2024-05-24
Aiutino dei socialisti all’unione delle destre
Il leader del Pse Nicolas Schmit (Ansa)
Il leader del Pse insulta i lepenisti, i conservatori e il nostro governo: «Non sono forze democratiche». Così favorisce la convergenza Ecr-Id (che espelle Alternative für Deutschland) e il loro dialogo col Ppe. Ursula von der Leyen infatti difende Giorgia Meloni: «Con lei lavoro bene».Di fronte alla pressione degli avversari politici, il leader dei Socialisti europei risponde col più classico degli autogol, accelerando di fatto il processo di federazione delle destre continentali in vista della prossima legislatura a Strasburgo e Bruxelles. E Nicolas Schmit, che è il candidato ufficiale della sinistra alla guida della Commissione, l’ha fatta veramente grossa, quando ieri, nel corso del dibattito, ha candidamente affermato che il governo italiano non è democratico e che una cospicua fetta del Parlamento europeo è costituito da forze antidemocratiche, rispolverando un vecchio armamentario retorico che si pensava superato. «Sono pronto a lavorare con tutte le forze democratiche», ha detto Schmit, «ma non credo che Ecr e Id siano forze democratiche, perché hanno un’idea di Europa molto diversa». Poi, l’affondo contro il nostro Paese: «In Svezia», ha detto, «dove c’è un governo del Ppe sostenuto dall’estrema destra creano fabbriche di fake news. In Italia i diritti delle donne e dei media sono sotto attacco. Le loro azioni», ha aggiunto, «non corrispondono ai valori fondamentali per cui si batte l’Ue». Non pago, Schmit ha parlato di estrema destra che «vuole smantellare l’Europa», di «amici russi e cinesi», riferendosi all’esponente di Afd Maximilian Krah, proprio mentre l’evoluzione del caso che ha coinvolto il politico tedesco gli stava dando clamorosamente torto e trasformava le sue parole in un assist al fronte conservatore. Nel pomeriggio, infatti, è arrivata una dura nota del gruppo Id, nella quale si confermava l’espulsione di Afd, peraltro ampiamente annunciata nelle ore successive all’infausta intervista di Krah a Repubblica sia da Matteo Salvini sia da Marine Le Pen: «L’Ufficio di presidenza del gruppo Identità e democrazia al Parlamento europeo», si legge, «ha deciso oggi di escludere con effetto immediato la delegazione tedesca Afd». «Il gruppo Id», prosegue la nota, «non vuole più essere associato agli incidenti che hanno coinvolto Maximilian Krah, capolista dell’Afd per le elezioni europee». Che la sparata di Schmit sia stata strategicamente disastrosa lo ha confermato anche il fatto che l’attuale leader Ue e ricandidata dal Ppe, Ursula von der Leyen, lo ha immediatamente smentito, nell’ambito dello stesso dibattito: «Ho lavorato molto bene», ha detto, «con Giorgia Meloni e con il Consiglio europeo, come faccio con tutti i capi di Stato e di governo. Lei», ha aggiunto, «è chiaramente a favore dell’Europa, contro Putin, su questo è stata molto chiara, e a favore dello Stato di diritto e poi ci offriremo di lavorare insieme». Unico punto su cui la presidente della Commissione ha tenuto a differenziarsi dal nostro presidente del Consiglio è stato sulle politiche per la comunità Lgbtiq+, per la quale ha detto: «Non abbiamo lo stesso approccio». Tra l’altro, le frasi di Schmit pongono anche i suoi omologhi italiani di fronte a un dilemma, nella misura in cui dichiararsi d’accordo, da parte di Elly Schlein e Giuseppe Conte, equivarrebbe a non riconoscere la legittimità dell’esecutivo Meloni e del voto che ha portato al governo il centrodestra. «Le parole pronunciate in Eurovisione del candidato socialista Nicolas Schmit», ha non a caso commentato il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, «sono di una gravità inaudita. Accusare Ecr di non essere una forza democratica è un insulto a decine di milioni di europei. Affermare che la leader di Ecr e presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, sia a capo di una famiglia politica europea non democratica è una bestialità da cui Elly Schlein dovrebbe prendere immediatamente le distanze». «Schmit e altri cattivi maestri», ha proseguito, «accecati dalla disperazione di una campagna elettorale che perderanno clamorosamente, non si rendono conto che le loro parole gravissime rischiano di creare un clima nel quale è più facile che minoranze violente o lupi solitari possano decidere di farsi giustizia da sé». Sul fronte dei futuri equilibri del Parlamento europeo, questo saranno evidentemente dettati dall’esito delle elezioni, ma l’espulsione di Afd ha certamente impresso un’accelerazione nella costituzione di un fronte conservatore omogeneo, passibile di diventare il primo interlocutore per il Ppe e di ripetere lo schema del centrodestra italiano a livello continentale. Le incognite, in questo senso, restano molte, perché occorrerà capire se ciò avverrà nella forma di una semplice coalizione, nella federazione dei gruppi Id «detedeschizzato» ed Ecr o di una vera e propria fusione politica, con la costituzione di un gruppo unico, potenzialmente capace di divenire la seconda forza a Strasburgo. Per capire cosa accadrà bisognerà anche seguire le mosse di Viktor Orban e vedere se inizialmente sceglierà di approdare all’Ecr (come ventilato mesi fa) o a Id. In ogni scenario, il ruolo di Giorgia Meloni risulterebbe accresciuto, sia per il prestigio derivante dallo status di premier di un Paese fondatore dell’Ue, sia dal certo balzo in avanti del suo partito a livello elettorale (nel 2019 Fdi ottenne il 6,4%, pari a cinque seggi).
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)