2024-07-15
Alessandra Ghisleri: «Ora la Le Pen potrà crescere ancora»
Alessandra Ghisleri (Ansa)
La regina dei sondaggi: «Lo stallo parlamentare può favorirla in vista delle presidenziali del 2027. L’unione delle sinistre in Italia metterebbe in difficoltà il centrodestra, ma poi per governare servono obiettivi comuni».«Gli esiti elettorali sono sempre legati al sistema elettorale che vige in un Paese. Quindi, nel valutare le istanze che emergono in una popolazione non si può prescindere alle alchimie della legge elettorale vigente. Non ci deve stupire pertanto la scelta di Emmanuel Macron di chiamare le elezioni e il fatto che il Rassemblement national non abbia raggiunto la maggioranza assoluta nei due turni elettorali». Alessandra Ghisleri, regina dei sondaggi a capo della sua Euromedia Research, ad una settimana dall’esito del voto francese, fa una valutazione a bocce ferme. Quindi era già tutto previsto? «La scelta di sciogliere l’assemblea nazionale da parte del presidente Macron è stato un azzardo calcolato. Il secondo turno gestito in modo da creare un largo fronte in coalizione contro la Le Pen non poteva che portare a tale risultato. L’affluenza massiccia era stata prevista dai sondaggi, proprio nella speranza di richiamare al voto i cittadini delusi. Emmanuel Macron ha sempre giocato sul secondo turno. Tuttavia, la situazione di stallo politico parlamentare che si è venuta a creare potrebbe favorire l’ulteriore crescita del Rassemblement national che continuerà probabilmente a puntare dall’opposizione sui temi centrali della campagna elettorale, come il potere d’acquisto delle famiglie, l’immigrazione, l’impoverimento del ceto medio, la sicurezza, preparandosi così all’appuntamento del 2027 per la presidenza».Quindi un sistema con il doppio turno non è garanzia di stabilità?«Nessun sistema elettorale è garanzia di stabilità quando c’è grande equilibrio di percentuali e di seggi, perché risulta più difficile esprimere salde maggioranze. Nel meccanismo elettorale francese, ad esempio, lo sbarramento per accedere al secondo turno è al 12,5%. Più partiti hanno potuto partecipare e poi unirsi tra di loro in patti di desistenza per fermare l’avanzata del leader del Rn, Bardella».Cosa insegna il risultato francese?«Quando si affronta una campagna elettorale bisogna avere una profonda conoscenza del sistema di voto entro il quale ci si muove e Macron ha mostrato di avere una buona consapevolezza delle alchimie che riserva la legge elettorale francese. Non è la prima volta che, dato in difficoltà, poi sia riuscito a ribaltare la situazione. Macron non poteva andare avanti con un Paese che gli avrebbe tenuto il fiato sul collo dopo il risultato del voto europeo nel quale le destre erano prevalse. Ogni sistema elettorale è a sé stante e ogni Paese ha la necessità di affrontare le elezioni tenendo presente questo tema. Il primo turno ha favorito il Rassemblement national ma il secondo turno ha selezionato i competitor che si sono uniti insieme e hanno sbarrato la strada all’avanzata della Le Pen e di Bardella. Mi sembra molto curioso che molti si siano stupiti di questo esito. Penso che Macron abbia sciolto l’assemblea nazionale proprio nella consapevolezza che il meccanismo a doppio turno gli avrebbe consentito di uscire dalle sabbie mobili e tornare ad avere in mano la regia politica. Come è accaduto, nonostante tutte le difficoltà. La vera incognita, a mio parere, non è il risultato del voto, ma è cosa accadrà da ora in poi». Si riferisce al rischio di instabilità?«Esatto. Se Macron riuscirà ad evitare il rischio che il Paese sprofondi nell’incertezza e nella paralisi decisionale. È una situazione che la Francia non può permettersi, sia per le partite interne del risanamento dei conti pubblici sia per le problematiche sulle quali l’elettorato ha chiesto su più fronti di avere una risposta. Penso all’impoverimento del ceto medio, alla sicurezza e all’immigrazione, alle pensioni, eccetera. E anche perché non può affrontare, in una condizione di debolezza, il nuovo percorso europeo post voto, con interrogativi sensibili di politica estera quali la posizione sulla guerra in Ucraina, la transizione ecologica, il ruolo nella Nato. Macron non può ignorare che una buona parte del Paese ha scelto posizioni estreme, votando per la Le Pen e per Jean-Luc Mélenchon. Poiché nessun raggruppamento è riuscito ad avere la maggioranza assoluta, si è creata una divaricazione profonda tra le ali estreme, che sono l’una contro l’altra e che hanno un loro peso, impossibile da sottovalutare. I temi usati in campagna elettorale, quali il potere d’acquisto, la sicurezza e l’immigrazione, che hanno portato alcuni osservatori a parlare di “melonizzazione” della Francia, ora sono sul tavolo del nuovo governo. Collateralmente ci sono i temi dell’ambiente, del lavoro e sicuramente la politica internazionale. Macron quindi si trova a dover affrontare un Paese che ha votato in una direzione diversa da quella da lui indicata e in qualche modo il nuovo governo dovrà dare risposte ai quesiti di un elettorato diviso». Cosa insegna invece il risultato inglese?