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2023-03-21
Arte Laguna Prize: all'Arsenale di Venezia va in scena l'arte contemporanea
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Un concorso d’arte «democratico» e trasversale. Democratico, perché – come ha più volte sottolineato nel corso della conferenza stampa Laura Gallon, co-fondatrice del Premio Arte Laguna e membro del consiglio di amministrazione dell’associazione culturale MoCA (Modern & Contemporary Art), da a tutti i partecipanti un’opportunità, la possibilità di essere visti e valutati – e trasversale, perché è aperto ad artisti (ed aspiranti tali) di tutte le età e nazionalità. Artisti che spesso hanno alle spalle storie non facili, ma che hanno trovato nell’arte il loro riscatto. Come l’algerino Mohamed Benhadj (curatore per Nord Africa e Spagna, fondatore di Altiba9 e fra i giurati della 17ª edizione di Arte Laguna) o la bellissima keniota Yvonne Apiyo Braendle-Amolo, artista multidisciplinare e parlamentare svizzera, che ha presentato con estro e brio la serata inaugurale del Premio.
Nato nel 2006 per iniziativa del già citato MoCA, quest’anno Arte Laguna Prize è la «sintesi» di due edizioni (la 16ª e la 17ª) e le 240 opere (scelte fra quelle di oltre 20 mila candidati ) in mostra nei 4000 mq dell’Arsenale, offrono ai visitatori una panoramica completa del mondo artistico contemporaneo, senza mai perder di vista l’importanza dell’uomo e delle relazioni umane, leitmotiv di tutte le discipline, dalle più «classiche», come la pittura e la fotografia, alle più attuali:una fra tutte, le opere d’arte certificate con NFT, cioè quelle forme artistiche che prevedono la digitalizzazione di un'opera fisica oppure la creazione di un'opera digitale.
Scegliere fra tanti lavori non è certo un compito facile. Non lo è per il pubblico e non lo è (soprattutto) per i giurati. Ogni creazione ha una storia e un significato. Ogni artista ha il proprio linguaggio espressivo. Tutto è emozione, anche l’opera più piccola e - all’apparenza – più insignificante. Ma solo all’apparenza… Perché tutto (ma davvero tutto), dal carro armato gigantesco ricoperto di peluche fuxia al busto di Greta Thunberg chiuso in un sacchetto di plastica trasparente, dalle sedia vivente agli oggetti inquieti, ha il proprio senso.
Come The power of the Element , della polacca Anna Drozd-Tutaj, opera vincitrice della 16ᵃ edizione e raro esempio di opera d'arte che utilizza centrini realizzati a uncinetto per creare una composizione contemporanea e spettacolare che, nonostante la sua monumentalità, conserva un carattere effimero. Si legge nella motivazione della giuria: «La giuria ha selezionato l'installazione site-specific dell'artista polacca Anna Drosz-Tutaj per la sua linearità e la pulizia esecutiva. È un ordigno visivo che, attraverso l'assemblaggio di centrini colorati, evoca il potere degli elementi e della memoria che compatta il nostro essere emozionale e logico. Stabilità e dinamismo, originario ed originale, operano come « conspiratio oppositorum » in perfetta armonia».
Un’opera sicuramente di grande impatto emotivo e visivo, esattamente come quella del taiwanese Ohau Chen che, con l’installazione Back to Glory: Make __Grest Again, si è aggiudicato la 17ᵃ edizione di Arte Laguna: una videoinstallazione originalissima e un po' cinica, attraverso la quale l’artista invita il pubblico a esprimere il proprio voto su un’immaginaria proposta di militarizzazione della popolazione anziana come risposta al progressivo invecchiamento della società. «Il lavoro presenta un futuro distopico in cui gli anziani sono persuasi a servire l'esercito nazionale in preparazione di una guerra imminente - si legge nella motivazione della giuria. Sebbene ipotetica, questa condizione parla della realtà presente e del terrore di un conflitto che incombe indiscriminatamente su di noi. Il dilemma è chiaro: Chi sacrificare? Giovani o anziani? L'artista invita il pubblico a votare…».
Oltre ai vincitori (premiati con 10.000 euro ciascuno), la giuria ha conferito anche due menzioni d’onore, una per ogni edizione: per la 16ᵃ, premiato Kailum Graves con l’opera fotografica The Otherness of Self, per la 17ᵃ, la menzione è andata a Chih Chiu con la performance Self Service Barbershop.
