2024-04-24
Antonio Staglianò: «Pure con una canzone di Sanremo si può fare della buona teologia»
Il presidente della Pontificia accademia che studia la natura di Dio: «I miei libri sulla musica pop non sono semplici schitarrate di un vescovo. L’inferno esiste, ma a decidere se andarci o meno siamo noi».Di primo acchito, potrebbe apparire bizzarro che un teologo avvezzo a confrontarsi con Sant’Agostino o Martin Heidegger, si soffermi su una canzone pop. Tuttavia, a monsignor Antonio Staglianò, nato a Isola di Capo Rizzuto nel giugno 1959, nominato da papa Bergoglio, il 6 agosto 2022, presidente della Pontificia accademia di teologia, autore di un trattato di 664 pagine, Il mistero del Dio vivente. Per una teologia dell’Assoluto trinitario (Edb, 1996), non è sfuggita la strofa di un brano di Marco Mengoni, vincitore a Sanremo 2013, L’essenziale: «Non accetterò / un altro errore di valutazione. / L’amore è in grado di celarsi dietro amabili parole / che ho pronunciato prima che / fossero vuote o stupide». E dà valore a Vuoto a perdere, scritta da Vasco Rossi e cantata da Noemi («Sono un’altra da me stessa / sono un vuoto a perdere…»), a Fatti avanti amore di Nek («Siamo fatti per amare, / nonostante noi»), a Gesù, di Renato Zero («Gesù / non ti somigliamo più»). Per avvicinarsi al cuore dei giovani, di questi testi ha spesso cantillato, con mitra e pastorale, alcuni versi in cattedrale a Noto (Siracusa). Della diocesi siciliana è stato vescovo, dal 2009 fino alla nomina alla Pontificia accademia. A breve, il teologo di punta del Vaticano, uscirà con un nuovo libro, Zibaldone della pop-theology (ed. Mimesis-Santocono), «un’opera complessa di oltre 1.000 pagine», spiega, «che raccoglie le riflessioni di ben 21 volumetti con i quali, negli anni, sono stati pensati metodo e contenuti della pop-theology. La prefazione è di Pierangelo Sequeri, uno dei più grandi teologi viventi». «Così tutti potranno verificare», precisa, «che la pop-theology non è la schitarrata di un vescovo, ma un’impresa culturale di alto profilo». Cos’è la pop theology?«La pop theology è il tentativo di comunicare con un linguaggio incarnato che utilizza i registri linguistici di arte e immaginazione, dunque poesia, letteratura, e anche musica pop. Per dirlo con Rosmini, è una forma di carità intellettuale».Le scienze fisico-matematiche vorrebbero trovare prove scientifiche della resurrezione. «Né la resurrezione di Gesù Cristo, né l’esistenza di Dio, possono essere “provate”, se per prove intendiamo le dimostrazioni sperimentali della scienza. Con un impianto scientista, la realtà diventa empiria, tecnica. Non si cerca più la civiltà dell’amore, ma della tecnica. Emanuele Severino dice che “il paradiso della tecnica sarà l’inferno degli umani”. Ora si pensa di esculturare il cristianesimo dalle nostre radici culturali. Ma dove vedi la prova?».Dove si può vedere?«Nei santi, eh sì, perché santi e martiri cristiani li devi assolutamente distinguere dai kamikaze islamici, perché anche i kamikaze islamici per la causa donano la vita, però spargendo la morte. Un esempio di martire moderno? Don Pino Puglisi (ucciso dalla mafia, a Palermo, il 15 settembre 1993, ndr). Per la scienza la prova è, semplicemente, l’esperimento in laboratorio, mi spiego? Non sono le resurrezioni virtuali che si stanno immaginando mediante l’intelligenza artificiale, ma è la beatitudine eterna, per chi sarà capace di spingere l’amore della vita fino a morire per l’altro, “ti amo da morire”…». La povertà potrebbe anche essere vista come un tramite e sarebbe pertanto da glorificare? «Non è così, perché il cristianesimo è nel mondo per togliere miseria, violenza, dolore e sofferenza. Esse non sono state volute da Dio quando ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, perché in Dio non ci sono». Chi ha subìto indicibili violenze, pensiamo ad Auschwitz, secondo il Vangelo, dovrebbe perdonare. «Non è un Vangelo sentimentalistico, aleatorio e romantico, no, è la grande rivoluzione della storia, perché l’amore cristiano perdona l’imperdonabile. È imperdonabile che esseri umani ne schiavizzino altri, eppure siamo chiamati ad amare anche loro, perché l’unica via per convertire il peccatore è che lui si senta amato e perdonato nel suo essere imperdonabile». Se ogni uomo, anziché possedere, volesse donare, il mondo cambierebbe volto.«Possedere le cose non dice nulla sulla qualità dell’essere umano, che splende nell’amore. Chi possiede le cose ha una grande possibilità, quella di diventare povero, non immiserendosi, ma condividendole con gli altri: lì viene fuori la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Il vero ricco è non chi ha le cose, ma chi, in libertà, le può donare». Lei ha detto: «Dio è solo amore, non fa violenza a nessuno, non castiga nessuno, non manda tsunami, malattie, dolori, perché da Dio puoi ricevere soltanto benedizione». Tuttavia la Chiesa cattolica prospetta purgatorio e inferno. «La questione misericordia-giustizia. Sappiamo che Dio è misericordioso, ma lo sanno anche Israele e i musulmani. Israele conosce la misericordia di Dio ma anche la sua ira. In Israele la giustizia di Dio è un limite della sua misericordia. Se la misericordia di Dio, che è infinita, lo fosse davvero, allora nessuno andrebbe all’inferno o al purgatorio. Dio è disponibile a darti la sua misericordia, ma ti devi convertire. Qual è problema?».Qual è?