2021-10-18
Allarme fascismo? È molto più concreto il rischio di censura
Gli intellò esigono lo scioglimento di Forza nuova, come se fosse un editore non schierato da estromettere dal Salone di Torino. Mercoledì sarà discussa in Parlamento la mozione del Pd, sottoscritta anche da Movimento 5 stelle e Leu, che impegna il governo ad adottare «i provvedimenti di sua competenza per procedere allo scioglimento di Forza nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione neofascista». Che la pagliacciata abbia inizio, dunque. Tutti i sinceri democratici non fanno altro da giorni che chiedere la liquidazione dei perfidi fascisti. I sindacati uniti in piazza hanno preteso addirittura la creazione di una rete europea antifascista che stronchi sul nascere tutti i movimenti sospettati di simpatie nere. Insomma, pare proprio che la priorità della nazione sia questa: lo scioglimento di Fn. Tale provvedimento, si dice, dovrebbe essere sottoscritto da tutti coloro che hanno a cuore la democrazia e si oppongono alla violenza. Eppure, è proprio chi tiene a vivere in una democrazia piena che dovrebbe farsi qualche scrupolo. I toni e i metodi di Fn non ci piacciono, non li condividiamo e pensiamo pure che siano dannosi sia per la destra sia per il movimento - ampio e non violento - che si oppone al green pass. Notiamo, però, che i primi a non condividere i metodi e i toni di Forza nuova sono stati proprio i militanti. Tempo fa il movimento ha subito una robusta emorragia di iscritti, che hanno dato vita a una scissione, praticamente disintegrando la sigla. Quindi non parliamo esattamente di una forza politica al massimo delle sue potenzialità: che possa riportare il fascismo al potere o mettere in pericolo il sistema democratico appare piuttosto improbabile. Se invece i parlamentari ritengono che quel che resta di Fn sia davvero così minaccioso per lo Stato, viene da chiedersi come mai le forze dell'ordine (e di conseguenza il ministero dell'Interno) abbiano accettato di trattare con i capi di questa organizzazione sovversiva e li abbiano scortati verso la sede della Cgil. Per altro: se, come ha detto la Lamorgese, Castellino e soci non sono stati fermati durante la famigerata manifestazione romana per evitare problemi di ordine pubblico, come si giustifica lo scioglimento? Seguendo la stessa logica utilizzata dal ministro, dovremmo dedurne che liquidare Fn potrebbe causare disastri ovunque... Al di là delle questioni, diciamo così, di sicurezza, ci sono però altri aspetti dell'argomento che meritano di essere affrontati perché molto più pregnanti. La legge Scelba spiega che «si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione o un movimento persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politico o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza o svolgendo propaganda razzista». Significa che la violenza e tutte le altre discutibili attività devono essere svolte con un obiettivo preciso: la ricostruzione del Pnf. Ebbene: siamo sicuri che questo sia lo scopo di Fn? Le azioni, pure violente, che ha messo in campo nei giorni scorsi, miravano a ricostruire il regime fascista? Le domande sembrano capziose ma non lo sono. Perché se si stabilisce il principio che il governo può sciogliere un movimento in quanto violento, beh, la questione si fa complessa. Come si fa a stabilire se un movimento è violento? Il fatto che un iscritto a un partito commetta un reato, rende responsabile del reato tutto quel partito? Chiaro: si può chiudere Forza nuova perché tanto sta a tutti sulle scatole, cosiddetta estrema destra compresa. Ma la prossima volta a chi tocca? Quale sarà il limite? La sensazione, forte, è che il limite non ci sia. Basta dare una occhiata a ciò che ha scritto ieri sulla Stampa Massimo Giannini per rendersi conto di come i simpatici progressisti continuino a spostare l'asticella. Secondo Giannini, Giorgia Meloni e Matteo Salvini avrebbero dovuto - per rendersi finalmente presentabili - partecipare alla manifestazione a sostegno della Cgil di sabato. Capito? I capi dei due primi partiti di destra avrebbero dovuto sfilare nella manifestazione, organizzata (a danno della destra) durante il silenzio elettorale, che li accusava di essere schifosi fascisti. Tradotto: FdI e Lega, per farsi accettare, dovrebbero prendere le distanze non dal fascismo (cosa che non hanno certo bisogno di fare) ma da sé stessi.Qualcuno dice: se si sciolgono i movimenti di estrema destra, si fa un favore alla destra perché la si libera dagli impresentabili. Interessante, ma sbagliato. Purtroppo, ormai la sinistra definisce «estrema destra» anche Lega e FdI. Motivo per cui, anche se si sciogliesse Forza nuova, il martellamento antifascista non cesserebbe. È stato proprio Massimo Giannini a tirare in ballo il Salone del libro di Torino come radioso esempio di ripartenza dell'Italia. Ecco, dalla precedente edizione del Salone fu cacciato con l'accusa di fascismo l'editore Altaforte (che pure aveva ottenuto regolarmente lo spazio). Nella edizione successiva, che ha tenuto banco nei giorni scorsi, nel mirino sono finiti altri due marchi: Historica e Idrovolante, di cui qualche intellettuale bollito ha chiesto la cacciata. Per fortuna il caso Altaforte non si è ripetuto, ma la richiesta di censura fa capire bene che l'assalto non avrà mai fine. E allora il punto non è difendere Forza nuova o chissà chi: il punto è difendere la democrazia. Non dai fascisti immaginari, ma da una parte politica che, da molto tempo, pretende di essere l'unica meritevole di cittadinanza politica. Una parte politica che insulta e attacca, che usa violenza e disprezzo. Ma che la fa sempre franca.