Nonostante non abbia ricevuto un riconoscimento ufficiale, fra le tante opere non passa certo inosservata l’imponente Kindergarten di Anna Skoromnaya.
Bielorussa naturalizzata italiana (vive a Genova con il marito), corpo minuto, occhi vivaci e tempra d’acciaio, Anna è un’artista interdisciplinare, che lavora principalmente con installazioni e media basati su immagini in movimento, come video, ologrammi, figure generate con l’uso di computer e software. Collocando la sua pratica artistica tra sofisticati media innovativi e materiali volutamente contaminati, l'artista parla attraverso un linguaggio che mette a fuoco ed esaspera i paradossi presenti nella nostra società. La sua arte, infatti, pone al contempo lo spettatore di fronte alle contraddizioni di una dimensione fiabesca e ideale con quella di una cruda realtà, ove esplodono laceranti i contrasti tra l’avanzato sviluppo tecnologico e i fenomeni di sfruttamento dei soggetti più vulnerabili presenti nel mondo contemporaneo.
Un’a personalità di grande levatura, che, insieme agli altri, contribuisce a fare di Arte Laguna Prize «un concorso sempre più aperto, internazionale e attento ai temi del presente».
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Ben 240 opere, di altrettanti artisti provenienti da oltre 50 Paesi, sono in mostra - sino al 16 aprile 2023 - negli immensi e suggestivi spazi dell’Arsenale Nord di Venezia. L’occasione è uno dei più grandi concorsi di Arte contemporanea che quest’anno premia i vincitori di due edizioni (la 16ª e la 17ª) e offre al pubblico uno straordinario viaggio fra sculture e installazioni, pitture e fotografie, video arte, performance, arte e grafica digitale, cartoon, land art, arte urbana, street art e design. Un concorso d’arte «democratico» e trasversale. Democratico, perché – come ha più volte sottolineato nel corso della conferenza stampa Laura Gallon, co-fondatrice del Premio Arte Laguna e membro del consiglio di amministrazione dell’associazione culturale MoCA (Modern & Contemporary Art), da a tutti i partecipanti un’opportunità, la possibilità di essere visti e valutati – e trasversale, perché è aperto ad artisti (ed aspiranti tali) di tutte le età e nazionalità. Artisti che spesso hanno alle spalle storie non facili, ma che hanno trovato nell’arte il loro riscatto. Come l’algerino Mohamed Benhadj (curatore per Nord Africa e Spagna, fondatore di Altiba9 e fra i giurati della 17ª edizione di Arte Laguna) o la bellissima keniota Yvonne Apiyo Braendle-Amolo, artista multidisciplinare e parlamentare svizzera, che ha presentato con estro e brio la serata inaugurale del Premio. Nato nel 2006 per iniziativa del già citato MoCA, quest’anno Arte Laguna Prize è la «sintesi» di due edizioni (la 16ª e la 17ª) e le 240 opere (scelte fra quelle di oltre 20 mila candidati ) in mostra nei 4000 mq dell’Arsenale, offrono ai visitatori una panoramica completa del mondo artistico contemporaneo, senza mai perder di vista l’importanza dell’uomo e delle relazioni umane, leitmotiv di tutte le discipline, dalle più «classiche», come la pittura e la fotografia, alle più attuali:una fra tutte, le opere d’arte certificate con NFT, cioè quelle forme artistiche che prevedono la digitalizzazione di un'opera fisica oppure la creazione di un'opera digitale.Scegliere fra tanti lavori non è certo un compito facile. Non lo è per il pubblico e non lo è (soprattutto) per i giurati. Ogni creazione ha una storia e un significato. Ogni artista ha il proprio linguaggio espressivo. Tutto è emozione, anche l’opera più piccola e - all’apparenza – più insignificante. Ma solo all’apparenza… Perché tutto (ma davvero tutto), dal carro armato gigantesco ricoperto di peluche fuxia al busto di Greta Thunberg chiuso in un sacchetto di plastica trasparente, dalle sedia vivente agli oggetti inquieti, ha il proprio senso. Come The power of the Element , della polacca Anna Drozd-Tutaj, opera vincitrice della 16ᵃ edizione e raro esempio di opera d'arte che utilizza centrini realizzati a uncinetto per creare una composizione contemporanea e spettacolare che, nonostante la sua monumentalità, conserva un carattere effimero. Si legge nella motivazione della giuria: «La giuria ha selezionato l'installazione site-specific dell'artista polacca Anna Drosz-Tutaj per la sua linearità e la pulizia esecutiva. È un ordigno visivo che, attraverso l'assemblaggio di centrini colorati, evoca il potere degli elementi e della memoria che compatta il nostro essere emozionale e logico. Stabilità e dinamismo, originario ed originale, operano