2022-08-05
Amnesty: Kiev usa i civili come scudi umani
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Durissima accusa dell’organizzazione umanitaria a Volodymyr Zelensky: «Basi militari anche in scuole e ospedali. Li hanno resi bersagli di attacchi che hanno ucciso persone inermi». La replica: «Propaganda per i russi». «I soldati stavano asserragliati in una casa accanto alla nostra e mio figlio andava spesso da loro a portare del cibo». La madre lo supplicava di stare lontano, aveva paura per lui, ma l’attacco russo è stato fatale: «È morto subito, il suo corpo è stato fatto a pezzi e la nostra casa semidistrutta». Così un ucraino di 50 anni è stato ucciso il 10 giugno in un villaggio a sud di Mykolaiv. In una città del Donbass, il 6 maggio, le forze di Vladimir Putin hanno colpito con le bombe a grappolo un quartiere di case a un piano o due dove era in funzione l’artiglieria ucraina. E est di Odessa i soldati usano aree civili per alloggiare e fare addestramento, tra cui due scuole situate in zone densamente popolate; tra aprile e giugno gli attacchi russi contro le scuole della zona hanno causato diversi morti e feriti. I tre episodi sono contenuti in un dossier di Amnesty International che rivela una tattica difensiva in uso agli eserciti, anche a quello di Kiev: collocare basi e armamenti nei centri abitati, talvolta anche dentro istituti scolastici, campus universitari, ospedali. E di conseguenza utilizzare i civili come scudi umani per poi suscitare la solidarietà del mondo davanti a scene strazianti dopo i bombardamenti. È la strategia Gaza, funziona sempre. L’accusa è circostanziata e politicamente scorretta davanti a una narrazione occidentale a senso unico, ma non può sorprendere; dai tempi della guerra di Troia anche i buoni ammazzano. Sennò perderebbero e sarebbero automaticamente cattivi. Una notizia che potrà sconvolgere i conduttori dei talk show italiani (più avvezzi ai fumetti tipo Classici Audacia che ai libri di storia) ma non sposta di un millimetro la faccenda: quanto a orrori, le guerre sono democratiche. La ricerca è approfondita, avvalorata da decine di testimonianze, concretizzata tra aprile e luglio nelle zone di Karkhiv, Mycholaiv e nel Donbass. Una copia è stata inoltrata al governo di Volodymyr Zelensky con questa chiosa: «Nel tentativo di respingere l’invasione russa iniziata a febbraio, le forze ucraine hanno messo in pericolo la popolazione civile collocando basi e usando armamenti all’interno di centri abitati, scuole e ospedali. Queste tattiche violano il diritto internazionale umanitario perché trasformano obiettivi civili in obiettivi militari. Gli attacchi russi che sono seguiti hanno ucciso civili e distrutto infrastrutture civili». A Kiev l’accusa è stata accolta malissimo e la sezione ucraina dell’associazione ha dovuto prendere le distanze dalla casa madre.Altri esempi. Il 28 giugno a Karkhiv un bambino e un’anziana sono stati uccisi nella loro abitazione, colpita da un razzo. A pochi metri c’era una batteria antiaerea. A Bakhmut, il 21 maggio, un attacco delle forze russe ha colpito un edificio universitario usato come base militare dalle forze ucraine uccidendo sette soldati. «Non capisco il motivo per cui i nostri soldati sparano dalle città e non dai campi», è la testimonianza di Mykola, che vive in un palazzo di Lysychansk più volte centrato dagli attacchi russi. «C’è attività militare qui nel quartiere. Quando c’è fuoco in uscita, subito dopo c’è fuoco in entrata». Sopravvissuti e testimoni degli attacchi russi nelle regioni monitorate hanno riferito ai ricercatori che «l’esercito ucraino era operativo nei pressi delle loro abitazioni e che in questo modo ha esposto la popolazione civile alle rappresaglie dell’esercito di Mosca».Il dossier smonta il war marketing occidentale, la narrazione infantile della guerra buona e della guerra infame. Ferme restando le responsabilità politiche e internazionali degli aggressori russi, non esiste conflitto in cui un contendente usi le regole del poker e l’altro quelle degli scacchi. E lo Zelensky in posa per Vogue è lo stesso che piazza le artiglierie di fianco ai supermercati. Amnesty International sottoscrive una condanna bipartisan: «La tattica delle forze ucraine di collocare obiettivi militari all’interno dei centri abitati non giustifica in alcun modo attacchi indiscriminati da parte russa. Tutte le parti in conflitto devono sempre distinguere tra obiettivi militari e obiettivi civili e prendere tutte le precauzioni possibili, anche nella scelta delle armi da usare, per ridurre al minimo i danni ai civili. Gli attacchi indiscriminati che uccidono o feriscono civili o danneggiano obiettivi civili sono crimini di guerra».Dopo la pubblicazione della ricerca, la segretaria generale di Amnesty, Agnès Callamard, ha chiesto al governo ucraino di assicurare l’allontanamento delle sue forze dai centri abitati o «di evacuare le popolazioni civili dalle zone di operazione. Non si possono utilizzare gli ospedali per attività belliche». La risposta, affidata al consigliere di Zelensky, Mychajlo Podolyak, non si è fatta attendere: «L’unica cosa che rappresenta una minaccia per gli ucraini è l’esercito russo di carnefici e stupratori che viene qui a commettere un genocidio. La vita delle persone è la priorità dell’Ucraina, ecco perché stiamo evacuando i residenti delle città che si trovano in prima linea». Infine una stilettata al veleno: «È un peccato che un’organizzazione come Amnesty stia partecipando alla campagna di disinformazione messa in atto dalla Russia per interrompere la fornitura di armi». Un classico della guerra asimmetrica: se non mi piace è propaganda.
Il Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Monza il 3 settembre 1950 (Getty Images)
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