2024-04-28
Tra le foreste fantasy o piene di neve dei maestri nipponici
Un' opera dell'artista giapponese Hiroo Isono (1945-2013)
Scopriamo Tomioka e Isono, pittori contemporanei giapponesi, che hanno dedicato la loro arte ad alberi, tronchi e boschi.In Giappone esiste una lunga tradizione, oramai millenaria, di rappresentazione della natura e dei moti stagionali. Note sono ovviamente le opere anzitutto ottocentesche, legate a pittori oramai «iconici» - beh, prima o poi anche il Fratus doveva usare questa parolina magica… - come Utagawa Hiroshige (quello ad esempio delle Cento vedute famose di Edo), Katsushita Hokusai (il ciclo delle cascate, Le trentasei vedute del Monte Fuji, dunque la Grande onda di Kanagawa), Tsukioka Yoshitoshi (fautore dell’incantevole ciclo Cento aspetti della Luna e gli audaci Ventotto omicidi famosi con poesia), oppure Utagawa Kuniyoshi (abile disegnatore dei kimono che vestono splendide cortigiane, ma anche Luoghi famosi della capitale orientale, miti ed eroi come nel classico ed epico Miyamoto Musashi uccide una balena gigante). Pittori visionari ma anche grandi cercatori di dettagli e paesaggi, immersi in un artigianato totale che riguardava i colori, le carte, l’arte della stampa, in un paese ovviamente molto diverso dal Giappone che possiamo attraversare oggigiorno, nostalgico comunque di quel lento paese di trasportatori, ponti a botte, sentieri montani, samurai, geishe e monaci buddisti. Abbiamo imparato ad amare la perfezione ideale del cono del Monte Fuji, o Fuji San come lo chiamano nel paese del Sol Levante, e così quei pini rocciosi o contorti lungo i crocicchi, i templi immersi negli alberi, le luminose cascate dipinte come fosse il nostro Eden o luminose fontane dell’eterna giovinezza. Ma anche quella numerosa impegnata popolazione che anima le vedute delle città, dei porti, della vie commerciali, i palazzi, le abitazioni, i villaggi. Prima di capirlo il Giappone forse lo sappiamo intravedere, a occhi semichiusi, attraverso l’iconografia che fin da ragazzi ci ha nutrito.Esistono pittori contemporanei nipponici che hanno dedicato il loro intero percorso espressivo alla rappresentazione di alberi, tronchi, boschi e foreste. Tra i diversi ci soffermiamo sulle figure di Soichiro Tomioka (1922-1994) e Hiroo Isono (1945-2013). Nato nella prefettura di Niigata, dopo il diploma di scuola superiore, negli ani di lavoro in una azienda chimica, autonomamente Tomioka impara a dipingere e riceve i primi riconoscimenti nel 1962 e 1963, nel suo paese e in Brasile, ma è negli Stati Uniti che ottiene un riconoscimento importante, essendo tra gli artisti esposti nel 1966 al Moma, in The New Japanese Painting and Sculpture - La nuova pittura e scultura giapponese, e ottenendo una borsa di studio da parte della Fondazione Rockfeller che lo catapulta a New York, dove continua la propria formazione rientrando in Giappone nel 1972. Inizia ad attraversare il paese alla ricerca di paesaggi invernali ed innevati, diventano il soggetto prediletto della sua pittura, spesso vivacizzata da alberi e boschi. Riceve nel 1984 il Seiji Togo Museum Award, mentre nel 1990 apre nella cittadina di Muikamachi un museo dedicato integralmente alla sua arte, attualmente ancora attivo, nonché editore oltremodo dell’unico libro che descriva integralmente il suo percorso artistico, Ode to White - Ode al Bianco, pubblicato in occasione del centenario della sua nascita. Pittura, incisione, schizzi su carta, murales, fotografia, queste le aree di intervento della sua delicata rappresentazione. Talora si tratta di mondi imbiancati, lindi, puri, dove si affacciano fronde snudate di alberi, sul margine, come se fossero spettatori che dalla cornice tentano di invadere il lucore bianco; oppure visioni dal basso, con queste chiome tutte scritte che sembrano tessersi nel vuoto di un cielo uniforme. Oppure singole presenze arboree sospese come corpi inanimati al centro di una vasca, ovviamente imbiancata, lattiginosa. Trent’anni di dedizione alla neve e alla natura che emerge nella neve.All’opposto estremo cromatico sta invece l’arte psicadelica e coloratissima di Hiroo Isono, laurea all’Università di Aichi nel burrascoso 1968, illustratore e pittore, lavora come art director nel settore dei videogames, curando ad esempio le serie di Mana - Secret of Mana, Heroes of Mana, eccetera - e altri giochi. Dipinge ampi quadri ipercolorati nei quali il soggetto insistente è la foresta: enormi alberi stracarichi di foglie, tronchi ricoperti di edere, rampicanti, piante di ogni tipo, uccelli paradisiaci e animali selvatici non mancano, e nemmeno uomini, piccoli, sempre in adorazione ed esplorazione. La sua fantasia cattura ambienti primigenei ma anche inventa città afforestate, dove edifici dalla linee arrotondate, le ampie vetrate coesistono con piscine e terrazzamenti agrari, ovviamente città utopistiche. Isono naviga paesaggi asiatici, africani, nordamericani quanto australiani. In internet si possono ammirare molte sue opere, per chi cerca un’edizione cartacea si consiglia il libro Art of Mana, disponibile in francese e in spagnolo. In questo caso siamo in una visione al limite del fantasy, dove la natura viene esagerata pur di riempire gli occhi gioiosi dell’osservatore. È un gioco anche riconoscere le tante piante rappresentate, come la ravenala, o albero del viaggiatore, la cui specie più celebre è quella del Madagascar, una palma a ventaglio con foglie alate e una base dove spesso si raccoglie l’acqua piovana, e viene dunque usata dai viaggiatori per dissetarsi; una storia che accompagna la scheda botanica di molti manuali, e di diversi libri sui viaggi, ma a pensarci bene chissà se è veramente così? Sorge qualche dubbio. Le pitture di Isono potrebbe anche ricordare l’arte seriale dei graffitari con bomboletta che si vedono in tante spiagge e centri commerciali del pianeta, ma con almeno un grado di complessità in più: anzitutto nella cura dei dettagli, le cime arcuate degli alberi maggiori, le code degli uccelli in fila, uno studio certo della botanica. E dire che la distanza che corre tra questi due pittori, Isono e Tomioka, nel loro stile, nella loro persistenza e insistenza, potrebbe addirittura abbracciare l’intera biodiversità dei modo di sentire la natura anche ai nostri giorni, così espressa tra documentazione e astrazione, tra simbolismo e contemplazione.