2025-10-06
Dazi, Fed, immigrati e politica estera. L’agenda Trump riscrive gli States
Da anni si parla del declino degli Stati Uniti, ma per molti cittadini Trump può risollevare le sorti del Paese. Al suo secondo mandato, tra ordini esecutivi e spoils system, è deciso a non commettere gli errori del passato.Confine a Sud blindato, rimpatri accelerati. La lotta agli irregolari infiamma lo scontro tra poteri istituzionali. Nel mirino anche la deflazione salariale.Lo speciale contiene due articoli.Quando un giorno si scriverà la storia di questo travagliato periodo storico, gli Stati Uniti saranno probabilmente descritti come una potenza in declino, che ha perso a un tempo il proprio ruolo di guida dell’Occidente e la ragione stessa della convivenza al proprio interno.L’assassinio di Charlie Kirk, poco più di un anno dopo l’attentato all’allora candidato alla presidenza Donald Trump, dimostra quanto profonda e violenta sia la divisione che attraversa il popolo americano. Una frattura che percorre gli schieramenti politici e arriva toccare la religione, l’economia, l’identità, persino il concetto di popolo americano.Per la verità, è ormai da diversi decenni che si parla del declino americano e in questo senso, per qualcuno, l’emersione di Donald Trump come presidente è la certificazione della fine dell’impero statunitense. Per altri, invece, Trump rappresenta un nuovo inizio, un’onda di cambiamento in grado di riportare gli Stati Uniti a quell’alba di innocenza perduta dei good old days. In effetti, questi ultimi rappresentano la maggioranza dei votanti all’elezione del novembre 2024.In Europa guardiamo alla politica statunitense con malcelata sufficienza, in fondo condividendo il cliché un po’ stantio dell’americano che si comporta come un bambino troppo cresciuto. L’elettorato di Trump non è quello che il racconto del mondo Maga (Make America Great Again) tende ad assimilare a un monolite. La destra americana è invece un universo composito, che si è unito nel voto a Trump, diventato il catalizzatore di spinte anche molto diverse tra loro.L’agenda politica di Trump 2.0 sta sovvertendo quell’ordine apparente sotto il quale covavano le contraddizioni che ora sono esplose. È fuori di dubbio che la seconda presidenza Trump sia iniziata con i fuochi di artificio e che in pochi mesi abbia già cambiato la faccia dell’America. Ora il conflitto con il mondo liberal incarnato dai democratici e da gran parte dell’establishment culturale, finanziario e mediatico americano è esplicito e in questo scontro nessun colpo è risparmiato. «Sotto sotto, c’è sempre il western», diceva Giorgio Gaber.L’immigrazione, ad esempio. Pochi giorni fa, il Dipartimento per la sicurezza interna americano (Dhs) ha annunciato che 2 milioni di immigrati clandestini hanno lasciato il Paese da gennaio, spontaneamente (1,6 milioni) o perché espulsi (400.000). In alcune tra le maggiori città americane, tra cui la stessa Washington, la Casa Bianca ha inviato la Guardia nazionale, truppe federali e reparti dell’Ice (Immigration and Customs Enforcement, Agenzia statunitense per l’immigrazione e le dogane) per motivi di ordine pubblico. Immigrazione e criminalità sono temi sui quali Trump si pone con argomenti «Law & Order». Il metodo non piace ai sindaci e ai governatori democratici, mentre giornali e televisioni sono unanimemente schierati contro Trump, salvo rare eccezioni.Il presidente ha modificato le norme sullo ius soli, ha ristretto i permessi per studenti e quelli per il lavoro.In effetti, in questo secondo incarico il tycoon newyorkese sembra intenzionato a non commettere gli errori del suo primo mandato. La sua agenda sta riscrivendo i rapporti tra le istituzioni statunitensi. Trump tende ad allargare la portata dell’azione del governo, in nome di quella teoria dell’esecutivo unitario (Unitary Executive Theory) secondo cui il presidente degli Stati Uniti detiene il controllo totale e indivisibile sul potere esecutivo. Secondo questa teoria, tutte le funzioni esecutive - comprese quelle svolte da agenzie federali, dipartimenti e burocrati - devono essere subordinate al presidente, che ne è il capo unico.Ecco, quindi, le rimozioni di funzionari in posizioni apicali, come la direttrice dei Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) Susan Monarez, della commissaria del Bureau of Labor Statistics (Bls) Erika McEntarfer , del direttore dell’Fbi Christopher Wray, del segretario alla Sicurezza interna Alejandro Mayorkas, della direttrice dell’Intelligence nazionale Avril Haines. Per non parlare del caso più clamoroso, la tentata rimozione del governatore della Federal Reserve Lisa Cook e la nomina del più stretto consigliere economico di Trump, Stephen Miran, come membro del board della stessa Fed.Nel frattempo, i dazi del Liberation day di aprile stanno rimodellando il commercio internazionale. Washington sta conducendo una trattativa complessa con Pechino, dopo avere imposto dazi altissimi sulle importazioni di merci cinesi. Con l’Ue vi è stato un accordo commerciale, che è ancora in divenire e che fissa i dazi al 15%, ma i rapporti non sono ancora distesi.Trump ha ritirato gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima e ha cancellato i sussidi e i finanziamenti alle energie verdi. Ha abolito le politiche Dei (Diversità, equità e inclusione) nell’amministrazione e nell’esercito, ha smantellato