2021-03-03
Il mediatore pronto a parlare, Arcuri trema
Oggi l'interrogatorio di Mario Benotti, l'uomo che ha comprato le mascherine cinesi. L'ex super commissario rischia di perdere anche Invitalia. E nei giornali lo che ossequiavano spuntano «i partigiani del 26 aprile». Mentre la poltrona dell'ex commissario a Invitalia traballa, anche i suoi progetti relativi all'acciaieria starebbero per saltare. La joint venture con Arcelor, che avrebbe dovuto guidare, è in stallo: il decreto non viene firmato. Si affaccia invece Danieli. Lo speciale contiene due articoli. Oggi è una giornata importante per l'inchiesta sulle mascherine cinesi intermediate da una presunta cricca di trafficanti di influenze illecite. Il giornalista Rai in aspettativa Mario Benotti, temporaneamente interdetto dall'attività imprenditoriale e destinatario di 12 milioni di provvigioni, nei giorni scorsi ha parlato in tv, tirando in mezzo l'ex commissario straordinario Domenico Arcuri, che, a detta di Benotti, lo avrebbe incaricato di trovare i dispositivi di protezione. Per questo ha sfoderato i messaggi che i due si sono scambiati tra marzo e maggio, prima che le loro comunicazioni si interrompessero all'improvviso per motivi ancora non del tutto chiariti. L'obiettivo dell'indagato è dimostrare che nell'affare non ci sia nulla di illecito, neppure le ricche commissioni. Uno stato d'animo che potrebbe portare Benotti, assistito dall'avvocato Salvino Mondello, ad affrontare senza rete di salvataggio il fuoco di fila di domande del gip Paolo Andrea Taviano e dei pm Paolo Ielo, Gennaro Varrone e Fabrizio Tucci. Certo un Benotti in versione talk show (quella degli sms mostrati alle telecamere) potrebbe inguaiare non solo l'ex commissario, ma anche se stesso. Vedremo oggi quale sarà la decisione finale. Tra i quesiti che sicuramente i magistrati faranno ci sarà quello sui contenuti del colloquio tra Benotti e Arcuri del maggio 2020, incontro propedeutico all'interruzione dei contatti tra i due. Ma se Benotti frigge e potrebbe voler rispondere a giudice e inquirenti, gli altri indagati sottoposti a interdizione potrebbero scegliere una linea più prudente e avvalersi della facoltà di non rispondere. L'avvocato Francesco Tagliaferri, difensore dell'unico arrestato, Jorge Solis, alla Verità non ha voluto anticipare la propria strategia. Benotti e gli altri indagati sono stati raggiunti dai provvedimenti cautelari (che hanno fatto seguito ai sequestri di conti correnti e beni effettuati il 17 febbraio) nella serata del 24 febbraio. Ma l'inchiesta sulla vicenda della maxi commessa di mascherine non si ferma e sembra andare verso un allargamento con nuovi indagati e iniziative investigative. Nella vicenda ci sono anche due convitati di pietra, strutturalmente coinvolti nella gestione dell'affare, ma finora ai margini dei provvedimenti emessi della Procura di Roma. Il primo è il banchiere sammarinese Daniele Guidi, che secondo gli inquirenti, «unitamente al Tommasi (Andrea, titolare della Sunsky Srl, ndr), ha curato l'aspetto organizzativo ed, in particolare, i numerosi voli aerei necessari per convogliare in Italia un quantitativo così ingente, compiendo i necessari investimenti». Quello di Guidi, anche lui indagato per traffico di influenze, è dunque ruolo strategico, ma nei conteggi fatti dagli inquirenti sulla spartizione delle provvigioni sulla maxi commessa da 801 milioni di mascherine, Guidi, che è residente nella Repubblica di San Marino, non compare. Tuttavia, nelle mail sequestrate a casa di un altro indagato, il trader ecuadoriano Jorge Solis, contenenti il riepilogo delle provvigioni, si parla di una quota di 44,7 milioni di euro di provvigioni destinata al «Gruppo Daniele». Ad oggi l'unico atto compiuto nei confronti di Guidi su ordine della Procura di Roma è stata una perquisizione domiciliare, effettuata il 4 dicembre scorso, in un appartamento intestato a Tommasi, ma in uso al banchiere sammarinese. Durante l'ispezione dell'immobile i finanzieri hanno trovato una sorta di campionario di mascherine Ffp2 e alcune pennette usb. L'altro convitato di pietra è Zhongkai Cai, detto «Marco», cinese residente a Roma nel popoloso quartiere del Quadraro, per gli investigatori «componente di un'organizzazione ben strutturata e coordinata di cui fa parte anche Guidi». La moglie di Cai, Lu Zhou Xiao, compare nell'affaire delle mascherine come general manager della Luokai trade, nata appena cinque giorni prima della stipula dei contratti e capace di portare a casa commesse per 634 milioni di euro. Negli atti dell'inchiesta depositati, una parte della documentazione su Cai e la sua famiglia è coperta da omissis, forse quella relativa a vicende giudiziarie. Era però già noto che il cinese alla fine degli anni Novanta venne indagato per contrabbando in un caso di mancato o incompleto accertamento dell'oggetto del reato. Qualche anno dopo è, però, stato prosciolto. Dalle già citate mail di Solis risulta invece che anche «Marco» sarebbe stato destinatario di provvigioni, da dividere con il trader ecuadoriano. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/arcuri-addio-2650863033.