come « conspiratio oppositorum » in perfetta armonia». Un’opera sicuramente di grande impatto emotivo e visivo, esattamente come quella del taiwanese Ohau Chen che, con l’installazione Back to Glory: Make __Grest Again, si è aggiudicato la 17ᵃ edizione di Arte Laguna: una videoinstallazione originalissima e un po' cinica, attraverso la quale l’artista invita il pubblico a esprimere il proprio voto su un’immaginaria proposta di militarizzazione della popolazione anziana come risposta al progressivo invecchiamento della società. «Il lavoro presenta un futuro distopico in cui gli anziani sono persuasi a servire l'esercito nazionale in preparazione di una guerra imminente - si legge nella motivazione della giuria. Sebbene ipotetica, questa condizione parla della realtà presente e del terrore di un conflitto che incombe indiscriminatamente su di noi. Il dilemma è chiaro: Chi sacrificare? Giovani o anziani? L'artista invita il pubblico a votare…».Oltre ai vincitori (premiati con 10.000 euro ciascuno), la giuria ha conferito anche due menzioni d’onore, una per ogni edizione: per la 16ᵃ, premiato Kailum Graves con l’opera fotografica The Otherness of Self, per la 17ᵃ, la menzione è andata a Chih Chiu con la performance Self Service Barbershop.Nonostante non abbia ricevuto un riconoscimento ufficiale, fra le tante opere non passa certo inosservata l’imponente Kindergarten di Anna Skoromnaya. Bielorussa naturalizzata italiana (vive a Genova con il marito), corpo minuto, occhi vivaci e tempra d’acciaio, Anna è un’artista interdisciplinare, che lavora principalmente con installazioni e media basati su immagini in movimento, come video, ologrammi, figure generate con l’uso di computer e software. Collocando la sua pratica artistica tra sofisticati media innovativi e materiali volutamente contaminati, l'artista parla attraverso un linguaggio che mette a fuoco ed esaspera i paradossi presenti nella nostra società. La sua arte, infatti, pone al contempo lo spettatore di fronte alle contraddizioni di una dimensione fiabesca e ideale con quella di una cruda realtà, ove esplodono laceranti i contrasti tra l’avanzato sviluppo tecnologico e i fenomeni di sfruttamento dei soggetti più vulnerabili presenti nel mondo contemporaneo. Un’a personalità di grande levatura, che, insieme agli altri, contribuisce a fare di Arte Laguna Prize «un concorso sempre più aperto, internazionale e attento ai temi del presente».
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Meloni ha poi lanciato un altro attacco all’opposizione a proposito di Abu Mazen, presidente della Palestina: «La sua bella presenza qui ad Atreju fa giustizia delle accuse vergognose di complicità in genocidio che una sinistra imbarazzante ci ha rivolto per mesi». E ancora contro la sinistra: «La buona notizia è che ogni volta che loro parlano male di qualcosa va benissimo. Cioè parlano male di Atreju ed è l’edizione migliore di sempre, parlano male del governo, il governo sale nei sondaggi, hanno tentato di boicottare una casa editrice, è diventata famosissima. Cioè si portano da soli una sfiga che manco quando capita la carta della Pagoda al Mercante in fiera, visto che siamo in clima natalizio. E allora grazie a tutti quelli che hanno fatto le macumbe». L’altra stilettata ironica a proposito del premio dell’Unesco che riconosce la cucina italiana come bene immateriale dell’umanità: «A sinistra non è andato bene manco questo. Loro non sono riusciti a gioire per un riconoscimento che non è al governo ma alle nostre mamme e nonne, alle nostre filiere, alla nostra tradizione, alla nostra identità. Hanno rosicato così tanto che è una settimana che mangiano tutti dal kebabbaro. Veramente roba da matti». Ricordando l’unità della coalizione, Meloni ha sottolineato che questa destra «non è un incidente della storia» rivendicando le iniziative adottate in tre anni di esecutivo. Il premier ha poi toccato i temi di attualità e a proposito dell’equità fiscale rivendicata dall’opposizione ha scandito: «Non accettiamo lezioni da chi fa il comunista con il ceto medio e il turbo capitalista a favore dei potenti. Oggi il Pd si indigna perché gli Elkann vogliono vendere il gruppo Gedi e non ci sarebbero garanzie per i lavoratori però quando chiudevano gli stabilimenti di Stellantis ed erano gli operai a perdere il posto di lavoro, tutti muti. Anche Landini sul tema fischiettava». Non sono mancati i riferimenti ai temi caldi del centrodestra: immigrazione, riforma della giustizia, guerra in Ucraina ed Ue con il disimpegno di Trump e il Green Deal.
