2024-11-15
Amazon e il mercato del calcolo sul cloud
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L'unità di calcolo sul cloud di Amazon ha comunicato martedì che offrirà gratuitamente la potenza dei suoi computer a tutti i ricercatori, in particolare a quelli interessati ad impiegare i suoi chip personalizzati per l'intelligenza artificiale.L'iniziativa va letta nell'ottica del tentativo di contrastare la popolarità del costruttore di chip per l'IA Nvidia, suo principale competitor. Amazon Web Service (AWS) mette a disposizione i sui cloud data center, valutati 110 milioni di dollari, a quei ricercatori che desiderano provare Trainium, il chip impiegato per sviluppare modelli di intelligenza artificiale. Analoga iniziativa è stata lanciata da Advanced Micro Device (AMD) e da Alphabet, che hanno aperto, ciascuna separatamente, una nuova divisione per il calcolo sul cloud.AWS ha riferito che al programma parteciperanno anche i ricercatori dell'Università Carnegie Mellon e quelli dell'Università californiana di Barkley.La società prevede di mettere a disposizione del programma 40.000 chip di prima generazione Trainium.Il progetto arriva nel momento in cui AWS, la principale società di calcolo sul cloud in termini di vendite, ha ingaggiato una dura sfida con Microsoft, che ha deciso di confrontarsi nello stesso mercato mentre i suoi sviluppatori di software cercano di sfruttare nuovi modelli di chip per l'IA.Per programmare i chip di Nvidia molti sviluppatori di IA, anziché scrivere linee di codice direttamente sul semiconduttore, impiegano quello che chiamano Cuda, il software di punta di Nvidia. Si tratta di un ambiente di sviluppo software attraverso il quale si possono ottenere applicazioni in grado di svolgere calcolo parallelo sui processori per creare immagini (GPU) e sulle schede video Nvida. AWS prevede invece di pubblicare la documentazione sulla parte più importante del suo chip, la cosiddetta architettura del set di istruzioni, e lasciare che i clienti programmino direttamente sul chip.Quest'approccio intenderebbe attirare una nuova clientela interessata ad apportare modifiche, che potrebbe sommarsi agli ingenti guadagni che si ottengono offrendo sul mercato una potenza di calcolo di decine di migliaia di chip alla volta.Il cliente tipo di AWS è quello che magari è agli inizi della sua attività, e che intende aumentare enormemente le prestazioni di calcolo, riducendo i costi.L'andamento crescente del valore delle azioni di Alphabet, la società di riferimento di Google Cloud, in particolare nel terzo trimestre, sono di buon auspicio per i principali operatori di mercato, Microsoft e Amazon, evidenziando come il business della potenza di calcolo assistita dall'IA sia in continua crescita.Il titolo di Alphabet è infatti cresciuto del 5.5% dopo che Google Cloud ha fatto registrare un aumento dei ricavi del 35%, contro un 29% atteso.
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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