«Questo discorso non è più esatto se tu immagini che Dio sia come un distributore automatico. Non è vero che ti manda all’inferno o al purgatorio, ma sei tu a farlo. Invece di lasciarti illuminare, di riconoscere di essere peccatore e seguire i comandamenti, ti nascondi nel bunker». Chi non è cattolico può andare in paradiso?«In paradiso ci va chi ha dato da mangiare all’affamato, da bere all’assetato, vestito il nudo, di qualsiasi religione appartenga, perché tutti gli esseri umani hanno Cristo dentro di loro. Dovessero rifiutarlo per qualche motivo, possono andare in paradiso. Perché hanno amato e vissuto il cristianesimo, inconsapevolmente!». Chi sono i cristiani anonimi?«Ad esempio Gandhi, figura chiara di cristiano anonimo, perché ha praticato la non violenza che Gesù Cristo ha immesso nel mondo». Pertanto Gandhi, pur non essendo stato di religione cattolica, non è andato all’inferno?«Speriamo di no. Semmai all’inferno potrei andarci io, se sono più violento di Gandhi. Anche con mitra e pastorale (sorride, ndr)».L’anima soffre anche dopo la morte? Era il timore di Cesare Pavese che, tuttavia, si suicidò.«Tu puoi avere tutti i soldi di questo mondo, ma se percepisci che nessuno ti ama e tu non ami nessuno, rendi barbara la tua esistenza, avendo tutte le donne che vuoi, le vacanze che vuoi. Puoi andare a visitare Marte facendoti il viaggio aerospaziale alla fine, ma se la persona che ami non ti ama, arriva la depressione e riesci pure a impiccarti, mi spiego?». Che accade all’anima di questi ultimi?«Per chi vive questa vita di barbarie umana a qualsiasi livello, nel rifiuto di Dio, con consapevolezza e senza nessun rimorso, la luce dell’amore messo nella sua esistenza, a poco a poco finisce totalmente. Nel momento della morte, in un buco nero, attraverso un tunnel senza neppure un lucignolo fumigante, neppure Dio ti vede, perché Dio ti cerca anche nella tua morte, per salvarti, ma non rimane più nessuna luce». Questo è l’inferno?«Questo è l’inferno. L’inferno è desiderare il volto di Dio, ma non ti appare. Questa potremmo chiamarla sofferenza. Dobbiamo sperare per tutti che una situazione di oscurità totale in un essere umano non accada. Se dovesse accadere, il destino è l’inferno». E il purgatorio? «Dio è luce. Nel purgatorio puoi intravedere qualcosa. Ma vedi poco, chiedendoti: “È lui? Non è lui?”. Anche questa è sofferenza, ma una sofferenza che purifica, orientata al Paradiso. Questa metafora della luce potrebbe essere molto bella, per capire».In un dibattito con Pierluigi Odifreddi su fede e scienza, ha detto: «Non spiego il mistero. Sull’interpretazione di Gesù su Dio il dogma resta dogma ma, per analogia, posso ripensare il dogma stesso». «Dio si è fatto carne, questo è il dogma, qualcosa che eccede a ogni verificabilità scientifica. Benché superi le capacità della ragione umana di pensarlo, questo non vuol dire sia assurdo». Le osservazioni del telescopio spaziale James Webb aprono al «multiverso». «Come fa Dio a stare in un uomo? Quando una stella super-massiva muore, diventa qualcosa di così piccolo, una stella di Plank, dove non c’è spazio né tempo. Immaginiamo una pallina di ping-pong che contenga la massa e l’energia di milioni di masse solari, straordinario no?».E tornando al dogma?«Questa immagine non mi spiega il dogma, ma dovresti fare meno fatica a ritenere per vero che Dio si sia fatto carne in un uomo, Gesù, piuttosto che milioni di masse solari siano contenute in una pallina da ping-pong. Questa stella muore, in big bounce, riesplode in altre costellazioni, una resurrezione continua, morte e resurrezione…».Il cardinale Roberto Bellarmino, un intransigente dell’Inquisizione, è un santo della Chiesa. Pose Galileo nel dilemma tra abiura e rogo, Giordano Bruno fu arso vivo. Non ci vorrebbe un po’ di revisione?«Sì, certo. La revisione, però, andrebbe fatta con serietà storica ed epistemologica. Non per le vulgate dei giornali. Galileo aveva ragione soltanto in parte e la sua posizione era un po’ rigida. Bellarmino ha espresso una posizione equilibrata: quella di Galileo era un’ipotesi tra le altre. Su Giordano Bruno certamente erano tempi storici in cui molto cattolicesimo aveva di sicuro smarrito il cristianesimo». Spesso parla di Fabrizio De André. Qual è la sua canzone che preferisce? «Smisurata preghiera. Lui si rivolge a un’entità parentale, cui non crede, ma tenta lo stesso la preghiera. In questa preghiera chiede a Dio un’attenzione particolare ai poveri, agli scartati, agli immiseriti».
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Ll’Assemblea nazionale francese (Ansa)