Sul palco anche i due vicepremier. «La mia non vuole essere solo una presenza formale, ma una presenza per riconfermare un impegno che tutti noi abbiamo preso nel 1994» ha detto il leader di Fi Antonio Tajani. «Ma gli accordi di alleanze fatte soprattutto di lealtà e impegno, devono essere rinnovati ogni giorno. La ragione di esistere di questa coalizione è fare l’interesse di ciascuno dei 60 milioni di cittadini italiani. E lo possiamo fare garantendo, grazie all’unità di questa coalizione, stabilità politica a questo Paese». Per il leader leghista Matteo Salvini “c’è innanzitutto l’orgoglio di esserci dopo tanti anni. Ci provano in tutti i modi a far litigare me e Giorgia. Ma amici giornalisti, mettetevi l’anima in pace: non ci riuscirete mai». Poi il ministro dei Trasporti ha assicurato che farà «di tutto» per avviare i lavori per il Ponte sullo Stretto, ha rilanciato sull’innalzamento del tetto del contante e sull’impegno anti maranza e infine ricordato come il governo stia facendo un buon lavoro nella tassazione delle banche.
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C'è un'invenzione che si deve agli aviatori, anzi, a un minuto personaggio brasiliano stanco di dover cercare l'orologio nel suo taschino mentre pilotava l'aeroplano.
Getty Images
Se a causa degli scandali, il supporto alla resistenza ucraina mostra vistose crepe, con più della metà degli italiani che non è intenzionata a sostenere militarmente le truppe che cercano di respingere l’armata russa, non è che i soldati che da quasi quattro anni combattono sembrano poi pensarla in modo molto diverso. Sul Corriere della Sera ieri è stata pubblicata un’immagine in cui si vedono militari in divisa sfatti dalla fatica. Tuttavia, a colpire non è la stanchezza dei soldati, ma la loro età. Si capisce chiaramente che non si tratta di giovani bensì di anziani, considerando che comunque l’età media dei militari è superiore ai 40 anni. Uomini esausti, ma soprattutto anagraficamente lontani da un’immagine di agilità e forza. Intendiamoci, a volte gli anni portano esperienza e competenza, soprattutto al fronte, dove serve sangue freddo per non rischiare la pelle. Ma non è questo il punto: non si tratta di pensionare i militari più vecchi, ma di reclutare i giovani e questo è un problema che la fotografia pubblicata sul quotidiano di via Solferino ben rappresenta. Il giornale, infatti, ci informa che 235.000 militari non si sono presentati ai loro reparti e quasi 54.000 sono già stati ufficialmente dichiarati disertori. In pratica, un soldato su quattro del milione mobilitato pare non avere alcuna intenzione di imbracciare un fucile. Per quanto le guerre moderne si combattano con l’Intelligenza artificiale, con i satelliti e i droni, poi alla fine la differenza la fanno sempre gli uomini. A Pokrovsk, la città che da un anno resiste agli assalti delle truppe russe, impedendo agli uomini di Putin di dilagare nel Donbass, se non ci fossero reparti coraggiosi che continuano a respingere gli invasori, Mosca avrebbe già visto sventolare la sua bandiera sui tetti delle poche costruzioni rimaste in piedi dopo mesi di bombardamenti devastanti.
Il tema delle diserzioni, della fuga all’estero di centinaia di migliaia di giovani che non vogliono morire sotto le bombe, è tale che in Polonia e Germania, ma anche in altri Paesi confinanti, si sta facendo pressione per impedire l’arrivo di ulteriori fuggiaschi. Se si guarda al numero di chi non ha intenzione di combattere si capisce perché è necessario raggiungere una tregua. Quanto ancora potrà resistere l’Ucraina in queste condizioni? A marzo comincerà il quinto anno di guerra. Un conflitto che rischia di non avere precedenti, per numero di morti e per la devastazione. E soprattutto uno scontro che minaccia di trascinare in un buco nero l’intera Europa, che invece di cogliere il pericolo sembra scommettere ancora sulle armi piuttosto che sulla tregua. C’è chi continua a invocare una pace giusta, ma la pace giusta appartiene alle aspirazioni, non alla realtà.
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