2021-05-18
Ritorna l’accoppiata Vialli-Mancini nel libro sull’ultimo miracolo del pallone
Roberto Mancini e Gianluca Vialli (Getty Images)
I due ex attaccanti della Samp rievocano lo scudetto del 1991 «Allora contava la maglia». E il Mancio rinnova con l'Italia.Stipendi dei calciatori troppo alti: rinviato a giugno il pagamento delle mensilità di marzo (CR7 intanto sposta le auto).Lo speciale contiene due articoli. I corsi e i ricorsi della Storia sono qualcosa da prendere molto sul serio, e non solo perché lo sosteneva Giovambattista Vico. Prendiamo una data come il 5 maggio. Fatale per Napoleone Bonaparte, fatale per l'Inter nel 2002 quando perse uno scudetto, fondamentale per il destino della Sampdoria 30 anni fa, nel 1991, quando al Meazza, proprio contro i nerazzurri, disputò la partita perfetta che diede il senso a una cavalcata per il titolo capace di riempire l'immaginario collettivo di aneddoti, pionierismo, suggestioni, 2-0 per i doriani, con Gianluca Vialli che batte l'amico Walter Zenga mantenendo la promessa fattagli durante un allenamento con la Nazionale: «Quando vengo a San Siro, ti segno un gol». Il grande calcio è qualcosa di irrazionale che solo a posteriori, quando i giochi sono fatti e i premi vengono assegnati, può essere spiegato. Ma mai fino in fondo. La bella stagione (Mondadori), scritto dai gemelli del gol Vialli e Roberto Mancini, a cura di Domenico Baccalario, col supporto giornalistico di Stefano Prosperi e la partecipazione di tutti i compagni di squadra blucerchiati che lo scudetto dell'annata 1990/91 lo conquistarono, riesce a farlo perché racconta un'impresa rimasta leggendaria con le voci di chi, all'epoca, non era ancora consapevole di «poter trasformare l'impossibile nel possibile, innescando uno tsunami». Sono passati 30 anni da allora. Oggi Mancini siede sulla panchina della Nazionale e ha appena annunciato il rinnovo del contratto che lo legherà agli azzurri fino al 2026, Vialli vive a Londra, è sposato e ha due figlie. Entrambi sono concordi nell'indicare quello scudetto di 30 anni fa come lo spartiacque della loro consapevolezza. «Eravamo degli outsider, la città di Genova, con la sua atmosfera, ci convinse a sposare il progetto Sampdoria, sono belle le storie di calcio vincenti quando hanno protagoniste squadre come il Leicester, l'Atalanta, la nostra squadra di quella stagione», ripetono all'unisono. In verità quella Samp non fu proprio una sorpresa. La squadra era un bilanciato mix di campioni e di gregari capaci di tirare la cinghia. C'era Gianluca Pagliuca tra i pali, che proprio nella sfida decisiva contro l'Inter ipnotizzò il tedesco terribile Lothar Matthäus dal dischetto, negandogli per la prima volta una rete su rigore. C'era Pietro Vierchowod, sangue russo nelle vene e concretezza laghee di chi è cresciuto sul Lario, uno dei marcatori più tosti e arcigni di tutti i tempi, il migliore nel suo ruolo, se non fossero esistiti due colleghi chiamati Franco Baresi e Paolo Maldini. Beppe Dossena sulle fasce, il metronomo brasiliano dall'anagrafe incerta Tonino Cerezo, Beppe Dossena e il tricologicamente irrisolto - oggetto di battute spassose nello spogliatoio - Attilio Lombardo. E poi il capitano Luca Pellegrini, il ragioniere Fausto Pari, Oleksij Mychajlyčenko, l'operaio del centrocampo Giovanni Invernizzi, Marco Branca, Ivano Bonetti, Moreno Mannini. Dirigeva l'orchestra Vujadin Boskov, più che un allenatore, una sorta di profeta Tiresia destinato a coniare aforismi validi ancora oggi. Serbo pragmatico, poliglotta, alle tattiche sofisticate preferiva la battuta sferzante che nei momenti difficili stemperava la tensione: «Calcio è gioco semplice, perché si gioca in 11 contro 11, ma quasi sempre si decide in duelli uno contro uno. Y alora, se su 10 dvelli in mezzo al campo tu vinci quattro, allora probabilmente perdi. Se vinci cinque o sei, alora almeno pareggi. Se vinci sette, o otto, vittoria è sicura», ripeteva ai suoi. Sopra di lui, il mecenate Paolo Mantovani, che incarnava a tutti gli effetti il ruolo del presidente-papà, custode di un focolare familiare, al riparo dalle insidie dei procuratori. «Vuoi venire a trattare il rinnovo di contratto con il tuo manager? Allora non mi faccio trovare, manderò il mio avvocato», \disse un giorno a Pellegrini. La schiatta dei Mino Raiola era ancora da venire. Così come la Superlega, i super ingaggi, il calcio elevato a sulfureo business globale. Non