2021-07-11
Al Casinò di Sanremo rinasce il Festival dedicato alla sartoria
L'evento torna dopo anni. Dal 17 luglio al 17 agosto in mostra anche lo smoking di Kennedy e le copertine di «Arbiter»Cinque modelli, più uno esclusivo in vero corno sostenibile, in vendita da fine settembreLo speciale contiene due articoliAllora, e parliamo del 1952, fu una vera e propria rivoluzione. Riunire tutti i sarti in un unico evento pareva impensabile dato che fino a quel momento ogni città italiana aveva vantato una sua tradizione sartoriale. Ma il richiamo del Festival della moda maschile italiana al Casinò di Sanremo, che riparte il 17 luglio, fu irresistibile e ben in 70 aderirono alla nuova manifestazione che per anni tenne banco. «Tutto partì da Michelangelo Testa, direttore ed editore di Arbiter», racconta Franz Botré, oggi direttore e editore dello rivista, «presente al Casinò di Scheveningen, in Olanda, dove si teneva un'adunanza di maestri sartori internazionali. Fu portato in trionfo un italiano, Brioni. Testa ebbe allora l'idea di fare qualcosa di simile in Italia». Senza dimenticare che la moda donna era già partita. «Giovanni Battista Giorgini, un nobile toscano, aveva deciso di organizzare la prima sfilata di moda femminile a Villa Torrigiani a Firenze, dando il la all'internazionalizzazione del settore». Si era così innescato un processo di evoluzione di quello che era il concetto sartoriale. Testa, con gli organizzatori del Casinò di Sanremo, diede vita al Festival della moda maschile. L'anno prima, in quelle stesse sale, sulle note di Grazie dei fiori, Nilla Pizzi aveva vinto una gara canora destinata a fare la storia e il Casinò era più che mai il «centro della vita mondana internazionale», come descritta nelle réclame delle riviste chic. «Spontaneo, umano, vero, il Festival della moda maschile di Sanremo», si legge tuttora sul Dizionario Italiano della moda, «portava alla ribalta autentici maghi dell'ago e della forbice, provenienti da ogni parte d'Italia, e talvolta dall'estero, uniti dal medesimo entusiasmo e dalla medesima passione per il proprio lavoro. Era una giusta ribalta per una grande scuola sartoriale che aveva le sue punte a Napoli, in Abruzzo, a Roma e a Milano. Dopo la morte di Testa, qualcuno, fra alti e bassi (più bassi che alti), tentò di far rivivere la rassegna. Ma era mancato il capo carismatico». È stato così? «Il Festival ebbe un grande successo», continua Botré, «all'epoca i sarti erano una sorta di casta, un po' come gli chef oggi, erano autorevoli, avevano cultura. Testa andò avanti fino al 1962 e si interruppe quel filo conduttore artigianale diventando altro. Era sempre stato sostenuto da Ermenegildo Zegna e altri e fu proprio Zegna a prenderne il testimone e a portarlo avanti dal 1963 al 1968 creando anche un giornale apposta, Top. E la confezione era lì lì per esplodere». La manifestazione, all'inizio, fu addirittura criticata e «sottoposta agli strali dell'ironia in particolare per l'invenzione della figura dell'indossatore. I critici più benevolenti la qualificarono come curiosa e provocatoria e molte località turistiche si rifiutarono di ospitarla», si legge in un resoconto di Gianni Moreschi, fotografo ufficiale del Casinò. Fino a quel momento, infatti, quello del modello era un mestiere impraticabile, sconveniente e reputato poco virile. Velocemente le cose cambiarono e l'abbigliamento «pronto da portare» fece il suo prepotente ingresso. Oggi il Casinò di Sanremo, Confartigianato nazionale, il Comune di Sanremo, con la collaborazione degli Annali della Moda del 900 e di Arbiter, hanno deciso di lanciare il Festival della Moda Maschile 1952-1990 - La Grande Bellezza dei Maestri Sartori. L'evento, quindi, torna dopo tanti anni. «Fa parte del recupero che vogliamo dare a tante nostre tradizioni e aiuta a comprendere che il Casinò non è solo il posto dove ci si può intrattenere giocando ma è anche un luogo che ospita avvenimenti culturali, musica, dove c'è la storia del costume», spiega Adriano Battistotti, presidente del Casinò di Sanremo, «Le sfilate e i gala hanno segnato le epoche. E noi vogliamo riprendere tutto questo per attirare una clientela un po' diversa». Si partirà con un convegno con Fabio Pietrella, presidente nazionale Confartigianato moda; il sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni; Antonella Mulè, responsabile degli Annali della moda del 900; Carlo Donati, maestro sartore di Firenze; Franz Botré. «Dal Casinò di Sanremo sono partite tante mode», prosegue il presidente, «e si è sentita l'esigenza di andare incontro ai desideri di una clientela matura e internazionale. Oggi, come in altri campi, c'è il prodotto di massa che consente a molti di vestirsi in modo decoroso senza spendere troppo o di arredare la casa. Ma è anche vero che continua a esserci tutta una serie di persone cui piace il prodotto di nicchia. E il ritorno della sartoria italiana è molto sentito. Arbiter ne ha fatto una missione».Prevista anche una mostra con 24 copertine di Arbiter e capi straordinari (fino al 17 agosto). Come i l'abito dinner jacket tre pezzi, completo di papillon, realizzato per John F. Kennedy nel 1963, parte di un intero guardaroba che la famiglia Litrico con Angelo creò per il presidente americano. E poi la sezione riservata a La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino firmata da Attolini Cesare spa, in cui si può ammirare una selezione delle giacche che Jep Gambardella, al secolo Toni Servillo, indossò nella pellicola premio Oscar 2014.