2025-08-05
Almasri, Giorgia archiviata accusa le toghe
Almasri (Ansa/Fawaselmedia)
I giudici «salvano» il premier e chiedono il processo per Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano. Lei replica: «È assurdo, ho condiviso le loro scelte». E il governo approva un disegno di legge che permette di contrastare gli scafisti anche oltre le acque territoriali.Mentre il caso del generale libico Almasri torna a scuotere la politica, il consiglio dei ministri si prepara a regolamentare il confine invisibile delle acque territoriali. E lo fa con un ddl che ha l’aspetto di un atto di ordinaria amministrazione ma in realtà centra un obiettivo strategico: disciplinare le 12 miglia nautiche della «Zona contigua», che si estendono, stando alle norme internazionali, fino a un massimo di 24, per permettere alle autorità di controllare, prevenire ma anche, entro certi limiti, reprimere. Immigrazione clandestina compresa. Un’arma in più, da inscrivere nella complessa definizione di un equilibrio di poteri tra giudiziario e politico-legislativo: equilibrio che vede nella gestione dei fenomeni migratori una delle sporgenze più acute sia in Italia sia in Europa. Il primo comma dell’articolo 3 della bozza, sia pure tecnico, è chiaro: «La zona contigua si estende per un limite massimo di 24 miglia marine dalla linea di base della costa, dalla quale si misura la larghezza del mare territoriale». In parole povere: oltre le 12 miglia del mare italiano e fino a 24 miglia l’Italia vuole esercitare un controllo rafforzato. Dove, pur non essendoci una sovranità piena, come nelle acque territoriali, si gioca un’altra partita: quella del diritto internazionale, con le sue convenzioni e le sue clausole di salvaguardia. Il cuore della norma è tutto qui: costruire un cuscinetto legale nel quale poter intervenire, ma senza sconfinare nelle acque altrui. Il comma 2 prevede che, quando l’estensione della zona contigua «crea fenomeni di sovrapposizione» con altri Stati, ci si dovrà sedere a un tavolo e firmare accordi. Si procede per via diplomatica. «Fino alla data di entrata in vigore di tali accordi», si legge, «i limiti esterni della zona contigua sono stabiliti in modo da non compromettere od ostacolare l’accordo finale». L’articolo 1 entra subito in tema. Stabilisce che l’Italia, in quella zona intermedia tra il mare territoriale e le acque internazionali, «possa esercitare i diritti attribuiti dalle norme internazionali vigenti». Quelli per «prevenire le violazioni delle proprie leggi e regolamenti doganali, fiscali, sanitari e di immigrazione». Ma anche «assicurare la tutela del patrimonio culturale subacqueo». E soprattutto: «Punire le violazioni» di leggi e regolamenti italiani commesse nel territorio nazionale, nelle acque interne o nel mare territoriale. Le autorità italiane potranno fermare un’imbarcazione sospetta, anche di trafficare esseri umani, chiedere conto e intervenire. Ora i barconi potranno finire sotto controllo già prima di fare ingresso nelle acque italiane. L’articolo 5 del primo comma, invece, prevede che «l’istituzione della zona contigua» non comprometta «l’esercizio delle libertà di navigazione, di sorvolo, di posa in opera di condotte e di cavi sottomarini, secondo quanto previsto dal diritto internazionale generale e pattizio e dagli altri diritti previsti dall’ordinamento giuridico internazionale». Un’azione in linea con altri Paesi: Marocco, Malta, Francia ed Egitto hanno già istituito in passato le loro «Zone contigue», seguendo le orme della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (adottata nel 1982 ed entrata in vigore nel 1994, è il principale trattato internazionale che regola l’uso delle risorse marine). In ogni caso, la Convenzione prevede meccanismi di risoluzione delle controversie, sulle quali è competente il Tribunale internazionale per il Diritto del mare. Il riferimento legale è l’articolo 33: un piccolo paragrafo che consente agli Stati di esercitare un «controllo necessario» su una zona contigua per scopi specifici. In quella fascia di mare, tra le 12 e le 24 miglia, quindi, lo Stato potrà fare da ispettore e da sentinella. L’arresto di un trafficante, la confisca di una nave o l’imposizione di regole unilaterali sono azioni che, però, se operate in Zona contigua, dovranno passare il vaglio delle convenzioni internazionali. Eppure è proprio lì che si gioca una partita cruciale. Perché è lì che spesso passano i barconi, che si muovono gli scafisti, che si attivano i «taxi del mare». All’istituzione della Zona si provvede con decreto del presidente della Repubblica. Prima però il consiglio dei ministri, su proposta del presidente o del ministro delegato per le politiche del mare (di concerto con quelli di Esteri, Difesa, Interno, Salute e Trasporti), dovrà deliberare. L’atto verrà poi notificato agli Stati il cui territorio è adiacente a quello italiano. Nelle sale operative delle forze dell’ordine si studiano già le nuove regole e si attendono le direttive operative. Si prepara una nuova stagione di caccia in mare aperto. Con la differenza che, stavolta, il terreno di gioco non sarà più soltanto territoriale ma «contiguo». Ieri sera, nel frattempo, il Tribunale dei ministri ha notificato le sue conclusioni sul «caso Almasri», chiedendo l’archiviazione per il premier Giorgia Meloni e invece il processo per i ministri Piantedosi e Nordio e per il sottosegretario Mantovano. Nel provvedimento, ha commentato la Meloni, «si sostiene che io “non sia stata preventivamente informata e (non) abbia condiviso la decisione assunta”: e in tal modo non avrei rafforzato “il programma criminoso”. Si sostiene pertanto che due autorevoli ministri e il sottosegretario da me delegato all’intelligence abbiano agito su una vicenda così seria senza aver condiviso con me le decisioni assunte. È una tesi palesemente assurda». Il capo del governo ha quindi rivendicato la decisione di espellere il libico ricercato dalla Corte penale internazionale: «A differenza di qualche mio predecessore, che ha preso le distanze da un suo ministro in situazioni similari, rivendico che questo governo agisce in modo coeso sotto la mia guida: ogni scelta, soprattutto così importante, è concordata. È quindi assurdo chiedere che vadano a giudizio Piantedosi, Nordio e Mantovano, e non anche io, prima di loro. Nel merito ribadisco la correttezza dell’operato dell’intero esecutivo, che ha avuto come sola bussola la tutela della sicurezza degli italiani».
(Totaleu)
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