Usaid, il dipartimento incaricato della cooperazione internazionale. Con il suo «Drill, baby, drill» sta cercando di imporre il dominio americano sull’energia mondiale, ma le cose sono un po’ più complicate di così.In politica estera, Washington mette il contrasto alla Cina come priorità massima. Mentre spinge l’Europa a sostenere i costi della propria difesa e rivede le strategie Nato, declassa la Russia a potenza regionale e cerca di venire a capo del rebus Iran. Sulla questione di Gaza, Trump ha proposto un piano di pace ora in discussione.A dispetto delle Cassandre, che vedevano nei dazi il fattore che avrebbe messo in ginocchio gli Stati Uniti, l’economia americana regge, con Wall Street ai massimi. Stanno emergendo alcuni fattori di debolezza, ma non quelli che la maggior parte degli analisti pensavano.Intanto, la nuova destra americana marca le differenze. Un mondo variegato, una sorta di fiume carsico di cui Charlie Kirk era un esponente molto in vista, ma che non esaurisce lo spettro. La cosiddetta tecnodestra, da Peter Thiel a Elon Musk, preme per riforme radicali, mentre il vicepresidente JD Vance sembra essere il candidato naturale alle prossime elezioni. Tra poco più di un anno, intanto, si vota alle elezioni di midterm per il rinnovo del Congresso.In tutti o quasi i capitoli aperti dalla Casa Bianca entra pesantemente il sistema giudiziario, preoccupato dall’allargamento del raggio d’azione dell’esecutivo (oltre 200 ordini esecutivi firmati dal presidente). Si stima che siano stati avviati circa 400 procedimenti giudiziari contro gli atti del governo a partire dal gennaio scorso. Un terzo è stato respinto, un terzo ha bloccato o rallentato l’azione di Trump e il restante è in attesa di giudizio.La crociata repubblicana contro la cultura woke attraversa anche le università, con gli scontri e i tagli dei finanziamenti a prestigiose università come Harvard.L’America è in un travaglio da cui può emergere purificata o perdersi. Ma non sarà la presidenza Trump a sancire la fine della crisi, che ha radici profonde.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/agenda-trump-riscrive-gli-states-2674156370.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="confine-a-sud-blindato-rimpatri-accelerati" data-post-id="2674156370" data-published-at="1759684791" data-use-pagination="False"> Confine a Sud blindato, rimpatri accelerati La lotta all’immigrazione illegale è tornata al centro della politica americana sotto la presidenza di Donald Trump, con una ruvidità che non lascia spazio a compromessi. Rimpatri accelerati, status di protezione temporanea (Tps) revocati, designazione dei trafficanti come terroristi e persino l’affondamento di navi venezuelane sospettate di trasportare droga. Il confine Sud degli Stati Uniti è diventato un laboratorio (caldissimo) di una strategia muscolare che punta a ridisegnare non solo le politiche migratorie, ma anche l’accesso allo status di cittadino statunitense.Appena entrato in carica, infatti, Trump ha firmato un ordine esecutivo che interpreta in modo restrittivo il 14° emendamento della Costituzione, sostenendo che il diritto alla cittadinanza per nascita non si applichi ai figli di immigrati irregolari. L’obiettivo è negare la cittadinanza automatica a decine di migliaia di bambini nati ogni anno da genitori non in regola. Diversi tribunali federali hanno inizialmente bloccato l’ordine esecutivo, ma la Corte Suprema ha limitato l’azione delle corti.Proprio i tribunali rappresentano uno degli ostacoli principali alla strategia trumpiana. Diverse corti hanno sospeso o annullato provvedimenti esecutivi, contestando la legittimità delle deportazioni accelerate e la revoca dei Tps concessi a venezuelani, haitiani e centroamericani. Il conflitto tra potere giudiziario e potere esecutivo si è fatto rovente, con accuse incrociate di abuso di potere e politicizzazione della giustizia. I liberal-democratici, da parte loro, denunciano una deriva autoritaria e una strumentalizzazione della paura a fini elettorali.I numeri parlano chiaro. Con 8-10 milioni di immigrati illegali, secondo il dipartimento per la Sicurezza interna (Dhs), oltre due milioni di migranti irregolari sono stati rimpatriati in meno di 250 giorni. Gli attraversamenti delle frontiere sono crollati, gli arresti da parte dell’Ice (Immigration and Customs Enforcement) sono raddoppiati rispetto al periodo pre Trump, mentre il numero di persone detenute ha raggiunto il massimo storico. Il «One Big Beautiful Bill» prevede 150 miliardi di dollari per rafforzare la sicurezza alle frontiere e i rimpatri.La gran parte degli economisti pensa che la repressione dell’immigrazione danneggerà il mercato del lavoro. Non la pensa così Stephen Miran, stretto consigliere economico di Donald Trump. «È un errore pensare che non abbiamo un sostituto nazionale per gli immigrati», ha detto Miran. «C’è un’ampia offerta di manodopera in attesa di essere attratta dai giusti incentivi per le aziende ad assumerla - e per loro a lavorare - ma non arriverà mai, se ci si limita a fornire un flusso infinito di non americani disposti a lavorare per salari da schiavi». Questo è il punto: la deflazione salariale indotta dall’immigrazione illegale è evidente in diversi settori come agricoltura, ristorazione, costruzioni e assistenza. I dati su occupazione e salari dei prossimi mesi diranno se Miran ha ragione.
