2020-07-16
Agcom e Privacy, il garante è Berlusconi
Silvio Berlusconi (Getty images)
Le Camere eleggono i componenti delle Autorità. Il Cavaliere può ritenersi più che soddisfatto: ai Dati personali 4 su 4 in orbita o non ostili al centrodestra, tra cui l'avvocato vicino a Davide Casaleggio. Alle Comunicazioni 3 «amici» e una grillina con Rocco Casalino come sponsorL'assurda vicenda di un colosso della vendita online attraverso carte prepagateLo speciale contiene due articoli 4 commissari su 4 possono essere considerati in orbita o di sicuro non ostili al centrodestra. All'appello manca ancora il presidente che sarà nominato nei prossimi giorni. La partita è tra Giacomo Lasorella, vicesegretario generale della Camera nonché fratello della giornalista Carmen, e Antonio Gambino, giurista e avvocato, prorettore vicario dell'Università europea di Roma. Entrambi non sono certo degli antiberlusconiani o comunque su quella linea politica portata avanti in questi anni dai 5 stelle, da sempre più che mai critici contro il Cavaliere. In Agcom c'è già chi li ha ribattezzati dei Francesco Posteraro bis, in ricordo dell'ormai ex componente che fu nominato all'epoca di Mario Monti grazie al sostegno dell'Udc di Pier Ferdinando Casini. mediaset salvaguardataInsomma, dopo anni a prendersela con Berlusconi, di fatto il governo a 5 stelle ha nominato un'autorità garante delle comunicazioni più che mai attenta soprattutto agli interessi di Mediaset. Perché, come spiega a microfoni spenti chi si è occupato del dossier, «Berlusconi puó stare antipatico, ma Mediaset é un'azienda da difendere. E sarà sempre difesa da qualsiasi governo e qualsiasi Autorità». Lo stesso discorso vale per il garante dei dati personali, dove trovano posto Pasquale Stanzione, Agostino Ghiglia (Fratelli d'Italia), Ginevra Cerrina Feroni (Forza Italia) e Guido Scorza. Il primo è un professore di diritto stimato in maniera bipartisan, mentre a spiccare è l'ultimo nome. Scorza, avvocato, è stato a capo degli affari regolamentari del team per la trasformazione digitale di Matteo Renzi. Poi, fulminato sulla via di Damasco, ha iniziato a tenere lezioni sul blog del Movimento 5 stelle e a seguire la piattaforma Russeau. È considerato uno dei fedelissimi di Davide Casaleggio, ma vanta soprattutto relazioni con Diego Ciulli (Google) e Laura Bononcini, responsabile dei rapporti istituzionali e degli affari regolamentari di Facebook per il Sud Europa. Da prassi il presidente della privacy dovrebbe essere il membro più anziano, quindi Stanzione (71 anni), ma non è detto che un accordo politico possa cambiare le carte in tavola e favorire proprio l'avvocato vicino a Casaleggio.ALL'AGCOM 3 FILO CAV su 4I tre componenti di Agcom di sicuro non ostili al centrodestra sono Laura Aria, Enrico Mandelli e Antonello Giacomelli. La prima è stata sostenuta proprio da Forza Italia. È dirigente del ministero dello Sviluppo economico, vanta una lunga esperienza di governo come esperta del mondo delle telecomunicazioni, sin dal 1986. Lavora nell'autorità garante sin dal 2004, prima come direttore del dipartimento Vigilanza e controllo e poi come segretario generale e vice segretario. Fu chiamata dal Mise da Antonio Pilati, uno dei commissari che in quegli anni erano ritenuti più vicini al Cavaliere. Durante l'ultimo governo Berlusconi ha ricoperto la funzione di direttore della direzione servizi media della quale ha curato tutte le istruttorie più importanti e per la quale è stata di riferimento anche per i successivi commissari di centrodestra. È rimasta in Agcom per circa 15 anni fino a quando il segretario generale, Riccardo Capecchi, quota Partito democratico, non l'ha restituita nel 2019 al Mise non ritenendola più utile nella sua qualifica di vicesegretario generale. Mandelli, nominato alla Camera, è considerato invece vicino alla Lega di Matteo Salvini. È lo storico editore della tv 7 Gold, tra le più seguite e diffuse a livello locale in Italia.Giacomelli, invece, nonostante il marchio del Partito democratico, è ritenuto dagli azzurri una persona con cui dialogare. Fa parte di quella nidiata di democratici molto legata agli «esperti» di telecomunicazioni, come l'ex numero uno di Cdp, Franco Bassanini, e l'ex senatrice Linda Lanzillotta. Sono nomi legati alla fondazione Astrid, dove nel comitato scientifico si possono trovare anche Giulio Napolitano (figlio del presidente emerito Giorgio) e Giorgio Mattarella, figlio di Sergio, attuale capo di Stato. Ex sottosegretario alle telecomunicazioni dei governi Renzi e Gentiloni, il nome di Giacomelli circolava da mesi come possibile commissario ma anche come presidente. La sua nomina è considerata bipartisan, di sicuro un ramoscello d'ulivo da parte del