2020-04-10
Ai produttori di uova e colombe solo gli auguri di buona quaresima
Il settore perde il 50% e prevede chiusure. L'aiuto del governo? Un tweet di Teresa Bellanova.Hanno perso quasi metà del fatturato e l'aiuto arrivato dal governo è il sorriso del ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova (Iv), che ha lanciato l'hashtag #iononorinuncioalletradizioni. Ma agli incassi, ai posti di lavoro e alle quote di mercato sì. È una Pasqua amarissima per i produttori di colombe e uova. Di più, nell'uovo hanno trovato la sorpresa dei bar chiusi e delle pasticcerie sprangate. Tutto giusto, solo che per qualcuno di questi produttori il periodo pasquale rappresenta metà del fatturato annuale. Con l'aggravante che la produzione è stata fatta, ma resta invenduta. Se andasse avanti così della quarantina di aziende che producono lievitati di ricorrenza e uova di cioccolato ne resteranno in piedi al massimo una decina. Lo racconta Dario Loison, vicentino innamorato del suo lavoro, che manda avanti un'azienda boutique. «Avevamo preparato tutto per la Pasqua», dice tra l'arrabbiato e l'ostinato, «ma in negozio non vendo quasi più niente e nella grande distribuzione non ci sono. Ho perso almeno il 40%. E non mi aiuta neppure l'export perché anche nel resto d'Europa c'è il blocco. Mi ha salvato in parte l'online. E peggio di me stano i produttori di uova di cioccolata e chi distribuisce». Andiamo a vedere le cifre. In Italia si producono quasi 32.000 tonnellate di uova di cioccolato, con un fatturato di 275 milioni di euro, il 75% della vendita è concentrata in un mese. Di colombe se ne fanno 23.000 tonnellate, il fatturato è di circa 170 milioni di euro. La caduta di volume è stata per ora del 45% complessivo. Anche un produttore affermato come Maina ha delle difficoltà. Lo conferma Marco Brandani, ad del gruppo: «Confidiamo che l'appello del ministro Bellanova funzioni perché la situazione si è fatta pesante. Le vendite nei supermercati stanno subendo una flessione superiore al 30%. Questa cifra, tendenzialmente in peggioramento, rischierà di mettere in seria difficoltà tutto il settore». Unionfood che raggruppa buona parte dei produttori stima che il 50% è destinato a diventare un regalo. È evidente che il blocco del mercato è da imputare quasi interamente alla quarantena imposta dal governo che però per queste industrie non ha fatto nulla. La Cassa integrazione scattata per un paio di grossi produttori ancora non è stata attivata per le aziende più piccole. A contribuire alla caduta del mercato delle colombe è stata anche la scelta della Gdo di contrarre gli spazi dedicati a questi prodotti nei supermercati che hanno privilegiato farine e scatolame. Come spiegava al Sole 24 Ore Marco Pedroni, presidente di Coop Italia: «Uova e colombe sugli scaffali ci sono e vorremo che le persone li comprassero per fare festa. Ma soprattutto per le uova di cioccolata, che molti compravano come regalo, gli acquisti sono quasi dimezzati». Lo conferma anche Luigi Giammarini, la cui famiglia fa uova di cioccolata dal 1937: «Aziende come la mia fanno il 95% del fatturato in questo periodo. Io ne ho perso oltre la metà. O le banche ci danno liquidità fino alla prossima Pasqua o saremo costretti a chiudere lasciando a casa una quindicina di persone». Perciò il direttore di Unionfood, Mario Piccialuti, preme perché la Gdo allunghi il periodo di vendita magari con promozioni ben oltre Pasqua: «La situazione è oggettivamente difficile per chi fa lievitati di ricorrenza e non ha una gamma diversificata; questo crollo del mercato sotto Pasqua può avere conseguenze molto, molto pesanti». Tanto che anche marchi come Balocco o Condorelli hanno già fatto sentire la necessità che questa situazione sia affrontata con decisione. La richiesta è sempre la stessa: liquidità alle imprese, ammortizzatori sociali ma soprattutto ripartenza veloce. E in questo la colomba potrebbe essere un simbolo. C'è chi la fa risalire ai longobardi, all'assedio di Pavia di Alboino, chi alla vittoria della Lega lombarda contro il Barbarossa, chi alla focaccia veronese. Di sicuro c'è che fu industrializzata dalla Motta su intuizione di Dino Villani. La inventò per non lasciare ferme le impastatrici dei panettoni. C'è da sperare che una dolce colomba, come accadde per Noé, arrivi a dare un segnale che il diluvio è passato.