
La Russia non ha intenzione di rinunciare alla propria influenza sull’Est della Libia. Pochi giorni fa, il maresciallo della Cirenaica ha ricevuto a Bengasi il viceministro della Difesa russo, Junus-bek Evkurov.
Secondo una nota delle forze del maresciallo della Cirenaica, quest’ultimo «ha dato il benvenuto alla delegazione in visita, sottolineando le relazioni amichevoli tra i due Paesi e l'importanza del loro sviluppo in campo militare ed economico». Dal canto suo, il viceministro russo «ha sottolineato il contributo della Russia allo sviluppo delle capacità delle Forze armate arabe libiche nei settori dell'addestramento e dell'aumento dell'efficienza, evidenziando la cooperazione congiunta nella lotta al terrorismo e all'estremismo».
Secondo Agenzia Nova, si è trattato della quinta visita di Evkurov nel Paese nordafricano. In particolare, al suo arrivo, il viceministro russo è stato accolto da alti funzionari del governo libico dell’Est, che è rivale dell’esecutivo insediato a Tripoli. Vale a tal proposito la pena di ricordare che, a inizio maggio, il figlio di Haftar, Khaled, si era recato a Mosca, per incontrare il viceministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov. Ebbene, nonostante le passate smentite dello stesso Haftar, non è affatto escluso che il Cremlino stia conducendo delle trattative per realizzare una propria base militare nella parte orientale della Libia. Non è d’altronde un mistero che il generale della Cirenaica intrattenga stretti legami con la Russia: fino all’anno scorso, era infatti spalleggiato dai mercenari del Wagner Group. Un Wagner Group che è stato poi inglobato in quegli Africa Corps che, secondo l’intelligence britannica, Vladimir Putin avrebbe recentemente schierato in Ucraina.
Il viaggio di Evkurov certifica che Mosca sta ulteriormente rafforzando la propria presa sull’Est libico: un’area strategica per il Cremlino che, negli ultimi due anni, ha esteso la sua influenza politico-militare su ampi settori del Sahel. Mali, Burkina Faso e Niger sono ormai stabilmente entrati nell’orbita russa: tre Paesi, questi, che – a settembre dell’anno scorso – hanno anche siglato un patto di sicurezza, infliggendo così un duro schiaffo tanto al G5 Sahel quanto alla Francia. Senza poi dimenticare il recente ritiro dal Niger dei soldati americani. Quello stesso Niger che, come se non bastasse, sta trattando con l’Iran per la vendita di trecento tonnellate di uranio. Guarda caso, proprio l’Iran è uno dei principali alleati mediorientali di Mosca.
Tutto questo dimostra come le dinamiche del Nord Africa si stiano progressivamente intersecando con quelle della crisi di Gaza. Una ragione in più per rafforzare il fianco meridionale della Nato prima che sia troppo tardi. Mosca e Teheran potrebbero infatti approfittare della loro influenza sull’Est libico e sul Sahel per mettere militarmente sotto pressione l’Alleanza atlantica. Uno scenario, questo, che sarebbe meglio scongiurare.






