2024-01-03
Sono già in allarme per le Europee. Borrell: «Rischiamo più degli Usa»
Josep Borrell (Getty Images)
Il «ministro degli Esteri» di Bruxelles non si fida degli elettori: «Hanno troppa paura».Le elezioni europee sono in agenda per giugno, l’anno è appena iniziato, ma a Bruxelles l’establishment è già in allarme. Anzi, lo è da qualche tempo. È vero, i sondaggi non lasciano intravedere la possibilità di ribaltoni all’Europarlamento, eppure i nuovi equilibri che usciranno in seguito al previsto rafforzamento dei gruppi di Identità e democrazia (con dentro la Lega) e dei Conservatori e riformisti (con dentro Fratelli d’Italia) potrebbero mettere a rischio molte poltrone. Una è sicuramente quella del socialista spagnolo Josep Borrell, il «ministro degli Esteri» dell’Unione europea, che non per caso ha espresso tutti i suoi timori sull’esito del voto. «Le elezioni europee potrebbero rivelarsi più pericolose di quelle americane perché temo che i cittadini europei voteranno in base alla paura», ha detto infatti nei giorni scorsi l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione, come dava conto ieri La Stampa. Si capisce: se i partiti che attualmente sostengono Ursula von der Leyen non avessero più numeri sufficienti, i conservatori potrebbero entrare in maggioranza. Ma a questo punto i posti della nuova Commissione dovrebbero essere spartiti anche con gli ultimi arrivati. Negli incubi dei progressisti questo 2024 assomiglia moltissimo al 2016, annus horribilis in cui a giugno arrivò l’impronosticata vittoria del «leave» nel referendum sulla permanenza del Regno Unito nella Ue e a novembre l’altrettanto inaspettata vittoria di Donald Trump contro Hillary Clinton alle elezioni presidenziali americane. Cominciava a spirare il «vento populista» e gli esponenti delle classi dirigenti sotto attacco sfornarono analisi pensose sui limiti delle procedure elettorali, che mettevano sullo stesso piano il voto dei giovani ecologisti ed europeisti e quello dei vecchi impauriti e poco scolarizzati, pronti a farsi abbindolare dalle promesse dei cantori della Brexit e dalle parole d’ordine sul «Make America Great Again». Si cominciò a diffidare apertamente della democrazia, soprattutto in Europa, dove le classi dirigenti da tempo avevano nobilmente «accettato l’onere dell’impopolarità essendo più lontane, più al riparo dal processo elettorale» (Mario Monti). Come nel 2016, quindi, chiusasi l’epoca dei «competenti» al governo, finito il tempo della grande paura del Covid, ritorna la paura delle urne, il timore che gli elettori possano votare nel modo «sbagliato». Nella prospettiva delle classi privilegiate, lo scenario di questo 2024 è quello che con una certa enfasi ha disegnato Gianni Riotta qualche giorno fa sulla Repubblica, parlando delle elezioni che nel mondo chiameranno alle urne un totale di 4 miliardi di persone: un «referendum globale sul pianeta Terra» che «avrà due rivali sulle schede, Democrazia contro Autoritarismo». Campo di battaglia, anche l’Europa, «400 milioni di elettori, selezionando per la decima volta il Parlamento comune, i partiti del centro popolare a fronteggiare la destra populista». Tuttavia, contro questo nemico oggi c’è un’arma in più: i fact-checker. Scrive Riotta: «Ovunque la disinformazione resterà in agguato, corroborata dall’Intelligenza Artificiale: Martina Larkin, capo dell’istituto Project Liberty , assicura: “Ogni leader sarà bersagliato da false notizie” e l’Ue crea dunque la task force dello European Digital Media Observatory contro la guerra ibrida delle bugie online 2024». E poi si sorprendono se molti elettori hanno paura...
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)