astrazeneca. Dove si precisa anche che «il contratto con la Commissione europea è stato siglato in agosto 2020 e in quel momento non era possibile fare una stima precisa delle dosi, che dipende dalla produttività degli impianti di produzione di un vaccino ad alta complessità biologica che non era stato mai prodotto. A questa complessità si è aggiunta una produttività inferiore alle previsioni nello stabilimento destinato alla produzione europea, e per questo non siamo ancora in grado di fornire previsioni dettagliate per il secondo trimestre». In ogni caso l'obiettivo resta quello di essere in linea con quanto indicato nel contratto. Come? Lo spiega la stessa società: «Circa la metà delle dosi previste proverrà dalla catena di approvvigionamento europea nella quale stiamo continuando a lavorare per aumentarne la produttività. Il resto proverrà dalla nostra rete di approvvigionamento internazionale con l'obiettivo di consegnare all'Italia più di 20 milioni di dosi». Per consegnare 180 milioni di dosi all'Europa nel secondo trimestre, verrà dunque sfruttata la capacità globale. Astrazeneca ha infatti creato la sua supply chain, che comprende propri stabilimenti e aziende specializzate, una per continente o grande area geografica. Qui ci interessa quella dedicata all'Europa continentale e alle oltre 400 milioni di dosi acquistate dall'Ue. Questa oggi si compone, escludendo i fornitori secondari, dell'olandese Halix (che produce e fornisce i vettori virali e che sta completando il triplicamento del suo impianto, con un investimento di 90 milioni) e di uno stabilimento a Seneffe in Belgio che si occupa di produrre e fornire il vettore virale. Questo stabilimento, che oggi regge la maggior parte della produzione di adenovirus, era di proprietà di Novasep, ma a metà gennaio è stato rilevato dall'americana Thermo Fisher. Qui si sono verificati alcuni problemi alla fase di filtraggio che hanno provocato la riduzione della produzione già nei mesi scorsi e le seguenti azioni minacciate dalla Ue. Il 22 gennaio Astrazeneca aveva infatti annunciato un dimezzamento delle forniture per il primo trimestre a causa di problemi di produzione da colmare nel corso del secondo trimestre. Tanto che la stessa tabella degli approvvigionamenti era stata rimodulata al ribasso dal nostro ministero della Salute, arrivando a una stima di poco più di 10 milioni di dosi attese entro il 30 giugno. E ieri la società ne ha promessi oltre 20 sempre nel secondo trimestre. Quindi, non bisogna confondere la produzione europea con le consegne. Finora il collo di bottiglia c'è stato in Belgio ed è già ridimensionato, mentre si attende che l'impianto di Halix venga potenziato. Non a caso lo scorso 17 febbraio anche il commissario Ue all'industria, Thierry Breton, ha assicurato che «la capacità di produzione del giusto numero di dosi di vaccino Astrazeneca» nel sito di Seneffe «sta drasticamente aumentando, un miglioramento di circa il 50%» e «per questo siamo più fiduciosi che stia recuperando il ritardo accumulato». Quanto all'Italia, continuano le consegne di Pfizer, Moderna e in tempi brevi dovrebbe arrivare anche il nuovo vaccino a singola dose sviluppato dalla Johnson & Johnson. Proprio ieri la Fda statunitense ne ha confermato sicurezza ed efficacia specialmente contro i casi gravi. L'analisi della Fda apre la strada a una probabile autorizzazione negli Usa nel corso della settimana. Non solo. Al vertice Ue di oggi si discuterà anche della singola somministrazione del vaccino, già sperimentata in Israele e Regno Unito, che permetterebbe di raddoppiare i numeri della campagna d'immunizzazione. Intanto, ieri Novartis ha confermato l'accordo preliminare con Pfizer-Biontech per supportare la fornitura globale del vaccino nel suo stabilimento svizzero di Stein. Precisando che lo stabilimento italiano a Torre Annunziata (Na) - su cui investirà 20 milioni nei prossimi quattro anni - non sarà coinvolto nella produzione dello Pfizer, ma rappresenta comunque un polo strategico per la produzione di farmaci che non può essere sospesa.Sempre ieri, il ministro della Salute, Roberto Speranza, nel suo intervento al Senato ha detto che la produzione di vaccini «per miliardi di persone ha messo a dura prova il sistema industriale di riferimento. Ci sono stati ritardi nella consegna delle dosi, che però saranno superati » e per la prima volta ha cambiato la narrazione fatta fin qui insieme a Domenico Arcuri (il refrain, «mancano i vaccini per colpa delle Big pharma»). Il nuovo slogan è diventato, infatti, mancano le dosi «fuori dalla catena del gelo», ovvero quella di Pfizer. Un piccolo passo avanti, accontentiamoci.
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