2022-11-26
Alla coop dei Soumahoro 62 milioni
Aboubakar Soumahoro (Imagoeconomica)
Dai ministeri e dalle Regioni pioggia di soldi per ospitare i migranti e anche i profughi ucraini. Alcuni dei 23 progetti hanno durata di 15 anni. Peccato che, secondo gli inquirenti, quelle somme siano state in buona parte usate per scopi personali. L’ex assessore al Welfare di Latina: «I migranti si lamentavano per il cibo già nel 2017».Nella sede della Karibu e del Consorzio Aid, guidati da Marie Therese Mukamitsindo, ormai non si vede più nessuno da giorni. Gli amministratori sono spariti. Giovedì verso le 12 compare, però, una signora bionda. È ucraina. Fa la mediatrice culturale. «Mi hanno dato appuntamento a mezzogiorno e mezzo, ma non c’è nessuno». La signora lavora qui da due mesi. «Vengo qui ogni tanto». Chi la paga? «Le cooperative. Ma a me hanno dato solo un piccolo acconto». Alla Karibu sono arrivate cifre ben più consistenti di un anticipo. Per esempio, nel 2022, le cooperative della suocera di Aboubakar Soumahoro hanno percepito 557.300,48 euro (provenienti da fondi Ue destinati a «inclusione sociale e lotta alla povertà») dalla Regione Lazio per l’accoglienza dei profughi provenienti dall’Ucraina per sfuggire dalla guerra. La determinazione dirigenziale numero G04199 del 6 aprile scorso infatti ha approvato il progetto Icarus, acronimo di «Interventi per la capillare accoglienza dei rifugiati ucraini e per l’inclusione socio-lavorativa», presentato dalla Karibu e finanziato per 259.000 euro. Anche il progetto Bussola (I bisogni degli ucraini e delle ucraine per il sostegno socio lavorativo) della Aid è rientrato tra quelli scelti dall’ente guidato da Nicola Zingaretti, portando a casa 298.300,48 euro. Ma questa è solo una piccola fetta di quanto incassato.È lungo l’elenco delle «esperienze» su cui può contare la coop Karibu: ben 23 progetti finanziati tra il 2004 e il 2021 per un valore complessivo di 62.251.803 euro. Quelli più corposi sono stati approvati dal ministero dell’Interno, (ma ne compaiono alcuni della presidenza del Consiglio dei ministri e della Regione Lazio). Come uno per l’accoglienza, i servizi per l’alloggio, la tutela socio-legale, l’aiuto psicologico, l’assistenza e l’orientamento legale. Per rendere autonomi i richiedenti protezione internazionale ospitati nei Cas, i Centri d’accoglienza straordinaria, il ministero dell'Interno ha sborsato, tramite la prefettura, 25 milioni spalmati su sei anni: dal 2013 al 2019. Ma ce ne sono anche un paio da 15 milioni di euro (30 complessivi). Uno per l’accoglienza, l’integrazione sociale, lavorativa e culturale per lo Sprar di Sezze (Latina), della durata di 15 anni (dal 2004 al 2019). E l’altro, sempre da 15 milioni di euro, per lo Sprar di Roccagorga (Latina), anche questo della durata di 15 anni (2004-2019). Le altre operazioni che Karibu ha portato all’incasso vanno dall’insegnamento delle prassi normative per fare impresa e creare startup all’aiuto psicologico, fino all’assistenza e alla mediazione per il contrasto al fenomeno del caporalato. Ovvero il cavallo di battaglia di Aboubakar. I dati sono contenuti in un documento del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell’Interno, col quale la Karibu si è candidata a un ennesimo bando, finanziato dal Fondo asilo, migrazione e integrazione, elencando proprio le corpose esperienze pregresse (ma anche i partner: Anci Lazio, associazione Address, università Luiss e Osservatorio economico per lo sviluppo della cultura manageriale d’impresa). La misura che faceva gola a Karibu era denominata Perseo (l’eroe della mitologia greca che uccise Medusa) e aveva come finalità il «potenziamento del sistema d’accoglienza». Il ministero chiedeva di sviluppare «percorsi individuali per l’autonomia socio-economica» dei richiedenti asilo. E Karibu ha presentato il suo progetto: «Orientamento all’inclusione socio lavorativa dei titolari di protezione internazionale». Il costo? 