2020-05-15
All’Aise arriva il generale chietino già protagonista in Libia ed Egitto
Giovanni Caravelli dovrà fronteggiare l'islam radicale africano e le minacce informatiche russe.Una scalata silenziosa e costante iniziata nel 2014 e conclusasi con la nomina a direttore dell'Aise, i servizi segreti militari. Giovanni Caravelli, abruzzese, 59 anni, arriva al vertice dell'intelligence esterna dopo aver maneggiato i dossier più incandescenti degli ultimi anni sotto i predecessori Alberto Manenti e Luciano Carta (quest'ultimo neo presidente di Leonardo-Finmeccanica). A cominciare dall'inferno libico dove il generale di Corpo d'armata originario di Chieti è riuscito a intessere relazioni con dignitari e capi tribù che lo hanno reso protagonista nello scenario fragilissimo in cui si muovono il capo del governo riconosciuto Fayez Al Serraj e l'uomo forte della Cirenaica, Khalifa Belqasim Haftar. Protagonista anche un po' invidiato nella comunità delle barbefinte, dove regna pur sempre un umanissimo sentimento di competizione, se è vero che, a Tripoli, mani ignote - ma non troppo - lasciarono queste scritte sui muri: «Gianni Garavelli (con la G, ndr) e servizi segreti italiani uscite dalla Libia». Era l'epoca della crisi diplomatica tra il nostro Paese e la Francia, acuita non solo dalle mire dei cugini d'Oltralpe sull'ex regno di Muhammar Gheddafi, dove gli interessi nostrani riguardano la sicurezza e la politica energetica con le commesse dell'Eni per decine di miliardi di euro, ma anche dell'improvvida visita dell'allora vicepremier Luigi Di Maio ai gilet gialli.Caravelli, sposato e padre di due figlie, ha frequentato l'Accademia militare e la Scuola d'applicazione militare dal 1979 al 1983 e ha conseguito due lauree (Scienze strategiche e Scienze diplomatiche internazionali) e diversi master. In passato è stato direttore di divisione presso il Sismi (l'agenzia antesignana dell'Aise) per lo sviluppo di numerose attività in supporto alle forze armate italiane operanti in Afghanistan, Iraq, Bosnia Erzegovina, Kosovo e Libano, appunto, oltre che consigliere militare del rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite. È stato inoltre comandante di battaglione Sam «Hawk» del reggimento «Peschiera» (Cremona) e capo sezione di Stato maggiore presso l'Ufficio generale del Capo di stato maggiore dell'esercito.Profondo conoscitore delle dinamiche geopolitiche mediorientali e nordafricane, Caravelli è stato tra i primi a correre in Egitto, nel febbraio 2016, per seguire le attività info-investigative legate alla scomparsa e all'uccisione del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni. Un perfetto uomo-macchina, dice chi lo conosce. Refrattario ai salotti e agli inner circle dove si conosce tanta bella gente, soprattutto nella capitale, ma dove prima o poi capita di mettere il piede in fallo per un'amicizia sbagliata. Rare apparizioni pubbliche e ancor meno apparizioni mondane. Uno dei pochissimi che, all'epoca del primo governo Conte, riusciva a mettere d'accordo sul suo nome il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, e il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, notoriamente ai ferri corti per la gestione degli sbarchi e per l'applicazione dei decreti Sicurezza.Oggi Caravelli arriva al timone della struttura di intelligence esterna in una fase di subdola criticità dovuta al dilagare del coronavirus e alle tensioni legate al ricercato ruolo di preminenza della Cina nello scacchiere europeo e mediterraneo. Sullo sfondo restano i rischi del terrorismo islamico, incubato non più in Siria e in Iraq ma in Africa, come il rapimento di Silvia Romano ha ampiamente dimostrato, e il rinnovato protagonismo della Russia putiniana che, al posto di allampanati ufficiali del Kgb, adesso schiera legioni di giovani hacker.