2023-04-04
Gli adepti del nuovismo non sentono ragioni
Corrado Augias (Imagoeconomica)
Per gli ideologi della sinistra liberale, tutto si può contestare tranne l’avanzamento della società: chi si oppone alla marcia trionfale del progresso è ottuso e arretrato. La carne sintetica e l’intelligenza artificiale vanno accettate come fossero una religione.Lo studioso francese Pierre André Taguieff – un accademico, dunque, e non un urlatore da bar – lo ha battezzato bougisme, ovvero «il culto del movimento fine a se stesso». Si tratta di una forma degradata di progressismo che impone una fede assoluta nel «cambiamento per il cambiamento» (la citazione è tratta da La fine del progresso, Diana edizioni). È una triste conseguenza del tramonto delle idee: «In mancanza di una causa per cui battersi si celebra la novità». Il bougisme è la temibile infezione che avvelena l’intero dibattito contemporaneo sulla tecnologia e le cosiddette «innovazioni»: anche solo tentare di criticarle - cioè di esercitare il pensiero critico per vagliare saggiamente le eventuali decisioni politiche – è considerato un atto di lesa maestà, un tradimento della nobile causa del progresso, un gesto da sconsiderati ignoranti. È vero: esiste senz’altro un passatismo d’accatto per cui tutto ciò che profuma d’antico (anche se si tratta di un antico posticcio) è ammirevole, e ultimamente va molto di moda, come ha notato Gilles Lipovetsky, il feticcio della «autenticità», che è una caricatura commerciale della tradizione. Il buogisme, prodotto anch’esso dalla postmodernità, è la forza eguale e contraria, ma è più pericoloso del passatismo per un semplice motivo: gode di maggior sostegno economico e politico ed è maggiormente rappresentato nel pensiero dominante. Due straordinari esempi di tale tendenza li hanno offerti ieri Gianni Riotta su Repubblica e Corrado Augias sulla Stampa. La loro posizione è sostanzialmente identica. «Nel giro di poche ore», ha scritto Riotta, «l’Italia ha fermato la ricerca sul cibo da laboratorio, incoraggiata da molti ecologisti per ridurre l’impatto degli allevamenti industriali sul pianeta, e censurato con un intervento del Garante privacy gli accessi al sistema di produzione di linguaggi naturali e coding, ChatGpt. Siamo così entrati in un poco rassicurante club di Paesi proibizionisti». Notare l’uso delle parole: l’Italia «blocca la ricerca», è «proibizionista», «censura». E per quale motivo, secondo Riotta, avviene tutto ciò? Semplice: perché dalle nostre parti è ancora forte una corrente culturale che un secolo fa prendeva il nome di Strapaese e che da sempre «anima in Italia la revanche contro il futuro, i nome di un orgoglio provinciale che esalta “le cose buone di pessimo gusto” su cui ironizzavano i versi di Guido Gozzano». A tale proposito, la firma di Repubblica cita pure «le reazioni smodate contro un articolo di Marianna Giusti sul Financial Times che analizzava la tradizione gastronomica italiana come prodotto di un crocevia di storie e culture, dall’Asia all’America, non fasullo mito Dio-Patria-Famiglia-Fornelli». Ecco la quint’essenza del bougisme: chi si oppone alla marcia trionfale del progresso è ottuso, arretrato, stupido, dittatoriale. E, soprattutto, reazionario, come spiega Corrado Augias, pure lui impegnato a snocciolare una bella dose di stereotipi. A suo dire, chi si oppone alle nuove tendenze sta «polemizzando con la realtà», sta cercando di «fermare la società». È una visione, questa, estremamente suggestiva e meritevole di approfondimento. Per prima cosa, è interessante constatare come, per gli illustri pensatori della nuova sinistra liberale, tutto si possa contestare tranne l’avanzamento della società, cioè il progresso. Quest’ultimo viene presentato come l’unica realtà incontestabile, la sola che non sia prodotta dall’azione umana bensì guidata da qualche misteriosa potenza sovrannaturale a cui non ci si può opporre. È esattamente qui che si rivela la natura sostanzialmente religiosa del progressismo contemporaneo. Come ha spiegato Oliver Rey (di nuovo: un matematico del Cnrs francese, non un attivista sovranista di terz’ordine), oggi «l’attentato alla scienza e alla tecnica è un attentato all’autentico sacro della società umana impegnata in una guerra santa contro il mondo. Nella vecchia morale, il limite designava ciò che non si deve fare; secondo la nuova, esso rappresenta ciò che non si può ancora fare e che si deve riuscire a fare». Eccoci giunti al punto. Poiché la nuova ideologia ha una origine e una struttura religiosa, non sta in realtà difendendo la scienza da oscurantisti o censori: la sta pervertendo, impedendo la riflessione lucida e, come si diceva, l’azione critica. Di fronte alla professione di fede, ogni obiezione deve spegnersi, ogni contestazione deve venire meno, anche se obiezioni e contestazioni sono fondate sulla realtà. Perché di fronte all’ideologia, la realtà obbligatoriamente cede. Un paio di esempi per capire. L’Italia non ha «censurato» ChatGpt. Di fronte a un sistema che presenta una quantità enorme di buchi neri, di incognite e di rischi, il Garante ha deciso di avviare una istruttoria, cioè una indagine. A quel punto, i guru digitali hanno deciso di far saltare il banco e considerare l’Italia ostile: un atteggiamento vagamente ricattatorio, della serie «o tutto il pacchetto senza fiatare o niente». Quanto invece alla carne sintetica, attualmente in Italia non esiste alcuna ricerca avanzata, e probabilmente non sarebbe esistita in futuro semplicemente perché non è conveniente per gli investitori. Qualora esistesse e portasse frutto, poi, sarebbe notevolmente dannosa per le nostre aziende. Le quali, pensate un po’, fanno anch’esse ricerca e innovazione, ma non nella direzione gradita ai gruppuscoli di pressione che puntano sul cosiddetto sintetico. Di osservazioni simili se ne potrebbero fare molte altre, e si potrebbero allargare ad altri tipi di «innovazioni», ad esempio la «transizione ecologica», che sta già producendo danni alle popolazioni ma viene idolatrata proprio in quanto transizione, cioè movimento, quindi progresso. È questo il grande dramma degli accelerazionisti all’amatriciana: in nome di una scienza che non è tale, pretendono di oscurare la ragione.