2024-12-05
Affitti brevi, maggioranza spaccata. La Lega: «È una battaglia sbagliata»
Fi e Fdi plaudono alla stretta di Matteo Piantedosi sui check in a distanza. Ma l’ex ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, apre il fronte: «La proprietà privata è sacra, al lavoro per introdurre un nuovo tipo di contratto di locazione».Niente più check in a distanza, niente più keybox dove lasciare le chiavi dell’appartamento per farle poi ritirare autonomamente ai clienti: la stretta del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, apre un fronte di polemica nella maggioranza di centrodestra, con la Lega assai perplessa su una iniziativa che, motivata dalla necessità di garantire una maggiore sicurezza, finisce però con il penalizzare migliaia di proprietari di appartamenti utilizzati per gli affitti brevi ai turisti attraverso le piattaforme di prenotazione online.La Verità ha chiesto a tre autorevoli esponenti di maggioranza una riflessione su questa novità e le posizioni non sono esattamente identiche: «Sono assolutamente favorevole», dice il capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Attività produttive alla Camera, Gianluca Caramanna, «all’iniziativa del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del ministro del Turismo, Daniela Santanchè, che hanno voluto mandare un segnale di massima sicurezza in vista in particolare del Giubileo, che sarà un anno che vedrà arrivare in Italia ulteriori flussi turistici in aggiunta a quelli consueti. Il sistema del keybox e del check in a distanza, così come ha funzionato fino a ora, non garantiva i necessari standard di sicurezza soprattutto per i residenti nei condomini dove si trovano gli appartamenti destinati agli affitti brevi. Intervenire con una norma era doveroso». Caramanna guarda anche alle esigenze dei proprietari di appartamenti destinati agli affitti brevi: «Ora», sottolinea il deputato, «studieremo sistemi più sicuri dal punto di vista tecnologico per dare la possibilità di effettuare il check in a distanza. Siamo favorevoli a qualunque sistema alternativo alla registrazione in presenza che garantisca la sicurezza e in questa direzione l’intervento dei ministri Santanchè e Piantedosi è stato sacrosanto: la fotocopia del documento di identità inviata a distanza non poteva certamente essere considerato sicuro al 100%. Occorre garantire sia gli esercenti sia i residenti nei condomini dove ci sono appartamenti utilizzati come strutture recettive: la tecnologia», conclude Caramanna, «ci permetterà di trovare la soluzione giusta».Da Fratelli d’Italia, passiamo a Forza Italia: «La sicurezza è un diritto assoluto», dice alla Verità il capogruppo berlusconiano in commissione Affari costituzionali alla Camera, Paolo Emilio Russo, «e, per questa ragione, bene ha fatto il ministero dell’Interno a sensibilizzare chi possiede o gestisce case vacanza a rispettare le regole che già esistono, identificando di persona gli ospiti. Altrettanto giusto è richiamare a un utilizzo intelligente delle keybox che, se utilizzate senza logica, risultano antiestetiche e deturpano angoli anche bellissimi delle nostre città. Non c’è ovviamente alcun attacco alla proprietà privata», aggiunge Russo, «che è sacra, ne è immaginabile porre ostacoli a un settore che ha trainato negli ultimi anni l’economia turistica italiana. Bisogna regolare, non burocratizzare e mettere un freno alla libera iniziativa». Più critica la riflessione del senatore della Lega Massimo Garavaglia, presidente della commissione Finanze di Palazzo Madama ed ex ministro del Turismo: «La decisione di Piantedosi», sottolinea Garavaglia alla Verità, «di vietare il check in a distanza è da rivedere in quanto vanifica un lavoro enorme di semplificazione impostato quando ero ministro del Turismo, quando abbiamo creato la cornice per una piattaforma unica per le prenotazioni e i check in online, per superare una situazione di confusione con ogni Regione che andava per conto suo. Si deve andare nella direzione della semplificazione», insiste Garavaglia, «non della complicazione e in quest’ottica faremo sicuramente delle proposte correttive rispetto al provvedimento che vieta i check in a distanza. La battaglia che viene fatta contro gli affitti brevi è sbagliata, in un Paese a vocazione turistica. Guardiamo i dati di Milano, che fotografano la realtà di tutto il Paese: gli affitti brevi online riguardano l’1% degli appartamenti. La proprietà privata è sacra, ciascuno deve essere libero di fare ciò che vuole nel rispetto delle norme che devono essere semplici. Sto lavorando a una proposta di legge che introduce una nuova fattispecie di contratto di affitto. Il problema vero, guardando ancora i dati di Milano ma che rispecchiano tutta l’Italia, è che su 810.000 appartamenti ce ne sono 110.000 sfitti. Nessuno è così matto da fittare un appartamento perdendone di fatto la proprietà. Il problema», conclude Garavaglia, «non sono i 19.000 appartamenti fittati a breve, ma i 110.000 sfitti».A proposito di case sfitte, a Torino ce ne sono 22.000, ma la proposta di iniziativa popolare di multare i proprietari, in discussione al Comune, non convince neanche lo stesso Pd. Ieri Repubblica ha riportato la posizione del consigliere regionale dem Nadia Conticelli, convinta che «sia necessario potenziare il sostegno alla locazione privata, favorire l’incontro tra domanda e offerta». Multe e espropri, proprio no.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)