2024-02-06
Espellere i baby balordi è un’utopia. Ecco come è nato il branco di Catania
La legge Zampa rende impossibile cacciare i minori profughi delinquenti: con l’autocertificazione dichiarano di non avere 18 anni e vanno in comunità. Disposto l’arresto per tre presunti autori degli abusi sulla tredicenne.Sono tutti approdati con un barcone qualche mese fa, dichiarando di essere minorenni, risultano ospitati da cooperative sociali e nessuno di loro comprende la lingua italiana.Il branco di egiziani che avrebbe abusato della ragazzina di 13 anni nei bagni di Villa Bellini a Catania la sera delle celebrazioni per la festa di Sant’Agata e che avrebbe malmenato il suo giovane fidanzato, composto da un diciannovenne, quattro diciottenni (uno di loro aveva dichiarato di essere minorenne ma si è scoperto che aveva già compiuto 18 anni) e due minorenni, indagati per violenza sessuale di gruppo e fermati dai carabinieri su disposizione della Procura della Repubblica e della Procura del Tribunale per i minorenni, potrebbe commettere «gravi delitti della stessa specie».I magistrati ritengono che gli indagati abbiano agito «con assoluto spregio del vivere civile» ma anche che «non posseggano gli strumenti idonei a controllare i propri istinti più bassi». Nessuno di loro lavora, né ha affetti nel Paese che li ha accolti. Sono stranieri non accompagnati, entrati in un sistema che li tutela grazie alla legge Zampa, approvata nel 2017 su input della senatrice dem Sandra Zampa, e che li ha resi non espellibili nonostante i gravi buchi neri.Il più grave è legato all’accertamento dell’età che, proprio come dimostra questa vicenda, rende troppo facile l’inserimento nel sistema di protezione per i minorenni non accompagnati: basta, infatti, dichiarare al momento dell’approdo di non aver compiuto 18 anni. I sette indagati sono arrivati in Italia insieme ad altri 17.319 ragazzini soli (dati del Viminale al 31 dicembre 2023), appartengono alla nazionalità più nutrita, quella egiziana, che a maggio 2023 (dati di aprile) detiene il primato di minori stranieri non accompagnati sbarcati sulle coste del Sud. I numeri parlano chiaro: i 5.094 egiziani hanno superato gli ucraini, fermi a 4.705 e staccato i tunisini di oltre 3.000 unità.I sette indagati, come prevede la legge, sono affidati ai Comuni in cui sono domiciliati (in questo caso Catania e Acireale) e tre di loro hanno un tutore volontario che dovrebbe aiutarli a inserirsi socialmente. Per la loro difesa, sempre grazie alla legge Zampa, godono anche del gratuito patrocinio a spese dello Stato. Il tribunale di Catania aveva dato parere favorevole al rilascio dei loro permessi di soggiorno. Uno di loro, invece, è titolare di una misura di lungo periodo per l’integrazione. E solo uno ha collaborato con gli inquirenti, presentandosi spontaneamente ai carabinieri, confermando le accuse e aiutandoli all’identificazione del resto del branco.Il racconto della vittima, che ha riconosciuto alcuni degli aggressori, è agghiacciante e piena di particolari. Le sue urla: «Basta, smettetela». La terribile azione del primo egiziano: «Assicurava la porta [...] mi afferrava [...] mi baciava [...]». Poi il racconto dello stupro. E infine la ricostruzione della seconda aggressione. Gli abusi di due dei sette egiziani sono stati confermati dalla visita ginecologica e dall’esame del Dna. Gli altri cinque ragazzini avrebbero tenuto a bada il fidanzato «con ripetute violenze e minacce di morte», ricostruisce l’accusa, mentre a turno entravano «nel bagno attiguo a quello in cui si trovava la vittima con i suoi aggressori e si arrampicavano per poter osservare la scena» tramite un’ampia fessura tra il muro e il soffitto. Un particolare, questo, descritto da entrambe le vittime.I carabinieri hanno anche cercato di capire se qualcuno avesse girato dei video con i telefoni cellulari. Le due vittime, però, hanno dichiarato di non essersene accorti. L’incubo è cominciato proprio davanti ai bagni del parco pubblico. La tredicenne ha raccontato di essere stata accerchiata all’uscita, di essersi stretta al suo ragazzo ma di non essere riuscita a impedire le prime molestie. Poi è stata spinta in bagno e lì i due accusati di aver abusato materialmente sarebbero entrati a turno. Nessuno dei ragazzi presenti, ha raccontato la vittima, «ha cercato di interrompere la violenza». La versione della tredicenne è stata confermata in pieno dal fidanzato. «Le vittime», secondo i magistrati, «hanno, in maniera limpida, descritto di come la violenza del gruppo li abbia terrorizzati e indotti a temere per la propria vita».La tredicenne ha anche riferito «di non essere riuscita a urlare fino a quando non è scappata dal bagno e i suoi aggressori si sono allontanati perché ha temuto per la propria incolumità». A nulla sono valsi i diversivi messi in atto dal fidanzato: «A un certo punto mi sono liberato e ho dato una testata alla porta del bagno, sperando che dentro la smettessero», ha raccontato il ragazzo ai carabinieri. Ma sarebbe stato subito di nuovo immobilizzato. «Ho urlato come un pazzo», ha riferito ai carabinieri, «ma loro non mi lasciavano andare e a un certo punto l’ho sentita dire “basta” e ho capito che le stavano facendo del male».Non solo. Sarebbe anche stato deriso. Proprio mentre la ragazzina era costretta a subire le violenze in bagno, «gli altri», ha detto il fidanzato, «mi prendevano in giro». Stando all’accusa, «gli indagati hanno dato prova di essere soggetti dall’evidente e spiccata pericolosità sociale». Avrebbero «approfittato della condizione di inferiorità fisica delle vittime», si legge nel decreto di fermo, «a fronte di un’aggressione operata congiuntamente dagli attuali fermati (quattro, ndr) insieme ad almeno altri tre soggetti minorenni».Solo tre indagati ieri hanno risposto alle domande del gip durante il loro interrogatorio di garanzia. Uno di loro ha pianto e avrebbe mostrato segni di pentimento, mentre l’altro ha negato di aver preso parte alle violenze e ha respinto le accuse. L’avvocato Alessandro Fidone, che difende uno dei fermati, ha spiegato: «Hanno sicuramente capito di cosa sono accusati, ma una cosa è capire questo, un’altra è dichiararsi colpevoli o meno». Convocato anche l’egiziano che ha accusato i suoi connazionali fornendo la fotografia dei due aggressori che aveva scaricato da un profilo Instagram. Il giovane avrebbe detto al giudice di essere stato lì per caso e di non aver partecipato.La decisione dei giudici è prevista per oggi. Anche dalla Procura del Tribunale per i minorenni è stata chiesta la convalida del fermo per gli altri tre indagati. Il gip ha convalidato il fermo e disposto un’ordinanza di custodia cautelare. Poi ha trasmesso la posizione del finto minorenne alla Procura ordinaria che, da questo momento, dovrà occuparsi anche di lui.
Jose Mourinho (Getty Images)