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/al-casino-di-sanremo-rinasce-il-festival-dedicato-alla-sartoria-2653743396.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="oliver-peoples-e-brunello-cucinelli-lanciano-una-capsule-di-occhiali" data-post-id="2653743396" data-published-at="1625990969" data-use-pagination="False"> Oliver Peoples e Brunello Cucinelli lanciano una capsule di occhiali L'unico paio di occhiali pronto da vedere era quello indossato da Brunello Cucinelli in persona. Fatto apposta per lui. Color miele, una delle tinte, con i beige e i grigi, più amate dall'imprenditore, stilista e filosofo che ha raccontato la collaborazione con Oliver Peoples (del gruppo Luxottica, ora Essilux) e descritto con una certa eccitazione il nuovo progetto che ha studiato per Solomeo, il suo borgo in Umbria, che svelerà solo a ottobre al Piccolo Teatro a Milano. Si chiamerà Bosco della spiritualità, alberi e pietre giganti con incise le frasi dei grandi pensatori, e sarà portato avanti con la Fondazione di famiglia. «Speriamo in tre quattro anni di realizzarlo», dice, «Rappresenta il mio sogno, un progetto ai 1.000 anni di Solomeo». D'altronde Cucinelli crede fortemente in quella moda umanistica che fa conoscere e apprezzare la cultura e la bellezza del borgo umbro e di tutto il Paese, il vero made in Italy che significa anche un certo modo di vivere. «Seguitiamo a lavorare per questo luogo per me affascinante». Non è un caso, quindi, che i due brand, Cucinelli e Oliver Peoples (marchio di Los Angeles prodotto in Italia) siano profondamente radicati nella propria terra d'origine: nella dolce campagna il primo, nello spirito della California in cui le influenze provengono dal cinema, dalla musica e dalla moda il secondo. «Sono onorato di questo piacevolissimo inizio di collaborazione con Oliver Peoples», commenta il re del cashmere, «azienda che si è sviluppata con dei manufatti di grandissimo pregio e di grande manualità, esclusivi per il loro gusto contemporaneo, giovane e raffinato. Mi riconosco appieno nei valori di Luxottica e del suo fondatore, Leonardo Del Vecchio, con il quale condivido l'amore per le nostre terre e per le nostre genti. Nelle nostre vicende imprenditoriali abbiamo sostenuto l'idea di custodire e di abbellire quei luoghi che hanno ispirato le nostre vite; sono entusiasta dei rapporti che si sono creati tra i nostri figli e mi auguro che questa stima reciproca possa donar loro prosperità per i tempi a venire». È prevista una capsule di cinque modelli, sia da vista sia da sole, in acetato e altri materiali, e un esclusivo modello in vero corno da fonti sostenibili; diversi i colori, dal nero al tartaruga ad altri più innovativi. Sulle aste i nomi dei due brand. Saranno disponibili da fine settembre in oltre 1.500 punti vendita in tutto il mondo. «Anche per noi è un immenso onore, oltre che un vero privilegio, collaborare con Brunello Cucinelli», ha detto-Rocco Basilico, ad di Oliver Peoples, «fondatore di un marchio con cui condividiamo un'identità definita e radicata nel territorio, ma anche valori fondamentali e per noi imprescindibili quali l'artigianalità, la qualità della materia prima, l'eccellenza nella cura di ogni dettaglio». Dati alla mano, Cucinelli spiega cosa davvero significa artigianalità. «I nostri prodotti hanno un contenuto di manualità intorno al 52%. Un indiano, un cinese, un americano, un brasiliano da noi si aspettano cose di qualità. Per questo fabbrichiamo in Italia con i nostri 2.200 dipendenti, oltre a 5.000 collaboratori esterni, artigiani e micro imprese. So che è costoso però noi desideriamo far sì che ognuno nella filiera abbia il giusto compenso». Da una parte Solomeo, dall'altra l'azienda quotata dal 2012. «Agli investitori dissi: “Se volte investire in un'azienda che cresca in modo sano e garbato comprate le nostre azioni, altrimenti non lo fate". In questi ultimi 20 anni la crescita media è stata del 12% fino al 2019, nel 2020 abbiamo perso il 10%, quindi pochissimo perché a marzo pensavamo al peggio. Quest'anno recupereremo intorno al 20%: il nostro percorso riparte».
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