
Il direttore dei sistemi informativi dell'Ente: «La segreteria di Boeri ha richiesto di accedere alle posizioni di diverse figure apicali». Tra queste la dg Gabriella Di Michele, Fabio Vitale e Mauro Nori, uno dei papabili al dopo bocconiano.Il lungo autunno di Tito Boeri dentro all'Inps è avvelenato da sospetti e dossier e adesso il presidente uscente dell'istituto previdenziale rischia una denuncia alla Procura della Repubblica di Roma per accesso abusivo a sistema informatico, reato previsto dall'articolo 615 ter del codice penale. Un finale che sarebbe davvero inglorioso per colui che è stato per quattro anni l'«uomo solo al comando» dell'ente di via Ciro il Grande. Veniamo ai fatti. L'Inps ha avviato un'indagine interna su denuncia dell'ex direttore generale Mauro Nori, attuale consigliere giuridico del ministro dell'Economia e delle Finanze Giovanni Tria e possibile successore alla presidenza dell'Inps. L'ex dg ha denunciato di essere stato sottoposto a controlli indebiti, come già anticipato da questo giornale, e il medesimo trattamento sarebbe stato riservato anche ad altri dirigenti considerati invisi a Boeri, come la direttrice generale Gabriella Di Michele e il direttore regionale del Lazio Fabio Vitale, il quale sospetta di essersi inimicato i vertici quando era direttore della Vigilanza e indagò sui presunti conflitti d'interesse di un altro ex dg e dello stesso presidente Boeri e sui mancati versamenti di aziende per cui i due avevano lavorato. Il 9 gennaio il direttore centrale organizzazione e sistemi informativi Vincenzo Damato ha inviato una mail «riservata» a Luciano Busacca, direttore centrale della Segreteria unica tecnica normativa avente come oggetto «Sicurezza e protezione dei dati personali. Verifica accessi alle banche dati dell'Inps». Un tema indicato come «sensibile». Busacca, il destinatario della missiva, è il fedelissimo ex segretario di Boeri, nominato dal presidente direttore centrale della Segretaria unica (incarico confezionato ad hoc), in pratica l'alter ego del dg.Damato ha scritto al collega: «È pervenuta alla scrivente Direzione centrale, da parte del dottor Mauro Nori, la formale richiesta di verificare, ai sensi della normativa in materia di protezione dei dati, se nel corso dei mesi di novembre e dicembre dello scorso anno sono stati eseguiti accessi non autorizzati riferiti alla sua posizione previdenziale. Dalle doverose conseguenti verifiche è emerso che una funzionaria in servizio presso la Direzione centrale Segreteria unica tecnica normativa ha effettuato, in data 12 novembre 2018, tali accessi. Chiedo per tanto di accertare per quali finalità siano stati eseguiti gli accessi effettuati e risultanti dal prospetto allegato. Considerato che la normativa impone dei termini perentori per la risposta all'interessato e visto l'articolo 615 ter codice penale, resto in attesa di un cortese urgente riscontro». Un accesso abusivo sarebbe stato effettuato anche dalla postazione di Ferdinando Montaldi, vicario della Direzione centrale Entrate recupero crediti. Per questo Damato ha scritto alla capa di Montaldi, la direttrice centrale Maria Sandra Petrotta per avere informazioni.Damato, contattato dalla Verità, ammette che gli accessi sottoposti a verifica, anche se autorizzati dal vertice, sarebbero abusivi: «Penso di sì. Io ho fatto richieste ai capi delle strutture d'appartenenza per ricevere chiarimenti. Bisogna vedere se l'organo superiore ha competenza a richiedere quel tipo di accertamenti, perché noi siamo in un Paese dove fortunatamente vige il principio di legalità. L'ordine deve essere legittimo, noi custodiamo le banche dati per le finalità che la legge ci attribuisce». Damato con noi fa un esempio molto chiaro: «Se io ho in archivio una denuncia dei contributi, la devo visionare per verificare i contributi; la questione specifica di cui stiamo parlando è un po' diversa perché qui non si voleva verificare la correttezza dei contributi, ma si voleva verificare qualcos'altro. Questa verifica, eventualmente, spetta all'istituto o alla magistratura? Le posso dire che l'ufficio Entrate (quello di Montaldi, ndr) può fare un accesso sulle posizioni contributive, ma non per altro. Un dirigente o un funzionario non può entrare per verificare quanti figli ho o se negli anni passati ho lavorato a Gorizia o a Bergamo; lo può fare se c'è una questione di contributi della colf da esaminare, se non è una questione di contributi l'accesso non lo può fare, non ci sono dubbi su questo». Damato durante la conversazione ribadisce il concetto principale: «In questo caso non si voleva verificare se il