2025-12-01
Albanese, la regina dei radical chic che disprezza tutti, anche i suoi
Francesca Albanese (Ansa). Nel riquadro il murales che la ritrae con Greta Thunberg, abbracciate da un miliziano di Hamas, e lo stesso graffito vandalizzato
I graffiti piacciono solo se rossi: oscurato quello che la ritrae con un membro di Hamas.Se penso alla perfetta radical chic penso proprio a Francesca Albanese. Look da radical chic. Puzza sotto il naso da radical chic. Arroganza da radical chic. La Albanese possiede anche il tocco sublime della perfetta radical chic, possiede cioè quella capacità di cantare le «cretinate in diesis», cioè con quel pezzetto di nota aggiuntivo che gli stessi compagni non sanno se è una stonatura o una raffinatezza. Perché lei è parecchio divisiva anche a sinistra: adorata da quel pezzo che crede di aver capito tutto della vita; stucchevole per chi invece ne ha le scatole piene di questa sinistra qui (è un pezzo che non conta granché). La Albanese è talmente affascinata dalla causa palestinese da non poter fare a meno di disprezzare tutto il resto del mondo. Perché lei è una che disprezza di un disprezzo con la erre moscia, un disprezzo perfettamente di sinistra tanto che nel curvarsi sa di odio. La Albanese disprezza la Segre perché la sinistra deve cambiare prospettiva. Come disprezza il sindaco pd di Reggio Emilia, colpevole ai suoi occhi di non usare le parole giuste del glossario antagonista cool. Infine disprezza i giornalisti ai quali lancia il monito: guardate che i miei amici pro Pal mica possono sopportare tutto quello che scrivete. Per la Albanese è quasi una seccatura doversi scusare, dover premettere, dover sottrarre al suo radicalismo quel tanto che basta per non farsi criticare: rifiuta la violenza ma…; solidarizza con La Stampa ma... «La violenza contro La Stampa non è accettabile, ma sia di monito per i giornalisti», commentava quasi con la stessa altezzosità di Miranda Priestly, la tirannica direttrice protagonista de Il diavolo veste Prada. Ecco, la Albanese pare la protagonista de La sinistra veste Pal: lei una spanna sopra la scialuppa della Flotilla. Lei e l’amica Greta sopra le «navigelle» - le damigelle delle navi - della sinistra fighetta, Annalisa Corrado e Benedetta Scuderi.La disputa si gioca a sinistra nella metà del cielo oggi protagonista, quella femminile: se la Boldrini è stata presidente della Camera, lei - la Albanese - può non guardare a Palazzo Chigi? «Secondo me mi criticano perché faccio paura; rappresento il cambiamento e il risveglio delle coscienze», ha detto ad Accordi e disaccordi col suo fare swing. «Sono stata chiarissima: condanno la violenza nei confronti della redazione della Stampa; la mia colpa è aver criticato anche la stampa italiana e occidentale per il pessimo lavoro, indegno, sulla questione palestinese», ha insistito, non curante che una cretinata reiterata la trasforma in saggezza. Quindi La Stampa diventa la parte per il tutto e i violenti che hanno assaltato la redazione sono un po’ come «quei» compagni che sbagliano: del resto se nel giornale che fu di Carlo Casalegno non lo hanno ancora capito…Ma sì, lei fa paura; lei risveglia le coscienze: per questo i suoi giannizzeri hanno cancellato il murales che la ritraeva assieme a Greta Thumberg in un abbraccio solidale con un miliziano di Hamas. Il politicamente scorretto dei graffiti vale solo se la bomboletta è rossa. Correte, corsari delle cause giuste, c’è un murales che dev’essere tappezzato perché prende di mira le Erinni della causa palestinese. Copriamo chi ci attacca e soprattutto diversifichiamo l’attacco: Sorgi quasi quasi rovescia la frittata e dice che la colpa è del ministro Piantedosi, colpevole di non aver eretto le trincee a difesa del quotidiano torinese: non sapevamo che Askatasuna e gli altri teppisti dell’assalto avessero libertà di mal-azione se il Viminale non schiera le forze dell’ordine. Dovevamo capirlo con la lezione di Bologna dove il sindaco felsineo non voleva che si giocasse la partita tra la Virtus e il Maccabi. Ormai tutto è ribaltato nel mondo delle Albanesi: «La violenza non è mai una risposta neanche in una situazione violenta come l’Italia in questo momento. Neanche in un sistema violento bisogna utilizzare la violenza». Toh, l’Italia in questo momento è violenta. Del resto se il compagno Michele Serra arriva a equiparare l’integralismo islamico con «il fondamentalismo cattolico dei Maga», anche la scemata della Albanese in Mi bemolle per piano e tromboni troverà esecutori degni.
Nella quarta e ultima puntata, il Maestro Muti ci introduce al capolavoro mozartiano, in costante equilibrio tra gioco diabolico e tragedia. La luce sinistra del libertino illumina la scena. Quando svanisce gli altri personaggi non si sentono sollevati, ma smarriti.
Benjamin Netanyahu (Ansa)