2022-01-30
Amato eletto capo della Consulta. Si ricompone il puzzle tecnocratico
Alla Corte arriva Filippo Patroni Griffi. Il dottor Sottile: «Il nostro compito? Seguire la scienza».Non solo Sergio Mattarella: anche sulla scacchiera del deep State tornano al loro posto tutte le pedine.Ieri, la Corte costituzionale ha eletto il suo nuovo presidente, che succede a Giancarlo Coraggio: si tratta di Giuliano Amato, 83 anni, attuale numero due della stessa Consulta, già - citiamo in ordine sparso - presidente del Consiglio (protagonista del famigerato prelievo forzoso notturno sui conti degli italiani), già vicepresidente del Consiglio, già ministro dell’Interno, del Tesoro, delle Riforme, già presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, già deputato, già senatore. Il dottor Sottile, che è stato pure tra i papabili successori di Mattarella al Colle, corona così il suo mandato da giudice costituzionale, conferitogli da Giorgio Napolitano nel settembre 2013. Essendo prossimo alla scadenza del novennio, la sua presidenza durerà all’incirca otto mesi. Tutto come previsto: era l’ultima mossa necessaria a comporre un arzigogolato puzzle tecnocratico. Prima, c’era stata l’uscita da Palazzo Spada di Filippo Patroni Griffi, indagato ad aprile scorso dalla Procura di Roma ma archiviato a settembre, quindi nominato a metà dicembre, per volere dei magistrati del Consiglio di Stato, di cui era il vertice, giudice della Corte costituzionale. Poi, è arrivata la sua sostituzione con Franco Frattini. Il quale, forse prevedendo di potersi piazzare tra i «quirinabili» in quota centrodestra, come primo atto da nuovo presidente eletto del Consiglio di Stato - si è insediato giusto ieri, nel giorno del giuramento alla Consulta di Patroni Griffi - aveva mandato un segnale di fumo allo schieramento opposto. Con un decreto monocratico, aveva infatti sospeso l’ordinanza con la quale il Tar del Lazio liquidava il protocollo Speranza su «paracetamolo e vigile attesa». Nell’allucinante corsa al Colle più alto, tuttavia, la sua candidatura è stata silurata quasi subito: galeotto fu un articolo, vergato nel 2018 su Formiche e considerato troppo filorusso. Sposti di qua, metti di là, alla fine il cerchio si chiude: ieri, il mosaico è stato appunto ultimato con l’incoronazione di Amato. Costui, in conferenza stampa, ha immediatamente fatto capire sotto quale ombrello ideologico si apre la sua era alla Consulta: «La giurisprudenza della Corte costituzionale, nelle materie in cui la scienza ha un peso, è di ascoltare le ragioni della scienza. Come è stato fatto nel caso della fecondazione assistita». Dunque, una netta opzione progressista sulle questioni etiche (non che, dopo la sentenza Cappato, ci fosse bisogno di ulteriori sterzate in senso radicale...), ma, evidentemente, altresì un messaggio a chi ancora sperava di trovare, nel principale organismo di garanzia, una tutela dalla devastazione delle libertà e dei diritti, perpetrata nel nome dell’emergenza. Il cosiddetto establishment ha ormai riassorbito lo choc degli anni di coesistenza con le forze antisistema. E, disinnescate le mine «populiste», ha ripreso in mano il timone. Possibilmente, per non mollarlo mai più.