centrosinistra nei confronti proprio di Berlusconi.L'Avamposto GRILLINo La candidata grillina pura è invece Elisa Giomi, sostenuta dai 5 stelle sensibili alle tematiche sulla parità di genere. Non a caso tra gli sponsor di questa professoressa di filosofia di Roma Tre ci sono il portavoce del premier, Rocco Casalino, il ministro Vincenzo Spadafora e la senatrice grillina Alessandra Maiorino, quest'ultima considerata la Monica Cirinnà dei pentastellati. La Giomi ha vinto la concorrenza con Emilio Carelli, ex giornalista Mediaset, osteggiato da Alberto Airola ed Elio Lannutti. Nel suo curriculum compare anche una collaborazione universitaria: ha svolto ricerche sui media per conto di istituzioni pubbliche e private come Rai e Mediaset. Meglio di così al Cav non poteva andare.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/agcom-e-privacy-il-garante-e-berlusconi-2646414731.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lantitrust-finisce-in-cortocircuito-accusa-il-truffato-e-non-il-truffatore" data-post-id="2646414731" data-published-at="1594838930" data-use-pagination="False"> L’Antitrust finisce in cortocircuito: accusa il truffato e non il truffatore Truffati e mazzolati. Nella rete gli agguati sono all'ordine del giorno e per i businessmen digitali vale il vecchio motto africano: per quanto presto ti possa svegliare, il tuo destino si è alzato prima di te. Un destino cinico per Sixth Continent Italia, piattaforma della vendita online attraverso carte prepagate con cui saldare servizi primari come la spesa al supermercato o il pieno di carburante. Ma non solo, poiché grazie a un meccanismo di profit sharing, la società permette agli stessi consumatori di ottenere profitti con i propri acquisti. È l'ultima frontiera del social commerce, un supporto ritenuto importante da molte famiglie per l'economia domestica e diventato fondamentale nell'era del Covid. I numeri la dicono lunga sulla diffusione di Sixth Continent sul mercato in rete: 3,5 milioni di consumatori, 150 milioni di fatturato nel 2019 e 38 milioni tornati agli utenti sotto forma di risparmi. Una macchina da corsa impegnata a pieno regime a consolidarsi nei meccanismi d'acquisto del popolo digitale, con 1500 marchi collegati del peso di Amazon, Zalando, Ikea, Q8, Apple, Eataly, Pam. Poi la frenata, il motore grippato, qualcuno ha messo zucchero nella benzina. Nell'ottobre 2019 i vertici di Sixth Continent Italia hanno scoperto che qualcosa non funzionava, messi in allarme dall'advisor Pwc che stava preparando la quotazione per lo sbarco in Borsa: alcuni utenti avevano aggirato i divieti realizzando una frode con lo scopo di moltiplicare del 4.000% i crediti guadagnati. Comprare shopping card e usarle per comprare altre shopping o gift card, un classico loop ottenuto con artifici che ha creato un buco di 18 milioni di euro, destinati a diventare 50 se Sixth Continent non fosse intervenuta ad adeguare al ribasso i crediti degli utenti fraudolenti (lo 0,6%, pochi ma micidiali). Costoro si erano addirittura consorziati in gruppi su Facebook e Telegram, definendosi «loopers» e facendo uno shopping molto redditizio con le card. Scoperto l'inganno, Sxc ha ricostituito il capitale attraverso l'intervento della capogruppo americana, ha congelato i loopers e ha assicurato i clienti che li avrebbe rimborsati per i ritardi. «Abbiamo modificato il sistema per impedire che potesse ripetersi la frode», spiega Fabrizio Politi, 48 anni, fondatore e amministratore delegato della società, imprenditore esperto di business digitale e di nautica. «Ma sulla base delle segnalazioni di alcuni account coinvolti, l'Authority ci ha messo sul banco degli imputati. Noi siamo sereni perché convinti di esserci comportati con correttezza. Sicuramente sarà fatta giustizia». L'orizzonte è ancora largo, si va dall'assoluzione all'apertura di un procedimento da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. L'accusa possibile è quella di ingannevolezza e di aggressività per avere messo nel mirino gli account che moltiplicavano i profitti, quelli alla base del buco milionario. Ma se non l'avesse fatto, Sixth Continent si sarebbe suicidata. Poiché la burocrazia giudiziaria ha i suoi tempi e i suoi modi, la società danneggiata ha denunciato per truffa alla Procura di Milano le persone coinvolte nel loop e da luglio ha rimesso al massimo i valori del 97% degli utenti e di tutti quelli nuovi. Ora rischia di essere beffata dallo Stato, che bussa subito a soldi: su Sxc pende una multa fino ad alcuni milioni. Così, dopo il buco di 18 milioni e il danno d'immagine per le proteste dei clienti - se ne occuparono anche Le Iene -, si profila procedimento dell'Agcm. Che a naso non è proprio una gift card.