2.135.705 euro per soli 21 mesi. Ma non basta. In una relazione depositata alla Camera dei deputati e relativa al triennio 2018-2020, vengono citati 5.080.261,63 euro andati alla Karibu per «Cas adulti». Non sappiamo se la cifra sia compresa nei 62,5 milioni di progetti indicati dalla coop nel documento inviato al Viminale. A questo tesoretto vanno aggiunti anche i 157.680 euro l’anno per tre anni provenienti dall’otto per mille Irpef, erogati tra il 2019 e il 2021 dalla presidenza del Consiglio dei ministri per il progetto «Koala», relativo all’assistenza lavorativa e abitativa ai rifugiati nella provincia di Latina. In totale alla Karibu sono andati 473.040 euro.Intanto a fari spenti la Procura di Latina porta avanti le indagini.Ieri il procuratore Giuseppe De Falco ha diffuso un comunicato per descrivere lo stato dell’arte: «Le indagini sono in corso con riferimento a temi investigativi diversi e complessi, che concernono, in generale, l'impiego dei fondi erogati, i rapporti con l'Erario, i rapporti con i dipendenti, i soggetti coinvolti». Altro non è dato sapere per ovvi motivi di segretezza delle indagini.Ma anche da queste poche parole è possibile capire qualcosa in più. Innanzitutto c’è il riferimento al fascicolo aperto nel 2019 (il procedimento penale 2129/19) che riguarda «l’impiego dei fondi erogati». Se ne parlava già in una segnalazione all’Antiriciclaggio del 12 febbraio 2021. In quel momento aveva preso vigore l’indagine aperta dopo un intervento della polizia e che era partita con ipotesi di sfruttamento. Invece l’anno scorso l’indagine aveva iniziato a puntare sull’uso distorto di fondi pubblici. Per questo alcune fonti hanno riferito alla Verità e all’Ansa che l’accusa è di malversazione di erogazioni pubbliche.Ma, ieri, fonti giudiziarie ci hanno spiegato che le investigazioni sono in corso e che la qualificazione giuridica del reato potrebbe essere cambiata rispetto alle prime ipotesi. Che cosa significa? Che agli indagati potrebbe essere contestata anche una fattispecie diversa, ma che colpisce comportamenti simili, come la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Ma si tratta di distinzioni più adatte ai cultori del diritto. Il cuore della questione non cambia.La novità è che è stato aperto un nuovo fascicolo per i «buffi» nei confronti del fisco (la Karibu ha segnato nel bilancio 2021 debiti tributari per 933.240 euro e altri 120.951 euro sono stati segnati come «quota scadente oltre esercizio»). A questi denari bisogna aggiungere i debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale (106.905 euro).Gli inquirenti stanno indagando anche sui reati collegati ai rapporti con i dipendenti (si tratta probabilmente di un ulteriore procedimento), fattispecie che non concernono i mancati pagamenti, materia da risolvere con l’ispettorato del lavoro e il tribunale civile.I «soggetti coinvolti» sono, invece, gli indagati. In un primo momento si parlava solo della Mukamitsindo (la suocera del deputato), ma a quanto risulta alla Verità gli accertamenti sono stati estesi anche agli altri due membri del cda della Karibu, ovvero a Michel Rukundo e Liliane Murekatete, entrambi figli della Mukamitsindo.Ulteriori approfondimenti riguarderebbero anche altri due loro fratelli, Aline Mutesi e Richard Mutangana. La prima risulta presidente del consorzio Aid, mentre il secondo, ex direttore dei progetti di Karibu, ha gestito, come rivelato dalla Verità, un cospicuo flusso di denaro (segnalato all’Antiriciclaggio) con il Ruanda. Mutangana ha aperto a Kigali, in un resort, un ristorante di cucina italiana e dai conti correnti, che gestiva in Italia ,partivano fondi per la Karibu Rwa, società che si occuperebbe di organizzare safari e di noleggiare fuoristrada.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)