(Arma dei Carabinieri)
Nelle prime ore del mattino nelle province di Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari, Roma, Pisa, Biella, Vicenza e Macerata, a conclusione di una articolata e complessa attività d’indagine condotta dai militari della Compagnia Carabinieri di Carbonia, sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Cagliari, i Carabinieri dal Comando Provinciale di Cagliari hanno concluso una vasta operazione di polizia giudiziaria, convenzionalmente denominata «Termine», che ha portato all’esecuzione di 71 provvedimenti emessi su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Cagliari. L’attività ha visto l’impiego di oltre quattrocento Carabinieri in un complesso intervento simultaneo, che ha interessato diverse regioni italiane attraverso il concorso dei reparti territorialmente competenti, dello Squadrone Eliportato «Cacciatori Sardegna», dei Nuclei Cinofili Carabinieri della Sardegna e dell’11° Nucleo Elicotteri di Cagliari.
Il provvedimento ha disposto la custodia cautelare in carcere per 50 indagati, i domiciliari per 9, l’obbligo di dimora per due e il divieto di dimora per uno. Contemporaneamente sono state eseguite numerose perquisizioni locali e domiciliari, delegate dall’Autorità Giudiziaria e sviluppate d’iniziativa, per la ricerca di stupefacenti, armi da fuoco e beni di provenienza illecita, e sono stati notificati 9 inviti a rendere interrogatorio prodromici alla valutazione di ulteriori posizioni in osservanza alle disposizioni della recente normativa Nordio.
Le persone coinvolte, cittadini italiani e stranieri – molti dei quali già noti alle Forze dell’ordine – sono sottoposte a indagini, a vario titolo, per le ipotesi di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione di droga in concorso, porto e detenzione abusiva di armi da sparo.
Le indagini, avviate dalla Procura di Cagliari nel gennaio 2022 e protrattesi sino al maggio 2024, hanno permesso al Nucleo Operativo della Compagnia di Carbonia di acquisire gravi indizi circa l’esistenza di due distinte associazioni criminali radicate in Sardegna, strettamente collegate con ambienti della criminalità albanese operanti in Toscana e in Veneto.
Secondo le ipotesi allo stato formulate, la prima consorteria, di carattere strutturato e verticistico, si occupava del reperimento dello stupefacente, in particolare cocaina ed eroina, nel territorio nazionale e della sua distribuzione in Sardegna. La seconda, definita “strumentale”, sarebbe composta da camionisti professionisti incaricati di trasportare i carichi di droga ricevuti dai fornitori albanesi e di provvedere al saldo in contanti per l’acquisto delle successive partite. La sostanza stupefacente, opportunamente occultata sugli articolati, secondo complessi sistemi meccanici quali doppi fondi, sarebbe stata così trasportata in sicurezza attraverso il territorio nazionale e in alcune circostanze anche verso nazioni estere confinanti.
Durante l’attività di indagine, protrattasi per oltre due anni, erano già stati assicurati alla giustizia 9 soggetti colti in flagranza di reato e sequestrati 88 chilogrammi di cocaina, 7 chilogrammi di eroina e 370.900 euro in contanti, risorse che avrebbero alimentato ulteriormente il circuito del narcotraffico.
Di specifico rilievo è anche il rinvenimento e sequestro di diverse armi, alcune delle quali catalogate «da guerra», come un lanciagranate modello Panzerfaust, una granata Rpg e una pistola mitragliatrice Uzi, utilizzabili nell’esecuzione di operazioni criminali come ad esempio l’assalto a furgoni portavalori, dove è sempre stato documentato l’utilizzo di armi pesanti per le operazioni di sbarramento delle arterie stradali, il bloccaggio dei mezzi e per poter guadagnare in tempi rapidi una o più vie di fuga.
