2023-10-10
Adesso la galassia islamista vuol sfruttare l’occasione. «È l’ora della jihad globale»
Persino l’«autorevole» università Al Azhar del Cairo approva le azioni di Hamas mentre appaiono spiazzate Al Qaeda e Isis, in difficoltà nell’applaudire l’Iran sciita.A 72 ore dall’inizio della guerra scatenata dall’Iran contro Israele per il tramite dei jihadisti sunniti di Hamas, Jihad Islamica e delle Brigate dei martiri di Al Aqsa che hanno nelle loro mani gli oltre 100 ostaggi israeliani, non ci sono più dubbi che quanto accade non sia altro che l’inizio della «Jihad globale». Il concetto è stato più volte evocato da Abu Mus’ab Al Suri, all’anagrafe Mustafa bin Abd Al Qadir Setmariam Nasar Al Suri, noto come «l’architetto della jihad globale». È morto in Siria nel 2014 mentre combatteva l’Isis tra le file dell’allora Fronte Al Nusra dopo che erano falliti tutti i suoi tentativi di riconciliare Al Qaeda, che aveva abbandonato dopo aver scritto una lettera a Osama bin Laden nella quale criticava gli attacchi dell’11 settembre 2001, e lo Stato islamico. Al Suri, da molti esperti è ritenuto essere l’esponente più complesso della jihad moderna e il suo stratega più sofisticato (fu la mente degli attentati ai treni di Madrid del 2004 e degli attentati di Londra del 2005), è certamente tra le figure più interessanti per comprendere la genesi del terrorismo islamico fin dalla metà degli Anni ’70 anche se figure mediatiche come Osama Bin Laden, Anwar Al Awlaky e Abu Bakr Al Baghdadi sono quelle più presenti nell’immaginario collettivo. Ma non esiste un leader jihadista, sunnita o sciita che sia, che non abbia letto i suoi testi tra i quali il famoso Appello alla resistenza islamica globale, lungo 1.600 pagine.L’operazione militare in corso contro lo Stato ebraico è sostenuta dalla galassia islamista di tutto il mondo ma può godere persino dell’appoggio dell’università Al Azhar del Cairo: uno dei principali centri d’insegnamento religioso dell’Islam sunnita. Ieri mattina sul profilo X dell’università è stato pubblicato questo post: «Al Azhar saluta con orgoglio gli sforzi del popolo palestinese, invitando il mondo e la comunità internazionale a guardare con ragione e saggezza all’occupazione più lunga della storia moderna, l’occupazione della Palestina da parte dei sionisti, sottolineando che questa occupazione è una vergogna per l’umanità e per la comunità internazionale, che applica un doppio standard quando si tratta della questione palestinese». In passato Al Azhar ha più volte condannato i jihadisti dello Stato islamico mentre stavolta chiede «di guardare con ragione e saggezza» agli attacchi compiuti dai terroristi di Hamas che hanno ammazzato più di 800 israeliani con i metodi (compresi gli sgozzamenti e altri orrori) utilizzati dai miliziani dell’Isis ogni giorno. Il supporto di Al Azhar ad Hamas, finanziato dall’Iran sciita, è uno schiaffo sonoro a tutti coloro che anche nel mondo cattolico da anni continuano a credere e a raccontarci che «i terroristi non c’entrano niente con l’islam». Ma qual è la posizione di Al Qaeda e dello Stato Islamico a proposito dell’attacco al nemico di sempre (al pari degli Stati Uniti), ovvero lo Stato ebraico? Come abbiamo più volte scritto sulle nostre pagine le organizzazioni terroristiche sono per loro natura prima di tutto opportuniste, ovvero sfruttano sempre l’occasione per cavalcare gli eventi e per rilanciare le loro istanze, tuttavia, stavolta qualcosa fino ad ora non ha funzionato. L’Isis attraverso i suoi canali ufficiali, almeno fino al momento nel quale scriviamo, non ha detto ancora una parola da sabato scorso. Mentre Al Qaeda anche attraverso la sua filiale Al Qaeda nella Penisola Arabica, nota anche come Ansar al-Sharia nello Yemen, continua ripubblicare i vecchi video del defunto ex capo di Al Qaeda Ayman Al Zawahiri che della questione israelo-palestinese ha parlato migliaia di volte. Qui è opportuno ricordare che tra l’Iran degli ayatollah e Al Qaeda esistono rapporti fin dai tempi dell’ayatollah Ruollah Khomeini che incontrò più volte membri della Fratellanza musulmana mentre si trovava in esilio a Parigi e ai quali chiese consigli su come organizzare la società iraniana una volta preso il potere. Tra la fine del 2001 e l’inizio del 2002, mentre Osama bin Laden e Zawahiri scappavano dall’Afghanistan verso il Pakistan, un altro esodo più piccolo di leader di Al Qaeda si diresse l’Iran. Per i successivi nove anni rimasero lì, senza che il loro status fosse mai chiaro. Non erano liberi di lasciare l’Iran, ma non sembra nemmeno che fossero prigionieri a tempo pieno. E tra loro c’è colui che pare essere il nuovo capo di Al Qaeda: Sayf Al Adl, ovvero Muhammad Salah Al Din Abd Al Halim Zydan. Ex colonnello dell’esercito egiziano, si unì alla Jihad islamica egiziana di Zawahiri negli anni ’80. Perché tacciono le due più importati organizzazioni terroristiche globali? Certamente le attuali leadership sono molto precarie oltre ad essere poco note ed è possibile che sia difficile trovare una posizione condivisa al loro interno. Poi c’è la difficoltà nel riconoscere l’operazione militare di marca sciita dall’inizio alla fine anche se sul campo vengono utilizzati jihadisti sunniti di Hamas. Per quanto riguarda lo Stato islamico che nella sua narrazione mette sullo stesso piano talebani, iraniani, americani e israeliani, sarà complicatissimo anche solo congratularsi con Hamas ma questo lo sapremo con certezza (a meno di comunicati urgenti), solo venerdì all’alba, quando verrà pubblicato il 412° numero della rivista settimanale dell’Isis Al Naba. Preso atto delle divisioni dottrinali tra sciiti e sunniti, i mullah iraniani e le organizzazioni terroristiche sunnite che sono il braccio armato dei Fratelli musulmani nella Striscia di Gaza, hanno lanciato la loro «jihad globale» e ora non è certo solo un problema per Israele. Riguarda tutti noi.
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