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="arcuri-rischia-di-fondere-allilva-di-taranto" data-post-id="2650863033" data-published-at="1614772369" data-use-pagination="False"> Arcuri rischia di fondere all'Ilva di Taranto Nei palazzi romani cominciano a girare rumor di profonda instabilità per il numero uno di Invitalia. Ieri il Messaggero ha lanciato la prima stoccata. Un box di un migliaio di battute per paventare l'allontanamento di Domenico Arcuri dall'incarico che riveste da ben 14 anni. Il commendatore della Repubblica, secondo il quotidiano romano, potrebbe essere sostituito da Bernardo Mattarella, nipote del presidente e attuale numero uno di Mediocredito centrale. Arcuri è stato rinnovato lo scorso anno e dunque non è in scadenza. Se però il Tesoro dovesse avviare una moral suasion sarebbe altrettanto facile immaginare che a stretto giro di posta i consiglieri di Invitalia si troverebbero a rimettere l'incarico. Decadendo il cda, lo stesso manager pubblico dovrebbe lasciare l'incarico. Una sostituzione con un nome che evoca così da vicino il Colle, sarebbe mediaticamente complesso. Più facilmente c'è da attendere altre mosse di alleggerimento del ruolo arcuriano. Il primo test si svolgerà a Taranto, per la precisione all'ex Ilva. Il 26 gennaio, giorno dell'ultimo cdm del Conte bis, il Mef guidato da Roberto Gualtieri, aveva pronto il decreto per consentire a Invitalia il bonifico di 400 milioni ad Arcelormittal Italia. Sarebbe stato l'avvio della joint venture tra lo Stato e gli angloindiani e la messa in pratica di un accordo firmato oltre un anno fa, compreso di proroghe. Il bonifico avrebbe anche permesso la nomina di Arcuri a presidente della nuova società. Solo che né Giuseppe Conte né Gualtieri hanno licenziato il testo firmato. È, poi, venuta meno la stabilità e nonostante la fiducia, l'avvocato del popolo ha lasciato il passo a Roberto Fico per quattro giorni di inutili carotaggi politici. Da che Mario Draghi si è insediato sono già stati fatti tre consigli dei ministri. Ma il decreto per Invitalia è rimasto nel cassetto. E non sembra essere una dimenticanza. A capo del ministero dello Sviluppo economico è stato scelto Giancarlo Giorgetti, il quale segue in prima persona il futuro di Taranto. Lo scorso 18 febbraio ha convocato i sindacati e i commissari della parte in amministrazione. Tema della riunione, il futuro della struttura dopo che il Tar di Lecce ha deciso di spegnere l'area a caldo alla fine di marzo. Una data importante e definitiva, tanto definitiva che il ricorso dell'azienda per chiedere la sospensiva è stato bocciato. A quel punto Giorgetti ha incontrato il sindaco di Taranto e anche il governatore della Puglia. Ovviamente sul fronte decreto nessuna novità. A quanto risulta alla Verità sarebbe in arrivo un cambio di passo. Cioè una riscrittura parziale del decreto. Invitalia da partner potrebbe diventare una leva finanziaria. Sullo sfondo spicca infatti una partnership firmata tra Danieli, Saipem e Leonardo. «Le tre aziende propongono la fornitura congiunta di tecnologie e servizi volti a ridurre le emissioni di anidride carbonica del processo produttivo dell'acciaio per dare vita a un modello innovativo e sostenibile coerente con le attuali normative ambientali e con gli obiettivi nazionali e comunitari di riduzione delle emissioni di CO2 in linea anche con i target di riduzione stabiliti durante l'accordo di Parigi», recita la nota datata guarda caso il 18 febbraio, il giorno in cui Giorgetti incontrava gli stakeholder a Roma. In pratica, si tratterebbe di una tecnologia che prevede la sostituzione del processo produttivo convenzionale dell'acciaio, basato sugli altoforni, «con un nuovo processo che utilizzerà forni ad alimentazione elettrica ibrida integrati a impianti di riduzione diretta del minerale di ferro per mezzo di una miscela di metano e idrogeno per ottenere un acciaio green». Al di là dei dettagli non è difficile immaginare che lo schema sarebbe perfetto per l'ex Ilva e i 400 milioni sarebbero solo la prima goccia di carburante per avviare il progetto che, nel suo sviluppo, sarebbe poi finanziato tramite il Recovery plan in fase di scrittura. Senza dimenticare che l'azienda di Buttrio, con le premesse prima indicate e il know how degli altri due colossi, sarebbe felice di subentrare. Insomma, uno scenario ancora in via di definizione che ha tante incognite, ma che difficilmente prevederebbe un ruolo attivo di Arcuri. È l'erosione ai lati descritti dagli analisti politici. Un elemento aggiuntivo nella prassi di Draghi che si aggiunge alle decisioni brusche. A memoria non si ricordava di un manager a cui sia stata tagliata la testa (metaforicamente parlando) senza un nuovo incarico risarcitorio. La scelta di un nuovo commissario all'Emergenza è stata meditata, condivisa con il ministro Lorenzo Guerini, e poi fulminea. Oggi dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta in decreto con l'incarico al generale alpino Francesco Paolo Figliuolo. I dettagli saranno importanti per capire come e quanto velocemente sarà smantellata e sostituita la struttura creata da Arcuri.