2019-03-09
Antisemitismo, in Germania ritorna la paura
Atti di vandalismo e violenza contro gli ebrei hanno funestato la cronaca berlinese degli ultimi mesi. Episodi che sono solo la punta di un iceberg. Lo scorso anno sono stati 1.647 i crimini di matrice religiosa che hanno visto vittime membri della comunità israelitica.La libreria antiquaria Bücherhalle, nel centrale quartiere berlinese di Schöneberg, è una delle meglio fornite della capitale tedesca. Passandoci a fianco, nelle sue grandi vetrine è possibile rimirare le copertine dei libri esposti: romanzi storici, trattati di geopolitica, un intero riquadro dedicato alle religioni, libri in inglese e molto altro ancora fanno di questa libreria uno dei pochi spazi silenziosi dove sfogare l'ormai inflazionato stress metropolitano. Eppure, nella notte di venerdì 4 gennaio, un gruppo di teppisti ha pensato bene di distruggere una delle tre grandi vetrine del negozio, che esponeva ed espone tuttora dei libri particolari, tramite grossi petardi, con tutta probabilità rimasugli del Capodanno da poco passato. Nessun libro è stato rubato né alcun danno è stato causato all'interno dello spazio. La vetrina frantumata esponeva poco prima dell'accaduto alcuni libri dedicati alla religione ebraica e anche alla tragedia dell'Olocausto. Qualche giorno dopo il fatto, con la vetrina ancora in riparazione, è stato chiesto alla vecchia proprietaria, che assieme al marito gestisce la libreria, se non ritenesse che si fosse trattato di un atto di antisemitismo. L'anziana signora si è messa a ridere sonoramente, quasi volesse autoconvincersi che non fosse successo nulla, e ha anzi risposto che si è trattato di un mero atto di vandalismo, e non quindi di un gesto antiebraico. Ha aggiunto infine che nella vetrina erano per lo più visibili libri per ragazzi e di moto e non invece quelli sull'ebraismo con la stella di Davide in bella mostra. In ogni caso quello della vetrina distrutta non sarebbe il primo atto di antisemitismo verificatosi nella capitale tedesca. La posizione della libreria è alquanto particolare; si trova difatti nella centrale Haupstrasse, a pochi metri di distanza dal mitico numero 155, dove aveva vissuto per qualche anno David Bowie. Anche il quartiere di Schöneberg non è come gli altri: prima che gli ebrei venissero cacciati o uccisi dalla lucida follia nazista, era il quartiere con la più alta concentrazione ebraica a Berlino. Anche Albert Einstein ci visse negli anni in cui insegnò alla Humboldt Universität. Ora i tempi sono cambiati e le tracce della presenza ebraica a Schöneberg sono appena visibili. In realtà, dopo la fine dei regimi socialisti, molti ebrei dell'Europa orientale, invece che emigrare in Israele, avevano deciso di stanziarsi proprio a Berlino, anche per la sua fama di città libera ed anticonformista. Diversi sono gli episodi di antisemitismo che hanno funestato la cronaca berlinese degli ultimi mesi. Per esempio l'anno scorso, nel quartiere «di sinistra» e progressista di Prenzlauer Perg un giovanissimo siriano di 17 anni aveva preso letteralmente a cinghiate un altro giovane, che aveva avuto l'unica colpa di portare la kippah sulla testa. Lo stesso giovane oggetto dell'attacco aveva ripreso l'aggressore col suo cellulare, facendolo così arrestare. Il video fece il giro della Germania, aprendo così il dibattito sul ritorno dell'antisemitismo nel Paese. Un altro episodio di odio antiebraico si era verificato perfino in un prestigioso college privato. Un ragazzino quindicenne, figlio di un ebreo americano di New York che da tempo vive e lavora a Berlino, è stato vittima di attacchi verbali ed intimidazioni. Per mesi la direzione della scuola non aveva visto o aveva finto di non vedere, finché il ragazzo, esausto al punto da darsi malato, non aveva deciso di denunciare il tutto, sollevando un discreto scandalo sui media locali. I piccoli antisemiti in erba sono stati cacciati dal prestigioso istituto privato, mentre la giovane vittima ha deciso di andarsene e cercare un istituto dove l'omertà di studenti e professori non fosse la regola.Solo poco più di un mese fa, il 19 gennaio, un ragazzo che portava anch'egli la kippah era stato offeso pubblicamente da un uomo, che in ebraico gli aveva intimato di togliersela pena conseguenze peggiori. Il dettaglio interessante è che l'aggressione verbale era avvenuta verso le 20 di un sabato sera qualunque nella stazione ferroviaria di Nikolasee, che altro non è che la stazione precedente a quella di Wannsee. Quest'ultimo nome dovrebbe dirci qualcosa, visto che sempre in un freddo giorno di gennaio di 72 anni fa in quel quartiere borghese, adiacente all'omonimo lago, venne progettata in una villa la soluzione finale del problema ebraico. Sembra che i passanti pur presenti sul posto non abbiano affatto intimato all'aggressore di smetterla. Lo stesso uomo, che parlava ebraico, protagonista dell'ennesimo gesto di antisemitismo a Berlino, non è ancora stato individuato dalla polizia. In un report governativo uscito l'agosto scorso, gli episodi di antisemitismo acclarato a Berlino nella sola prima metà del 2018 erano stati 80, quasi il doppio rispetto a tutta la Baviera con invece 43 atti di violenza denunciati. Proprio qualche giorno fa, sempre il governo tedesco, rispondendo a un'interrogazione parlamentare, ha riportato che gli atti di antisemitismo nell'intera Germania denunciati alla polizia nel 2018 sono aumentati del 10% rispetto all'anno precedente. In totale si sono registrati 1.647 crimini, mentre l'anno prima si erano fermati a 1.504. Ovviamente non è stato preso in considerazione tutto quel sottobosco di intimidazioni verbali e pressioni psicologiche, come quello della scuola privata, che non sempre vengono denunciati. Non ci sarebbe infine da sorprendersi di scoprire come anche il caso della vetrina distrutta, descritto all'inizio, possa rientrare nelle statistiche di odio antiebraico per l'anno corrente.
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