2025-06-24
«Diamo assistenza a 360 gradi all’editoria»
L’ad di Gmde Carlo Caporizzi: «Il lettore ripone la propria fiducia nella testata e si aspetta che il giornalista che sta dietro all’articolo non sia in realtà un algoritmo. Le nuove tecnologie aiutano con le traduzione e con la sintassi, ma vanno usate in modo etico». In tempi di trasformazione del mondo dell’editoria, dove entrano in gioco digitalizzazione e intelligenza artificiale, abbiamo intervistato Carlo Caporizzi, amministratore delegato del gruppo Gmde, punto di riferimento nel supporto tecnico e strategico per testate giornalistiche e case editrici. Come è nata l’idea di fondare Gmde e come si è evoluta nel tempo?«Gmde è nata oltre trent’anni fa con l’obiettivo di offrire assistenza ai sistemi editoriali, che allora erano completamente diversi da quelli attuali: si trattava di sistemi legacy, molto tecnici. L’azienda è stata fondata da quattro tecnici che lavoravano per una multinazionale che, cambiando obiettivi, ha cessato questa attività. Così, loro hanno deciso di aprire una nuova società per continuare a offrire assistenza ai clienti. Con gli anni, Gmde si è evoluta moltissimo: abbiamo ampliato le nostre competenze, occupandoci anche di prestampa, fino a diventare oggi un punto di riferimento nel mercato italiano per le soluzioni editoriali. Offriamo consulenza, assistenza tecnica, formazione, coprendo un servizio a 360 gradi per quotidiani, periodici e libri».Come riuscite a personalizzare il supporto tecnico e la formazione per ogni cliente?«Lavoriamo sempre a quattro mani con i nostri clienti. Ogni editore ha esigenze, pubblici e linee editoriali diverse, quindi adattiamo la tecnologia ai loro obiettivi. Il nostro approccio si basa sulla profonda conoscenza dei limiti e delle potenzialità della tecnologia, con l’obiettivo di trovare la soluzione più efficace, al costo più contenuto possibile».Chi sono i vostri clienti?«Collaboriamo con moltissime testate nazionali, regionali e locali: ad esempio, La Gazzetta del Sud, La Sicilia, Il Giornale di Sicilia, L’Osservatore Romano, La Verità stessa e tanti altri. Non li cito tutti non perché non siano importanti, ma perché sono veramente molti. E anche se in passato non ci siamo avvicinati ai grandi gruppi editoriali nazionali per ragioni di scala, oggi collaboriamo anche con loro, soprattutto nei settori non direttamente legati alla redazione, come la prestampa o la gestione dei portali».Avete novità per quanto riguarda lo sfogliatore digitale?«Abbiamo sviluppato nuove soluzioni che abbiamo presentato al convegno Asig-Fieg. L’idea è di integrare lo sfogliatore con l’app, creando un’esperienza continua per l’utente. Abbiamo visto che lo sfogliatore digitale, essendo simile alla copia cartacea, è percepito come più autorevole e spinge gli utenti a sottoscrivere un abbonamento. Stiamo cercando di arricchire questa esperienza integrandola con contenuti aggiuntivi, infinite scroll, newsletter profilate e accesso diretto ad altri contenuti editoriali».Parliamo di Intelligenza artificiale. La utilizzate? Se sì, in che misura?«La utilizziamo da diversi anni in ambiti diversi. Nell’industria, per esempio, per generare descrizioni di prodotto partendo da dati tecnici. L’Ia è molto utile anche nella traduzione multilingua, con flussi di lavoro controllati dai professionisti. Nell’editoria, abbiamo scelto un approccio etico: l’Intelligenza artificiale supporta il giornalista, non lo sostituisce. Può suggerire titoli, migliorare sintassi e ortografia, ottimizzare immagini, ma non deve generare contenuti giornalistici veri e propri».C’è un modo per capire se un articolo sia stato scritto con l’Intelligenza artificiale?«Esistono strumenti per la verifica, ma l’Ia si evolve molto rapidamente. È complicato stare al passo, e l’unico vero modo per contrastare questo rischio è agire con etica e responsabilità. Il problema non è solo tecnico, ma di credibilità. Acquistando il giornale, il lettore ripone la propria fiducia nella testata e si aspetta che il giornalista che sta dietro all’articolo sia speso e impegnato, senza delegare il suo lavoro a un algoritmo. Se si scopre che un contenuto giornalistico è stato generato artificialmente, la credibilità dell’intera testata è compromessa». E per quanto riguarda l’impaginazione automatica?«L’impaginazione automatica può essere utile, ma con attenzione. Può gestire la disposizione degli articoli, ma se comincia a tagliare o modificare i testi per adattarli agli spazi, si rischia di alterarne il significato. Anche qui, serve cautela: l’Ia deve assistere il redattore nel suo lavoro, non prendere decisioni editoriali al suo posto».Un rischio ma anche un’opportunità.«È un’opportunità straordinaria se usata nel modo giusto, come supporto per rendere il lavoro più efficiente. Ma è un rischio se si abusa delle sue capacità creative, specialmente nel mondo dell’informazione. Ci spendiamo molto per diffondere consapevolezza su un uso oculato dell’intelligenza artificiale».
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