che quel periodo fosse l'età dell'oro strapaesana del si stava meglio quando si stava peggio, del pallone senza peccato. Anzi. Ma c'è, tra i segreti della conquista di quel titolo, il romantico cliché chiamato «attaccamento alla maglia», e non solo come figura retorica. Un esempio su tutti: Vierchowod corteggiato dalla Juventus va a cena con Luca Cordero di Montezemolo, allora plenipotenziario nella dirigenza bianconera, si bagna le labbra con lusinghe innaffiate a champagne, poi però sceglie di rimanere a Genova perché ha promesso ai compagni di vincere con loro qualcosa di importante. Promessa mantenuta. Funestati dagli infortuni, ma compattati da confronti serrati nello spogliatoio, goliardate fuori dal campo, complicità cameratesca, la squadra di Boskov arrivò prima in Serie A e in finale di Coppa Italia, davanti al Milan di Sacchi e dei tre olandesi, all'Inter di Trapattoni e dei tre tedeschi, al Napoli di Maradona, alla Juve di Roby Baggio. Con quel pizzico di irrazionalità tipico di ogni impresa memorabile.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/accoppiata-vialli-mancini-libro-pallone-2653026000.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="stipendi-dei-calciatori-troppo-alti-la-lega-aspetta-ma-serve-un-tetto" data-post-id="2653026000" data-published-at="1621358885" data-use-pagination="False"> Stipendi dei calciatori troppo alti. La Lega aspetta ma serve un tetto Compromesso sugli stipendi dei calciatori raggiunto da Gabriele Gravina, presidente della Figc. Le richieste della Lega di Serie A per il rinvio del pagamento degli emolumenti e l'opposizione di Assocalciatori si sono incontrate a metà strada: viene posticipata al mese di giugno la verifica per i club di A dell'erogazione delle spettanze di marzo, operazione che comunque deve essere portata a termine per garantire l'iscrizione delle squadre al prossimo campionato. Inizialmente le richieste della Lega di A prevedevano il rinvio degli ultimi quattro stipendi da marzo a giugno, spalmandoli fino a dicembre, ma la proposta avrebbe violato il principio di mettersi in regola prima dell'iscrizione alla nuova stagione agonistica. Ancora da sciogliere il nodo sul tetto di spesa per i club, norma ribattezzata «Riduci debiti». La strada è però stata tracciata: è stato approvato il principio «Che impone il blocco della campagna trasferimenti per i club di A e B se superano il costo complessivo del monte contrattuale determinato dai contratti pluriennali in essere per la stagione sportiva 2021-2022». In parole povere, deve essere mantenuto da ciascuna società il monte ingaggi della stagione precedente, a meno di non coprirsi le spalle con una garanzia fideiussoria. Se il limite venisse varcato, non sarebbe possibile spendere per il calciomercato successivo. Si tratta di un primo passo per impedire alle squadre di indebitarsi ulteriormente. A breve nascerà inoltre un tavolo tecnico con Lega Serie A, Lega B, Lega Pro, Aic e Aiac «per agevolare un confronto anche con alcuni rappresentanti dei club al fine di approfondire le soluzioni più urgenti e favorire le condizioni ideali affinché il sistema torni in sicurezza». Tema assai caldo soprattutto sul fronte Inter, con la proprietà cinese di Suning impegnata in un significativo ridimensionamento delle spese e con la richiesta nei confronti dei giocatori di una riduzione del 20% dell'ingaggio. Le notizie si intrecciano con una vicenda di costume che riguarda il campione della Juventus Cristiano Ronaldo. Un video diffuso online ritrae il personale di una ditta di trasporto di Lisbona - la Rodo Cargo - impegnato a caricare alcune auto di lusso di CR7 dalla sua casa di Torino. Potrebbe trattarsi di un normale trasloco. Ma i maligni sostengono possa anche trattarsi del primo passo per salutare definitivamente la Serie A, accasandosi altrove, magari laddove possano garantirgli il suo contratto faraonico. All'indomani della sconfitta della Juve contro il Milan, Ronaldo era stato peraltro avvistato a Maranello assieme a John Elkann e Andrea Agnelli: il cinque volte Pallone d'Oro ha acquistato una Ferrari Monza, il bolide più potente della casa del Cavallino, dal costo di 1,6 milioni di euro.
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Scioperi a oltranza e lotta politica: dopo aver tubato con Conte e Draghi, il segretario della Cgil è più scatenato che mai.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.