«Come nel caso francese anche in Inghilterra l’elettorato ha bocciato il modello del primo ministro Rishi Sunak perché non è stato in linea con le istanze della popolazione. La differenza con la Francia è che nel Regno Unito il sistema è maggioritario secco e quindi non c’è quel doppio turno che - probabilmente - non ha consentito a Marine Le Pen di avere la maggioranza assoluta all’assemblea nazionale, nonostante il grande incremento avuto in termini di seggi rispetto alle precedenti elezioni. In entrambe le elezioni il tema centrale è stato la perdita di potere d’acquisto non solo degli strati sociali meno abbienti ma soprattutto della classe media. È venuto a galla proprio il profondo disagio del ceto medio che deluso, sia in Francia sia in Inghilterra, dai precedenti governi, ha fatto scelte diverse. Gli elettori prima o poi dicono la loro, bocciando quei partiti al governo che sono andati nella direzione diversa da quella richiesta. Non a caso la prima parola pronunciata dal neo eletto premier britannico, Keir Starmer, è stata “cambiamento”, proprio a indicare un cambio di passo rispetto al percorso portato avanti dai conservatori per 14 anni e la sintonia con l’elettorato». L’onda lunga del Rassemblement national non può essere ignorata. I suoi circa dieci milioni di elettori potrebbero sentirsi defraudati?«Defraudati non è il termine giusto perché c’è stato un voto con un meccanismo definito da una legge elettorale. Il fatto è che il fronte anti Le Pen ha trovato un obiettivo comune, ovvero sbarrare la strada alla destra. Ma ora lo stesso fronte delle sinistre deve trovare obiettivi comuni nel governo». Non è simile a ciò che sta accadendo in Italia? Le sinistre che fanno fronte insieme contro qualsiasi iniziativa del governo di Giorgia Meloni?«Il tema vero delle opposizioni italiane è trovare un obiettivo comune che vada al di là del momento elettorale nel confronto con il centrodestra. La necessità di unirsi su varie iniziative come nel caso del referendum sull’autonomia sono meccanismi che valgono nei periodi di transizione. Diversa la situazione quando le opposizioni vanno al governo e allora bisogna superare i legami di fotografia e passare ai contenuti d’insieme. Sarà interessante vedere come in Francia il Nuovo Fronte Popolare e il gruppo di Emmanuel Macron riusciranno a trovare la sintesi su posizioni al momento molto diverse. Jean-Luc Mélenchon in campagna elettorale aveva detto ad esempio che voleva uscire dalla Nato. Altro argomento complicato sono le posizioni divergenti sul tema delle pensioni, per esempio». Essere uniti nei contenuti è un bel problema anche per le sinistre nel nostro Paese.«Il collante non può essere solo andare contro l’avversario politico. Alla fine i governi implodono sulla necessità di ciascun piccolo componente di fare emergere la propria posizione. Lo abbiamo visto con Romano Prodi alla presidenza del Consiglio. Mettere insieme Clemente Mastella e Fausto Bertinotti ha creato problemi perché nella maggioranza esistevano diversi obiettivi con spinte politiche divergenti. Le esigenze del fronte di qualsiasi alleanza politica che si crea sono principalmente quelle di trovare convergenze di obiettivi e percorsi unitari. Il che non coincide solo con il vincere una competizione elettorale, perché una coalizione politica è molto di più di una foto opportunity».Il ruolo dei sondaggi. Quanto ha giocato a favore del Nuovo Fronte Popolare aver dato quasi per certa la maggioranza assoluta del Rassemblement national? Se tutti non avessero parlato del «pericolo della destra» forse non sarebbe scattato il meccanismo della desistenza.«Lo avrebbero fatto comunque. Penso che Emmanuel Macron abbia spinto per la scelta della desistenza perché glielo consentiva la legge elettorale. Ci sono sondaggi che vengono usati ad arte da avversari e non per scongiurare un risultato atteso. È difficile credere che qualche osservatore politico possa aver sottovalutato che la desistenza avrebbe potuto bloccare la strada alla Le Pen verso la maggioranza assoluta. Lo stesso Macron molto probabilmente ha basato su questo il proprio azzardo politico. Se in Italia nel 2022, il fronte progressista guidato dal Partito democratico avesse compreso anche i 5 stelle, la battaglia con il centrodestra sarebbe stata più equilibrata e avrebbe messo in difficoltà Giorgia Meloni e il centrodestra soprattutto nei collegi uninominali. Si tratta quindi di capire con quale legge elettorale si va a votare e questo tema diventerà ancora più importante dal momento in cui si sta discutendo della riforma del premierato. Il meccanismo elettorale sarà fondamentale per capire il futuro dei vari “rassemblement” italiani. Se c’è un premierato, la legge elettorale diventa fondamentale anche per promuovere future alleanze». Quanto impatterà il risultato elettorale francese sugli equilibri europei?«In Europa andranno trovati gli accordi per le alleanze che determineranno la composizione delle nuove commissioni. Sarà importante seguire come sarà eletto il nuovo presidente della Commissione e con quali supporti politici, ma soprattutto quanto l’Italia potrà contare con i suoi numeri».