2022-06-15
Un altro putiniano per la lista: si chiama Francesco e fa il papa
Il Pontefice rivela: un capo di Stato mi mise in guardia a fine ’21 sulla Nato che avrebbe contribuito al conflitto. Poi dice: «Non ci sono buoni e cattivi assoluti. Questo non vuol dire stare con Mosca». Sarà schedato pure lui?Devo segnalare il nome di un altro pericoloso putiniano con cui integrare la lista compilata dal Dipartimento della sicurezza nazionale e diffusa con tanto di foto segnaletiche qualche giorno fa dal Corriere della Sera. Ai nove temibili editorialisti e influencer indicati dal quotidiano di via Solferino va infatti aggiunto Jorge Mario Bergoglio, meglio noto come papa Francesco. Il Pontefice ha incontrato i direttori delle riviste della Compagnia di Gesù e con loro ha avuto una lunga conversazione, sintetizzata da Civiltà Cattolica e pubblicata ieri dalla Stampa. Settimane fa, il vicario di Cristo si era già esposto con una frase che a molti era parsa un’accusa nei confronti dell’Alleanza atlantica e più in generale degli Stati Uniti. Dopo aver espresso solidarietà al popolo ucraino e condannato l’invasione russa, chiedendo di far tacere i cannoni, a Bergoglio era sfuggita una frase con cui non giustificava l’«operazione militare speciale», ma lasciava intendere che «l’abbaiare alle porte della Russia forse aveva facilitato l’ira» di Putin. Già questo avrebbe dovuto far sobbalzare gli estensori del rapporto sui putiniani d’Italia, ma quello che stiamo per raccontarvi fa entrare diritto il Papa nella relazione sulle persone da tenere d’occhio perché troppo vicine al Cremlino.Che dice dunque il Pontefice? Leggere per credere. Alla domanda formulata da un giornalista della Compagnia di Gesù su come si possa contribuire alla pace, Bergoglio ha risposto che «dobbiamo allontanarci dal normale schema di Cappuccetto rosso: Cappuccetto rosso era buona e il lupo era il cattivo. Qui non ci sono buoni e cattivi metafisici, in modo astratto. Sta emergendo qualcosa di globale, con elementi che sono molto intrecciati tra loro». Già da queste parole si capisce dove Francesco voglia andare a parare, perché il discorso non separa i buoni dai cattivi, ma tende a sostenere che anche chi si presenta dalla parte giusta, forse non ha la coscienza immacolata. Ancor più chiaro è il resto del discorso, in cui il Papa racconta un’esperienza diretta, ossia un colloquio con un capo di Stato che egli definisce per ben due volte molto saggio. L’incontro sarebbe avvenuto mesi fa e questo politico, di cui Bergoglio non ha fatto il nome pur descrivendolo come un uomo che parla poco, gli avrebbe rivelato di essere molto preoccupato per come si stesse muovendo la Nato. «Gli ho chiesto perché», racconta ancora Francesco «ed egli mi ha risposto: “Stanno abbaiando alle porte della Russia. E non capiscono che i russi sono imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro”. Ha concluso: “La situazione potrebbe portare alla guerra”. Questa la sua opinione. Il 24 febbraio è cominciata la guerra».Insomma, pur criticando la brutalità e la ferocia dei russi e dei mercenari schierati da Putin, definendo tutto ciò che sta avvenendo mostruoso, il Papa sostiene che «non vediamo l’intero dramma che si sta svolgendo dietro questa guerra, che (testuale, ndr) è stata in qualche modo o provocata o non impedita. E registro l’interesse di testare e vendere armi. È molto triste, ma in fondo è proprio questo a essere in gioco». Ora, dimenticate per un attimo che a parlare sia il vicario di Cristo e sovrapponete le parole di Alessandro Orsini, il professore accusato sulle pagine del Corriere di essere uno degli appartenenti alla rete complessa e articolata dei putiniani d’Italia. C’è molta differenza tra ciò che dice Bergoglio e ciò che sostiene il professore? A me non pare. E forse non pare neppure allo stesso Pontefice, il quale con grande furbizia si è sentito in dovere di smarcarsi, proprio per evitare di finire dritto nelle liste di proscrizione del Corriere: «Qualcuno può dirmi a questo punto: ma lei è a favore di Putin! No, non lo sono. Sarebbe semplicistico ed errato affermare una cosa del genere. Sono semplicemente contrario a ridurre la complessità alla distinzione fra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto più complessi. Mentre vediamo la ferocia, la crudeltà delle truppe russe, non dobbiamo dimenticare i problemi per provare a risolverli». Insomma, anche il meno scafato dei lettori capisce che cosa il Papa intenda con questo discorso. Putin è l’aggressore e l’Ucraina la vittima, ma le radici di ciò che sta accadendo affondano in ciò che è avvenuto nel passato e nei molti interessi che ruotano intorno a una guerra e che sono più difficili da individuare rispetto a chi sia l’invasore e chi l’invaso. Bergoglio non è Petrocelli, il grillino rimosso dalla carica di presidente della commissione Esteri perché ritenuto troppo vicino a Putin, però un po’ Orsini lo è. E oltre a questo, è anche un po’ più esperto della vita, tanto da avvertire che l’entusiasmo di aiutare dopo un po’ di mesi passa e le cose si raffreddano. E allora, si chiede: che ne sarà di quelle donne ucraine fuggite dalla guerra? Chi se ne prenderà cura? Infine, conclude: gli avvoltoi stanno già girando. In altre parole: il Papa semina dubbi sulla guerra giusta. E se non è un putiniano da «attenzionare» dal Dipartimento della sicurezza, e da iscrivere nella famosa lista del Corriere, per lo meno è putiniano ad honorem.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)