2021-07-09
I legami stretti tra Pd e coop degli orrori
Indagati il capogruppo in consiglio comunale e l'assessore ai Servizi sociali (entrambi dem). Fdi porta il caso in Parlamento Scambi di favori per ottenere posti di lavoro nel consorzio. Nei guai pure il presidente della Provincia: ometteva i controlli.C'era un cordone dem attorno alla Serinper, la coop degli orrori che a Massa maltrattava i bambini e si arricchiva sulle loro teste: il sindaco, un assessore, il capogruppo del Pd in consiglio comunale. Tutti di Montignoso, comune nel quale la coop ha aperto una delle sue strutture. Intercettato anche un consigliere regionale del Pd, la cui sorella lavora nella cooperativa. Ci sono favori, protezione e sostegno per la Serinper, in cambio di assunzioni, nella storiaccia di provincia, ricostruita dal pm Alessia Iacopini e dai carabinieri, che ricorda Bibbiano. L'assessore del Partito democratico al Comune di Montignoso, Giorgia Podestà, per esempio, secondo la Procura, avrebbe sostenuto la coop che, in vista dell'apertura di una nuova struttura, si era beccata delle contestazioni dalla Regione Toscana, perché gestiva troppe case d'accoglienza in una piccola area geografica, in cambio della promessa di due assunzioni. Non solo, l'assessore dem sarebbe stata sollecitata anche per una ispezione dell'Asl. La chiamata, intercettata, arrivò direttamente da Alessio Zoppi, l'indagato presidente della cooperativa: «Ti chiedo con nonchalance se potevi sentire magari (omissis, ndr) se tutto era a posto, se aveva ricevuto la documentazione». L'assessore risponde: «C'ho avuto un battibecco... Mio marito? Non ci va più in commissione». Il nome dell'assessore compare di nuovo per l'inaugurazione di una struttura. Insieme a quello di Marino Petracci, capogruppo dem in consiglio comunale a Montignoso: «Abbiamo appuntamento con Marino [...] per fargli vedere la struttura... quindi se volevi essere della partita...», dice Zoppi. «Sì, volentieri. Vengo lì», risponde l'assessore Podestà. I carabinieri documentano l'incontro avvenuto nel 2018: sono presenti Enrico Benassi, vicepresidente della Serinper, quello che, come svelato ieri dalla Verità, aveva dato disposizioni per abbandonare alla stazione uno dei bambini che gli erano stati affidati, Zoppi e i due esponenti dem. Petracci, invece, stando agli atti dell'inchiesta, avrebbe fatto sentire il suo peso politico su Nadia Bellè, responsabile dei servizi sociali del Comune, per l'accreditamento della struttura. Gli investigatori parlano di «indebite pressioni». In cambio è arrivata l'assunzione della moglie Roberta. Non solo, secondo l'accusa, Petracci avrebbe svolto il ruolo di «intermediario» tra la Serinper e il sindaco Pd di Montignoso Gianni Lorenzetti (che è anche presidente della Provincia), indagato pure lui. In una intercettazione Petracci dice «di aver già parlato con Gianni (il sindaco, ndr) e con Giorgia (Podestà, ndr)». A loro avrebbe detto che «la Bellè è nostra dirigente [...], con Zoppi ci dobbiamo collaborare, ci abbiamo sempre collaborato, ci ha sempre dato una mano, ci riservirà una mano, quindi il problema va disinnescato...». Bellè si era messa di traverso. E il compito di Petracci era quello di ammorbidirla. Ecco le sue rassicurazioni: «È tutta una cosa anche a livello politico che per noi va tutto bene, perché è tutta immagine [...] è tutte cose che ci danno anche lustro... però non si può aprire una struttura e avere questi rapporti». Al termine della conversazione, poi, Petracci consiglia a Zoppi di chiamare «Gianni», il sindaco, che sta aspettando la sua telefonata. Ma nel piccolo paese della Lunigiana l'assunzione della moglie del capogruppo dem non è passata inosservata. Zoppi riferisce a Petracci che ci sono voci che parlano di una «mazzetta che abbiamo pagato al Comune per avere le cose veloci». E allora la dipendente viene spostata, così da evitare di aggravare «il chiacchiericcio» e, al contempo, «evitare una situazione di imbarazzo al sindaco». Che viene descritto dagli investigatori come «un'altra delle figure istituzionali di riferimento dei dirigenti Serinper». Nonostante fosse stato informato di un abuso edilizio che riguardava la Serinper, «ometteva di inviare i controlli ispettivi». L'accusa è di omissione d'atti d'ufficio.E quando finalmente arriva l'accreditamento della Regione, a chiamare Zoppi è la dipendente Silvia Bugliani. È la sorella del consigliere regionale del Pd Giacomo Bugliani, non indagato, ma molto presente nelle carte dell'inchiesta. Gli investigatori hanno subito ricondotto quella informazione a una precedente telefonata del consigliere regionale: «Bugliani riferisce di aver parlato con l'assessorato e di aver inteso che gli accreditamenti avvengono previo parere dell'Asl. Gli consiglia di contattare (omissis, ndr) a suo nome». Serinper ringrazia. Ma la questione è finita in Parlamento. La deputata di Fratelli d'Italia Maria Teresa Bellucci ha interrogato i ministri della Giustizia, della Famiglia e delle Politiche sociali: «Le recenti rivelazioni del quotidiano La Verità sulla Serinper, portate all'attenzione dal sempre attento e sensibile Maurizio Tortorella, riportano violenze fisiche e psicologiche di ogni tipo ai danni di minori. La misura è colma, ma nulla sembra muoversi e allora mi appello al “governo dei migliori" che adesso ha la possibilità di mostrarsi tale o almeno giusto».
Jose Mourinho (Getty Images)