
A fronte di 81 miliardi a fondo perduto, dovremo contribuire con 96. Gli altri aiuti sono prestiti da restituire. E comunque per ora Bruxelles si limita a promettere.All'Italia, se va bene - ripetiamo, se va bene - dall'Europa, dei 172 miliardi sbandierati praticamente da tutti in un coro stucchevole, a fondo perduto ne arriveranno, veri, poco o nulla. Anzi, col pericolo che, fatti i conti completi, sia più quello che avrà versato di quello che avrà ricevuto. Due conti. Nel bilancio proposto dalla Commissione europea per il periodo 2021-2027 saranno inseriti 750 miliardi in più, da dare in prestito o sotto forma di aiuti ai Paesi che ne avranno bisogno a seguito della pandemia che li ha colpito, chi più chi meno. All'Italia, appunto, ne dovrebbero andare 172 dei quali 96,3 in prestito e 81,8 come sussidi. Belle cifre, no? Sì, ma da dove arrivano quei soldi? Dai documenti europei, acutamente analizzati da Guido Salerno, sapete quanto dovrà versare l'Italia all'Europa, in questi anni tra il '21 e il '27? 96,3 miliardi di euro. C'è scritto nel documento della Commissione. Capito bene? Ora lasciamo perdere i prestiti. Sono - ovviamente - soldi che daremo indietro, sia pure con interessi bassi. Guardiamo ai contributi cosiddetti a fondo perduto. Basta una sottrazione: 96,3 che verseremo meno gli 81,8 che prenderemo a fondo perduto fa 14,5 miliardi che ci rimetteremo. Tanto per intenderci non più 14 miliardi e mezzo, ma meno 14 miliardi e mezzo. Del resto, nel 2018 abbiamo versato all'Europa (secondo la Corte dei conti) 17 miliardi di euro e abbiamo ricevuto fondi per 10,3 miliardi. E non è che nel 2018 navigavamo nell'oro. Certo, non c'era la pandemia, ma il pandemonio nei conti pubblici c'era lo stesso. Eppure non c'è nulla da fare. Non c'è modo di ragionare con gli europeisti fondamentalisti. Se l'Europa ha fatto male, una ragione ci dovrà essere. Se non fa nulla, prima o poi farà. Se ha fatto qualcosa, lo ha fatto certamente bene, e chi non la pensa così non capisce, è in mala fede, non sa valutare perché accecato da antieuropeismo grave, e forse congenito. Tutto questo a prescindere dai conti. Il pallottoliere lo lasciano sempre a casa. Portano con sé solo il libro dei sogni.E così, con una puntualità che neanche i treni svizzeri, è successo per questi fantomatici 172 miliardi che l'Europa darebbe all'Italia. Vedete che l'Europa è solidale? Vedete che è riuscita a dimostrare che c'è e che è utile? Vedete che non è vera la sua inutilità, anzi dannosità? Vedete che senza l'Europa saremmo messi malissimo? E poi, la più bella che ho sentito con le mie orecchie da alcuni esponenti dei 5 stelle: vedete quanto contiamo in Europa? Grazie al governo Conte abbiamo ottenuto questi aiuti in misura maggiore degli altri Paesi. E vorremmo anche vedere: siamo quelli messi peggio, quanto a pandemia, a chi avrebbero dovuto darli?Ora, prima di tutto questi soldi non sono ancora sicuri. Dovranno essere approvati dal Consiglio europeo che riunisce tutti i capi di Stato e di governo europei. E la decisione è tutt'altro che scontata. Quattro Paesi del Nord non ne vogliono neanche sentir parlare. E non è poco. Quando e come arriveranno è tutto da decidere. Così come per il Mes (prestiti per la sanità), i finanziamenti della Bei (Banca europea degli investimenti), il Sure (aiuti per il mercato del lavoro). Per ora l'unica fonte certa di finanziamento è la Banca centrale europea, fino a settembre, poi si vedrà.Comunque arriveranno, e quando arriveranno, sarà tardi. Occorreva intervenire prima, con maggiore tempestività e decisione, dimostrando che l'Europa guarda all'interesse di tutti i suoi membri, e non solo di alcuni. Difficile pretendere da un elefante che faccia la corsa a ostacoli. E in più che impari in fretta.
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.
Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.