soggetto (Nori, ndr) avesse versato i contributi, si voleva verificare qualcosa altro e questo non rientra nelle competenze della Direzione centrale Entrate». Il possibile riferimento è al passato lavorativo di Nori, che nel 1992, mentre lavorava per una multinazionale americana, vinse brillantemente il concorso per dirigente dell'Inps dopo essere stato consigliere delegato di aziende private (ovvero presso la Caffè Buscaglione spa, che possedeva al 50 per cento, e presso due srl di servizi che collaboravano con società di primissimo piano) per almeno cinque anni, come richiesto in modo vincolante dal bando.Il suo curriculum era già stato scandagliato in due occasioni in passato, ogni volta che Nori stava per avere un avanzamento di carriera, e la pratica era stata sempre archiviata con il beneplacito del direttore generale, del capo del personale e dell'Avvocatura dell'Inps che avevano ritenuto quelle esperienza assai formative, anche perché il bando voluto dall'allora dg Gianni Biglia era stato costruito per attirare all'Inps figure professionali variegate. Adesso la questione sembra tornata di moda e potrebbe, forse non casualmente, interessare la corsa alla presidenza dell'Inps. Infatti Nori è uno dei nomi accreditati per la poltrona, anche grazie a un profilo tecnico non facilmente inquadrabile politicamente: già vicepresidente di Equitalia, nel 2016 è stato nominato consigliere della Corte dei Conti da un governo di centro-sinistra, dopo essere stato scelto, nel 2009, come dg dell'Inps da un esecutivo di centro-destra. Per il direttore Damato siamo di fronte a «una situazione molto antipatica» e chi accerterà gli accessi abusivi (cioè lui) dovrà presentare la denuncia in Procura. Gli autori hanno riferito chi abbia ordinato tali accessi? «Sì. L'hanno fatto» ammette Damato. E sembra che il nome citato sia stato quello di Boeri. Il dirigente prova a svicolare: «Questo l'ha affermato lei, io non le posso dire niente (ride, ndr)» sostiene. Ma, poi, indirettamente suffraga la notizia con questo ragionamento: «Ci può essere anche un giudice che ritenga che il presidente fa effettuare questo tipo di accertamenti, viceversa posso trovare un altro giudice che dice che non si possono proprio richiedere. Un altro ancora potrà dirmi che si possono fare, ma rivolgendosi a una struttura competente come l'ispettorato dell'Inps e non alla propria segretaria (come sarebbe, più o meno, avvenuto in questo caso, ndr)».Se fossero confermate le accuse contro Boeri ovviamente scatterebbe una denuncia penale anche nei suoi confronti.Tra i soggetti «attenzionati» con accessi abusivi ci sarebbero anche altri dirigenti apicali dell'Inps e anche su questi casi starebbe indagando Damato. Il direttore del Lazio Vitale circa un mese fa aveva denunciato in una lettera indirizzata alla dg Di Michele «un'attività di dossieraggio di matrice interna».L'attuale vertice avrebbe piazzato un'altra tagliola sulla strada dell'ex dg Nori, mettendolo sotto accusa per la questione del Tfs (trattamento di fine servizio) degli avvocati dell'ente.Dal 1982, in base alla legge, gli organi dell'Inps e dell'Inail inseriscono nel computo di questo trattamento anche la quota degli onorari pagati ai medesimi professionisti.Nel 2010 una sentenza della Suprema corte di Cassazione, però, ha stabilito che nel conto debba andare solo lo stipendio tabellare.Con una decisione improvvisa, a settembre del 2018, Boeri si è adeguato all'indicazione del Palazzaccio e ha bloccato il pagamento del Tfs degli avvocati dell'Inps e ha provveduto a far segnalare la questione alla procura della Corte dei conti per danno erariale, mettendo nel mirino proprio Nori, che da dg non era intervenuto sullo status quo. Ma nella documentazione consegnata ai giudici contabili, l'Inps avrebbe dimenticato un atto fondamentale, come ha ricordato lo stesso Nori in una mail dell'11 gennaio, indirizzata al capo del personale Giovanni Di Monde: «Faccio presente che sulla vicenda degli avvocati non è stata debitamente rappresentata la circostanza che con delibera numero 44 del 2015, il dg pro tempore Massimo Cioffi ha proposto al presidente Michele Tito Boeri che ha deliberato, la conferma del regolamento degli onorari dei professionisti legali (…). Per Sua informazione ho provveduto a inoltrare tale delibera alla Procura della Corte dei Conti, in quanto non era stata menzionata nell'apposita segnalazione alla procura da Lei effettuata, immagino per una svista. Con viva cordialità». La chiosa «immagino per una svista» vale da sola il prezzo del nostro giornale di oggi.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.