Nell’odierno quadro indiziario confluisce poi un ulteriore e rilevante sviluppo investigativo, grazie al quale sono stati individuati i presunti responsabili del sequestro di persona avvenuto a Sant’Anna Arresi il 3 aprile 2023.
L’operazione “Termine” costituisce un risultato di particolare rilievo nel contrasto al traffico di droga e alla criminalità organizzata, confermando l’alta capacità investigativa e operativa della Direzione Distrettuale di Cagliari e dell’Arma dei Carabinieri. L’impegno dei militari, sviluppato con professionalità e senso del dovere, ha inferto un duro colpo a quella che, in base agli indizi finora acquisiti, si presenta come una rete criminale estesa su più regioni, contribuendo a tutelare la collettività e a rafforzare la legalità nei territori interessati.
Continua a leggereRiduci
Xi Jinping (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
Coordinati dall'EPPO (Procura europea) di Bologna, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Prato hanno dato esecuzione a provvedimenti emessi dai Tribunali di Ferrara e Trani, indirizzati a colpire un’associazione criminale dedicata alla vendita di auto di lusso di origine tedesca. Il profitto del reato ricostruito dalle Fiamme Gialle pratesi ammonta complessivamente a circa 43 milioni di euro, cifra confermata dagli organi giudicanti nell’ambito delle ordinanze che hanno disposto l’applicazione di misure cautelari reali sui capitali sociali di 8 società, 7 appezzamenti di terreno, 3 immobili residenziali, un concessionario auto, 41 automobili (tra le quali spiccano Ferrari, Lamborghini e Porsche) per un valore di mercato complessivo di circa 3,5 milioni di euro ed oltre 50 conti bancari con disponibilità liquide complessive, al momento, di oltre € 1,2 milioni di euro. Contestualmente alla notifica dei provvedimenti sono state eseguite perquisizioni locali di oltre 15 siti tra residenze, sedi di imprese attive ed altre unità locali nella disponibilità degli indagati.
Le attività investigative condotte dai Finanzieri del Gruppo di Prato sono partite da un esposto presentato da un cliente che lamentava difficoltà nelle pratiche dell’immatricolazione di un'auto usata acquistata tramite un concessionario multimarca da un venditore tedesco. Le preliminari prove raccolte hanno permesso di individuare l’esistenza di un contesto criminale di proporzioni ben più ampie, tali da interessare l’area di competenza della Procura Europea. Sotto la direzione della citata autorità sono stati svolti accertamenti di polizia giudiziaria, con esecuzione di intercettazioni telefoniche, indagini bancarie, perquisizioni presso agenzie di pratiche auto, ricostruzione dei flussi di vendita di oltre 1.700 automobili, oltre ad iniziative di cooperazione internazionale con le autorità tedesche e lo sviluppo di indagini transfrontaliere. Il quadro probatorio ha evidenziato l’esistenza di un sistema profondamente organizzato di raccolta degli ordini di acquisto tramite concessionarie multimarca compiacenti, l’individuazione dei veicoli «target» presso grandi rivenditori di usato tedeschi e la definizione di pratiche di importazione tali da permettere l’immatricolazione in Italia dei veicoli senza il pagamento dell’IVA, ricorrendo a società di comodo estere, intestate a prestanome e flussi di falsa fatturazione.
Inoltre, per rendere ulteriormente difficoltosa la riconducibilità dello schema evasivo alle concessionarie coinvolte, gli indagati hanno escogitato schemi di periodica cessazione e riapertura delle partite IVA usate per l’acquisto delle auto, senza tuttavia variare l’ubicazione degli showroom e l’insegna commerciale utilizzata, così da continuare a beneficiare della visibilità commerciale acquisita nel tempo.
Il risparmio fiscale indebitamente realizzato costituiva la base per l’attuazione di strategie di pricing aggressivo, immettendo nel mercato vetture di fascia alta e medio-alta a prezzi molto concorrenziali.
Il castello accusatorio composto dai Finanzieri di Prato, sotto il coordinamento della Procura Europea di Bologna si è tradotto in due richieste di adozione di misure cautelari reali trasmesse ai competenti tribunali di Ferrara e Trani. Le autorità interessate hanno condiviso totalmente le tesi accusatorie formulate restituendo due provvedimenti di sequestro finalizzati alla confisca per un importo complessivo di circa 43 milioni di euro, la cui esecuzione è stata accompagnata da mirate attività di perquisizione domiciliare a carico degli indagati e delle sedi delle imprese coinvolte.
Continua a leggereRiduci