2023-04-14
Allarme sui rifiuti tossici in Toscana: «Rilasciano sostanze cancerogene»
Il governatore della Regione Toscana, Eugenio Giani (Ansa)
Le analisi dell’Università di Pisa mostrano la pericolosità degli scarti delle concerie sospettate di mafia, usati per realizzare strade e la pista dell’aeroporto militare. Tra gli indagati, pure l’ex capo gabinetto del dem Eugenio Giani.Da quando è saltato fuori che alcuni imprenditori calabresi di una società in odore di ’ndrangheta, grazie al groviglio di relazioni che erano riusciti a creare portando i loro tentacoli fino a lambire alcune uffici strategici della Regione Toscana, hanno seppellito qua e là il pericolosissimo mix di Keu, un residuo di produzione che deriva dal trattamento dei fanghi delle concerie, e di materiale inerte usandolo anche in interventi di ripristino ambientale, gli enti coinvolti hanno cercato di nascondere la polvere sotto il tappeto. Ora uno studio dell’Università di Pisa li smaschera, svelando che «in condizioni di umidità relativa elevata e presenza di ossigeno» il Keu «subisce trasformazioni con produzione di cromo esavalente nella sua struttura». Si tratta di uno dei contaminanti ambientali più pericolosi, considerato come molto tossico e classificato come cancerogeno. E il fatto che solo il 7 febbraio scorso il Comune di Empoli aveva precisato che «al momento, alla luce dei campionamenti già eseguiti da Arpat, non sussiste alcun pericolo per la salute, né per quanto concerne il terreno, né per quanto concerne la falda acquifera», ha fatto infuriare il comitato di cittadini No Keu, che ormai da un paio di anni tiene alta l’attenzione sulla questione. «I risultati sconfessano le parole dei nostri amministratori regionali e locali di appena due mesi fa», dicono gli attivisti. Il Keu utilizzato per le analisi è stato prelevato dall’impianto del Consorzio Aquarno tra il 2018 e il 2022. Ma, stando ai documenti dell’inchiesta con 38 indagati, tra i quali Ledo Gori, l’ex capo di gabinetto di Eugenio Giani (ed ex braccio destro del presidente Enrico Rossi), uomo macchina dell’ente che, si è scoperto, era stato sponsorizzato dal cartello di conciatori in odore di mala calabrese, i siti inquinati sono almeno tre. Circa 8.000 tonnellate sarebbero state usate per la realizzazione del quinto lotto della strada 429, nel tratto che collega Empoli a Castelfiorentino. Gli investigatori hanno scoperto che per i «plurimi conferimenti» sarebbe stato corrisposto un «prezzo vile o simbolico». Si tratta di circa 200 trasporti di inerti inquinanti «effettuati nel mese di marzo 2019 a favore della ditta Cantini srl, impresa controllata e gestita», secondo la Procura di Firenze, da una «cosca alleata a Grande Aracri», la Gallace-Arena, «che impiegava il rifiuto contaminato quale sottofondo o rilevato nella realizzazione del tracciato viario in corso di realizzazione». Lo stesso materiale sarebbe stato usato «all’interno dell’aeroporto militare di Pisa», dove alcuni indagati, ha ricostruito la Procura, «interrarono nel 2019 una parte dei rifiuti [...] per un quantitativo di alcune migliaia di tonnellate, cedendoli, con reiterati trasporti quantificati in almeno 33, quale materiale inerte riciclato, e interrandoli come sottofondo di area di movimentazione veicoli e aeromobili». Il terzo sito colpito è un terreno dell’area agricola limitrofa all’impianto di trattamento di Bucine finito al centro dell’inchiesta. Lì i materiali riciclati dai fanghi delle concerie di Santa Croce sull’Arno diventavano miracolosamente inerti da impiegare nell’edilizia da ripristino ambientale. Ora il comitato si chiede cosa si stia aspettando «per rimuovere le migliaia e migliaia di tonnellate di Keu dai terreni?». Le 8.000 tonnellate di Empoli, per esempio, sono «protette» da quasi un anno e mezzo da teloni in pvc.«Lo studio dell’Università di Pisa è una drammatica notizia che conferma le nostre conclusioni inserite nella relazione della commissione d’inchiesta e che dovrà essere vagliata attentamente, in attesa di ulteriori approfondimenti che verranno fatti nei prossimi mesi», attacca Elena Meini, capogruppo della Lega in consiglio regionale. Il caso ovviamente imbarazza la Regione. Non solo perché il suo governatore nell’inchiesta è rimasto imbrigliato, solo per qualche giorno (dopo l’iscrizione sul registro degli indagati la sua posizione è stata archiviata). La Procura ipotizza che un’organizzazione per la gestione del ciclo degli scarti delle concerie sia stata capace di fare pressioni efficaci sulla Regione Toscana e sull’Arpat. Il cartello dei conciatori avrebbe agito per evitare di adeguare gli impianti delle aziende alle necessità del trattamento degli inquinanti e anche per individuare dirigenti particolarmente graditi a capo degli enti di controllo. E c’è un’ipotesi di voto di scambio che impatta sul consigliere regionale del Partito democratico Andrea Pieroni. È accusato di corruzione elettorale per essersi reso disponibile nella campagna elettorale per le Regionali del 2020 a presentare un emendamento sui rifiuti in cambio dei voti del distretto conciario. Poi, secondo l’accusa, come presentatore dell’emendamento avrebbe «fatto pressioni anche su Giani per eludere le procedure di discussione in aula». Lo scopo sarebbe stato quello di ottenere norme che esonerassero il Consorzio Aquarno (depuratore) dall’Aia, autorizzazione ambientale rinforzata per i rifiuti speciali. L’emendamento passò in Consiglio in pieno periodo Covid. La stessa norma, un anno dopo e dopo le battaglie in consiglio di Lega e Fratelli d’Italia, venne abrogata dal Consiglio Regionale. Per le bonifiche la Regione ha messo sul piatto 15 milioni di euro. Ma sembra continuare a prendersela con calma. «Possiamo avere un minimo di tranquillità», ha affermato lo scorso gennaio il direttore dell’Arpat Pietro Rubellini, aggiungendo che «le contaminazioni non sono rapide e che non si diffondono in poco tempo su superfici ampie». Ora però dovrà fare i conti con lo studio dell’Università di Pisa.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)