2023-11-17
Soldi dalla maxi Ong (finanziata dall’Ue) per pagare la guida all’aborto in Italia
Nel vademecum l’embrione diventa un «prodotto da smaltire». E il battito del cuoricino non esiste: «Solo cellule che pulsano».L’embrione o un feto? Un «prodotto del concepimento». Il battito del cuoricino? È «violenza psicologica». Queste e molte altre amenità sono distribuite lungo le pagine della nuova guida all’aborto in Italia dal titolo che è già un programma: La tua scelta zero ostacoli. In buona sostanza è un vademecum (realizzato da una rete di undici movimenti pro choice italiani) che ha l’obiettivo di essere una «base concreta per reagire e difendersi dai disservizi, dall’abbandono istituzionale e dai soprusi» perpetrati da una sorta di italica Spectre anti interruzione di gravidanza.Soprusi tra i quali: «Lo stigma che ricade sulle persone e sul personale sanitario che si occupa di aborto; la tendenza di ginecologi e ginecologhe a non volersi sobbarcare un lavoro in più; i movimenti anti scelta strutturati in network transazionali intorno a un’ideologia reazionaria misognina, omotransfobica e classista». Queste ultime parole, in particolare, fanno riflettere: sono state scritte nell’ultimo del trimestrale di Amnesty international Italia. L’Ong è, infatti, media partner dell’iniziativa la cui realizzazione e promozione è stata finanziata dall’International planned parenthood federation (Ippf), un’organizzazione leader a livello mondiale nella «difesa» dei cosiddetti diritti sessuali. Un colosso con un reddito di 164 milioni di dollari a bilancio, che ha all’attivo campagne «per i diritti in tutto il mondo» e la cui fonte principale di finanziamento (i dati sono relativi all’ultimo bilancio consultabile, quello del 2019, ndr) sono i contributi pubblici (l’88% del totale) da Stati come il Regno Unito (59,2 milioni di dollari di finanziamento), il Canada (4,3 milioni di dollari) o il Belgio (2,07 milioni) e da istituzioni come la Commissione europea (4,6 milioni di dollari). Ora, accusare i movimenti pro life di essere organizzati in «network transnazionali» quando alle spalle si hanno Amnesty international e una Ong dell’aborto che vanta una rete mondiale è come sentire la barzelletta del bue che dà del cornuto all’asino.Sorprende, ma non troppo, la posizione dell’Europa che foraggia anche generosamente l’Ippf e che continua, dunque, nella politica contro la vita, resa palese giusto un anno fa con una risoluzione dell’Europarlamento, all’indomani della sentenza della Corte suprema americana di abolizione della sentenza Roe vs Wade del 1973 (con la quale è stato eliminato il diritto all’aborto negli Stati Uniti a livello federale lasciando la libertà ai singoli Stati di applicare le loro leggi in materia) in cui si chiedeva l’inclusione del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. La crociata europea pro aborto finisce, quindi, anche nel fresco di stampa vademecum italiano (scritto utilizzando la lettera schwa: la «e» rovesciata per il singolare, il numero «3» per il plurale come «forma inclusiva e sintetica», anche se tendente all’illeggibile; inoltre, i curatori precisano che «è presente sia la parola “donna”, sia “persona incinta” per includere le diverse tipologie di soggetti») che è diviso in quattro parti: nella prima, viene descritto come dovrebbe essere il percorso abortivo; nella seconda, vengono elencati tutti gli «ostacoli che si possono presentare» e i modi per superarli; nella terza si parla dei diritti per le persone straniere e nell’ultima di quelli delle persone trans e non binarie. Alla fine ci sono gli «utili» allegati: lettere e fac simili di documenti «formalmente ineccepibili» utili per poter rifiutare un’ecografia o far causa a un medico o a un’intera struttura ospedaliera. Insomma, il coltellino svizzero cartaceo per chi vuole interrompere una gravidanza.Addentrandosi, poi, nei meandri del vademecum, l’aborto in Italia, per le sigle che hanno redatto il testo, avrebbe bisogno di un’urgente accelerazione perché, come raccomanda l’Oms (e se lo raccomanda lei, allora….), «tutte le interruzioni di gravidanza vanno trattate come urgenti» e, quindi, la legislazione italiana che prevede un’attesa di una settimana prima di effettuare l’interruzione (se effettuata entro i 90 giorni dal primo giorno delle ultime mestruazioni) «andrebbe modificata e aggiornata eliminando questa inutile attesa. Il testo, poi, parla generalmente di «prodotto del concepimento» o di «prodotti abortivi», raramente di embrioni o feti, riducendo così la vita nascente a uno scarto, a un rifiuto che finisce «smaltito dalla struttura sanitaria come avviene per altre parti anatomiche». E si può mettere per iscritto anche la volontà «di non procedere all’inumazione del prodotto abortivo e di non volerlo rendere disponibile ai fini dell’inumazione ideologicamente orientata da parte di associazioni antiabortiste o similari». Cattivoni questi pro life, in effetti. Per escluderli, basta utilizzare l’«Allegato 10» in fondo alla guida. Che comodità.Guai, poi, a cedere davanti a un’ecografia preliminare: «La legge non la prevede», tuona il vademecum, costituisce «un danno erariale», «allunga i tempi» ed è «un ostacolo all’accesso al percorso». E fa niente se lo stesso testo, poco sotto, spiega che dal punto di vista medico «questo esame è comunque suggerito». Per rifiutarla, in allegato c’è l’apposita autocertificazione da compilare.Vade retro anche all’ascolto del battito cardiaco embrio-fetale: attendere la sua comparsa, per i pro choice, è inutile e giustificato con la «necessità di diagnosticare un aborto spontaneo», con la «presunzione che questo sarebbe più accettabile e avrebbe un minor impatto sulla salute psichica» rispetto all’aborto chirurgico o farmacologico: un «pregiudizio etico che ritiene inevitabile il senso di colpa e un’ingerenza paternalistica non accettabile», sentenziano i tifosi dell’interruzione di gravidanza. L’ascolto del battito cardiaco è bollato come «una violenza psicologica», condita da «false informazioni» attraverso un «linguaggio mistificatorio». Il battito cardiaco per i modernissimi pro choice non esiste, «sono solo alcune cellule che si stanno abituando a pulsare». Molto meglio sarebbe, continua la guida, visto che in Italia il ricorso all’aborto farmacologico è inferiore rispetto ad altri Paesi europei, il poter ricorrere alla telemedicina per ovviare al «boicottaggio istituzionale» della pratica.Infine, viene spezzata una lancia nei confronti di quel personale sanitario che non si rifiuta di prestare assistenza a chi vuole abortire: «Svolge lavoro in più rispetto agli obiettori di coscienza, non viene remunerato ma spesso ostacolato dal punto di vista organizzativo, poco riconosciuto se non stigmatizzato».
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?