2022-05-02
Alla coop spuntata in Mafia Capitale la gestione dell’accoglienza a Milano
La Medishospes è stata una presenza fissa nei fascicoli sul business dei migranti.Il business dei migranti e dell’accoglienza non smette mai di dormire. Vecchie e nuove cooperative ritornano con gli stessi protagonisti, già coinvolti negli anni in varie inchieste sulla gestione dei lager dove vengono rinchiusi immigrati o richiedenti asilo, dal Cara di Foggia fino a Mafia Capitale a Roma. Ora le ritroviamo a Milano. Succede così che a metà marzo Palazzo Marino abbia assegnato alla holding Medishospes un appalto da 2 milioni e 800.000 euro per la gestione della casa dell’accoglienza Enzo Jannacci per l’aiuto a persone in difficoltà. Si trova in viale Ortles ed è stata intitolata nel 2014 al celebre cantante milanese. Medishospes è una coop molto conosciuta. E che da anni continua a fare affari nel settore pubblico nonostante sia stata più volte coinvolta in inchieste delle Procure di mezza Italia. Già nel 2015 i quotidiani se n’erano occupati, quando ancora si chiamava Senishospes: ha cambiato nome nel 2017 quando ha rilevato Coop Mediterranea. Era finita coinvolta nella rete di Mafia Capitale perché spesso aveva vinto appalti in Ati insieme con La Cascina, altra coop commissariata per mafia dal prefetto di Roma. Nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Roma Flavia Costantini, dove finirono impigliati Salvatore Buzzi e Massimo Carminati per il famigerato «mondo di mezzo», si parlava di Senishospes che aveva tra i suoi rappresentanti legali esponenti del gruppo La Cascina. Il riferimento era all’amministratore delegato di Senis, Camillo Aceto, che era stato fino al 2015 anche vicepresidente della Cascina. Aceto è tutt’ora presidente del consiglio di amministrazione di Medishospes nonché membro del consiglio direttivo del Consorzio La Cascina. Venne arrestato per la prima volta nell’aprile 2003 a Bari nell’ambito di un’inchiesta sulla fornitura del servizio pasti delle mense ospedaliere e scolastiche: qui arrivò una condanna a un anno e 6 mesi. Era il braccio destro di Salvatore Menolascina, ad della coop bianca che fu arrestato e poi condannato in Mafia Capitale. La coop è stata coinvolta anche in altre inchieste. Nel 2016, pochi mesi dopo Mafia capitale, la Procura di Bari contestò l’accusa di frode in forniture pubbliche a quattro imprenditori del business accoglienza migranti e richiedenti asilo. Di mezzo c’era la gestione di uno dei centri d’accoglienza più noti in Italia, il Cara di Bari Palese. Gli indagati furono i fratelli Pietro e Angelo Chiorazzo, responsabili di Auxilium, poi i soliti noti, Menolascina e appunto lo stesso Aceto. Nel 2017 fu direttamente il Viminale a intervenire fermando la gestione del centro di prima accoglienza di Foggia affidata proprio alla Senishospes che aveva vinto l’appalto con un’offerta al ribasso poi finita nel mirino dell’Anac.Articoli giornalistici e video raccontarono il dramma delle pessime condizioni di vitto e alloggio del centro. Le immagini raccontarono casi di violenza, criminalità, prostituzione, con migranti organizzati alla meglio nei corridoi e in mensa perché in numero doppio rispetto alla reale capienza della struttura. Di Medishospes si parla anche nell’inchiesta di Siena chiamata Hidden Partner, che scavando negli affari del magnate kazako Igor Bidilo ha ipotizzato reati di corruzione e riciclaggio, con i soliti intrecci tra mondo dell’imprenditoria e funzionari pubblici.Il Comune di Milano, interpellato dalla Verità sulla questione, ha replicato così: «Le procedure per l’affidamento del servizio di gestione di Casa Jannacci si sono concluse nel mese di marzo. Vincitrice dell’appalto è risultata essere la cooperativa Medihospes, già fornitore di servizi per diverse pubbliche amministrazioni. In quanto aggiudicataria, la coop è stata sottoposta ai controlli previsti dal codice degli appalti, che non hanno evidenziato anomalie. Per questo motivo la procedura si è conclusa positivamente con l’affidamento del servizio».