2024-07-02
Ai mercati non piace il golpetto di Macron
A Parigi ieri i mercati hanno chiuso in positivo, segno che la finanza non è spaventata dall’idea di Bardella premier. Intanto, però, il presidente fa di tutto per impedire uno governo sgradito ignorando gli elettori.Il capo dello Stato rappresenta l’unità della nazione. Infatti, al momento del suo insediamento giura sulla Costituzione, promettendo di essere fedele alla Repubblica e di rispettarne i valori. Ora voi immaginate se all’improvviso, di fronte al successo di una forza politica, il presidente se ne uscisse dicendo che bisogna darsi da fare per impedire che i rappresentanti del partito uscito vincente dalle elezioni possano governare. Provate a pensare quale sarebbe la reazione dei cittadini che in massa hanno votato dando fiducia a un gruppo che ora rischia di essere espropriato del diritto di guidare il Paese da una manovra del capo dello Stato, il quale si arroga il diritto di decidere chi può e chi non può governare.Beh, quello che vi ho appena raccontato è esattamente ciò che sta succedendo in Francia, dove il Rassemblement national di Marine Le Pen è stato premiato dagli elettori, ma Emmanuel Macron sta provando in ogni modo a sbarrargli la strada per Palazzo Matignon. Per molto meno da noi avremmo già parlato di colpo di Stato del presidente e le forze politiche non soltanto in tal caso avrebbero ragione da vendere, ma potrebbero sollecitare la messa in stato di accusa del capo dello Stato. Il quale, non rispettando il voto dei suoi cittadini, pretende di poter formare coalizioni e alleanze che gli elettori non hanno scelto. Già, coloro che oggi in Francia si riempiono la bocca con i principi democratici, sono nei fatti i primi a violarli, perché di fronte alla libera scelta dei cittadini invocano decisioni che cancellano il responso delle urne, per aprire la strada a formule politiche che di democratico non hanno nulla. In pratica, la patria della Rivoluzione francese, da cui sono scaturiti tutti i diritti civili con la cancellazione del potere assoluto della monarchia, smentisce sé stessa e la sua storia, per instaurare la democrazia di un’élite che si crede al di sopra del popolo e come tale in diritto di decidere al posto dei sudditi. Quella di Emmanuel Macron è una monarchia democratica, dove la ghigliottina taglia le aspettative del popolo e non le teste dei sovrani, ma è pur sempre una monarchia che sottrae ai francesi il diritto di scegliere.Il presidente francese reputa che nonostante quasi un francese su tre abbia votato per il Rassemblement national, il partito di Marine Le Pen non abbia diritto di governare. E in base a quale criterio? Alla sensibilità di monsieur le président? Oppure di quella cerchia di gran commis d’etat che l’hanno portato all’Eliseo? Sta di fatto che a fronte di un movimento che in questi anni ha rispettato la Costituzione, rimanendo ai margini del potere nonostante il consenso conquistato, al momento l’unico a non rispettarla e dunque a violare i principi repubblicani è proprio Macron. Il quale si è addirittura appellato all’estrema sinistra per impedire la vittoria della destra francese. La proposta escogitata da Macron dopo la sconfitta è la desistenza, ovvero un patto con il Nuovo fronte popolare per evitare che Jordan Bardella abbia la maggioranza in Parlamento e possa chiedere di essere nominato primo ministro. E quel 30 per cento di francesi che hanno votato per il Rassemblement? Chissene importa. E il pericolo che lo scippo presidenziale nei confronti di Marine Le Pen dei suoi candidati crei i presupposti per una guerra civile fra francesi di opposte sponde? È un rischio calcolato, forse addirittura auspicato, che consentirebbe a Macron di continuare a fare il presidente senza coabitare con Bardella e soprattutto rimanendo ago della bilancia in una situazione complicata.Tuttavia, mentre il presidente lancia appelli allarmati, chiamando a raccolta la sinistra estrema (antisemita e filo Putin) in vista dei ballottaggi di domenica, c’è un dato a cui Macron, ma non soltanto lui, dovrebbe guardare. Ed è quello della Borsa. A Parigi i mercati azionari non hanno reagito negativamente di fronte alla possibilità che un uomo di destra diventi primo ministro. Anzi. L’indice Cac è salito di un paio di punti, segno che gli investitori non temono la destra al governo. Non dico che la Borsa abbia festeggiato, ma credo che il risultato di domenica abbia fatto tirare un grosso respiro di sollievo. Vi immaginate che cosa succederebbe se la maggioranza di governo fosse in mano a uno che vuole abolire la povertà (questa l’avete già sentita) e redistribuire la ricchezza con una tassa fino al 90 per cento del patrimonio e dei redditi milionari? Se lo sapete capirete perché agli investitori fa meno paura Bardella del nuovo compagno di Macron.