Sul modello americano, Cdp e Generali offrono condomini per over 65 autosufficienti. Nel pacchetto, assistenza e benessere, ambienti connessi, nel verde o al mare. Le case per silver economy valgono 500 milioni, ma il mercato è pronto a fare boom.
Sul modello americano, Cdp e Generali offrono condomini per over 65 autosufficienti. Nel pacchetto, assistenza e benessere, ambienti connessi, nel verde o al mare. Le case per silver economy valgono 500 milioni, ma il mercato è pronto a fare boom.In Italia c'è un mercato che oggi interessa poco più di 15.000 persone, ma che a breve potrebbe esplodere fino ad avere quasi 14 milioni di clienti. Si tratta del mondo del senior living, il settore dei servizi per le persone autosufficienti con più di 65 anni. Negli Stati Uniti è un mercato già piuttosto radicato in cui molti pensionati al 100% autosufficienti e ancora in grado di godersi a pieno la vita cercano un mondo di servizi «chiavi in mano» in luoghi caldi come la Florida o la California. In Italia è ancora in fenomeno del tutto nuovo, ma c'è già chi sta cercando di accaparrarsi una posizione di vantaggio in un mercato che appare molto promettente. È il caso di Cdp venture capital e Generali welion che proprio ieri hanno annunciato una partnership strategica al 50% nel settore lanciando Convivit, la prima azienda italiana nata per offrire un modello abitativo per gli over 65 autosufficienti con servizi di assistenza e benessere. L'obiettivo dell'azienda è di aprire 20 residenze per 2.500 persone con 2.000 appartamenti in tutto il territorio nazionale entro il 2030. I servizi offerti spazieranno da quelli dedicati all'aspetto residenziale, come ad esempio la connettività Wi-Fi, portineria tutto il giorno e lavanderia, a quelli su salute e sicurezza, con la possibilità di avere per ogni inquilino dispositivi indossabili per il monitoraggio costante dei parametri di salute, assistenza telefonica, servizi sanitari da operatori specializzati, fino ai servizi per il benessere e l'intrattenimento con centri di bellezza, parrucchiere, attività ricreative e palestra. Le residenze presenteranno ambienti moderni, piacevoli, con ampi spazi e offriranno diverse tipologie di appartamenti, da quelli a uso singolo, a quelli più ampi dedicati alle coppie. Il mondo del supporto alle persone con più di 65 anni è dunque un piatto piuttosto ricco e, nel Vecchio Continente, destinato letteralmente a esplodere. Solo in Italia oggi ne fanno uso 15.472 persone a fronte di un pubblico over 65 di 13,8 milioni di persone. Una fascia d'età che, secondo l'Istat, è destinata a crescere fino a 19,8 milioni di persone entro il 2045. Secondo Savills, colosso immobiliare inglese, ad oggi il fatturato (515 milioni in Europa) è ancora trascurabile rispetto al potenziale. Prima della pandemia, nel 2019 - l'anno migliore in termini di investimenti nel senior housing - sono stati spesi 1,9 miliardi di euro per costruire nuove infrastrutture e assumere nuovo personale in questo mondo. Secondo le stime di Savills, i rendimenti legati solo alla gestione delle nuove abitazioni, si aggirano tra il 3,5% e il 5%. A questo poi vanno aggiunti tutti i servizi accessori che vanno da corsi per l'attività fisica e il mantenimento della socialità a tutte le proposte per il controllo dello stato di salute e il mantenimento della casa come le pulizie domestiche o la preparazione del cibo. Per ora l'Italia è ancora fanalino di coda in Europa. Il mondo dei servizi a chi ha più di 65 anni è di grande attualità in Francia e Gran Bretagna, che pesano per il 68% degli investimenti europei, seguiti dal nostro Paese (9%), Olanda (9%), Svezia (5%), Germania e Belgio (4% ciascuno). Il motivo per cui si tratta di un mercato tanto nuovo è presto detto. Solo negli ultimi anni è diventata numericamente rilevante la fascia di popolazione con più di 65 anni e in buona salute e, entro il 2045, si stima che l'età media sarà di 90 anni per le donne e di 86 per gli uomini. Questo significa che sarà sempre più presente l'esigenza di offrire servizi a persone che, dopo i 65 anni di età, avranno ancora in media altri 20 anni di vita a disposizionePiù in dettaglio, qual è la differenza tra una residenza sanitaria assistenziale e una struttura di senior housing? Nel caso di una Rsa si offre assistenza a persone ormai non più in grado di provvedere a sé stesse a causa delle più varie patologie. Per il senior living, l'obiettivo è offrire abitazioni e servizi che favoriscano il benessere di chi non ha problemi di salute. Il che si traduce in abitazioni immerse nel verde, anche al mare, in cui tutti gli inquilini avranno un'età ed esigenze di vita simili.Per avere un'idea di paragone, nel mercato statunitense, dove questi servizi sono ben più radicati, il mondo più generale del senior living dà lavoro a 453.000 persone che assistono 811.500 residenti (il 29% uomini e il 71% donne), secondo i dati diffusi dal National center for assisted living. In media ognuno paga una retta media di 48.000 dollari che in totale generano un fatturato di 32 miliardi di dollari e 76 miliardi di indotto, il che porta 9,5 miliardi di dollari di gettito nelle tasche dello Zio Sam.In Italia è ancora tutto all'inizio ma, volendo replicare lo stesso rapporto tra operatori e beneficiari di quasi uno a due che abbiamo negli Usa, verrebbe da dire che ci sarebbe spazio l'assunzione almeno di diverse decine di migliaia di persone quando questo tipo di mercato sarà maturo.
(Ansa)
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(IStock)
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Antonio Tajani (Ansa)
Alla Triennale di Milano, Azione Contro la Fame ha presentato la Mappa delle emergenze alimentari del mondo, un report che fotografa le crisi più gravi del pianeta. Il ministro Tajani: «Italia in prima linea per garantire il diritto al cibo».
Durante le Giornate Contro la Fame, promosse da Azione Contro la Fame e inaugurate questa mattina alla Triennale di Milano, è stato presentato il report Mappa delle 10 (+3) principali emergenze alimentari globali, un documento che fotografa la drammatica realtà di milioni di persone colpite da fame e malnutrizione in tutto il mondo.
All’evento è intervenuto, con un messaggio, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha espresso «gratitudine per il lavoro prezioso svolto da Azione Contro la Fame nelle aree più colpite dalle emergenze alimentari». Il ministro ha ricordato come l’Italia sia «in prima linea nell’assistenza umanitaria», citando gli interventi a Gaza, dove dall’inizio del conflitto sono state inviate 2400 tonnellate di aiuti e trasferiti in Italia duecento bambini per ricevere cure mediche.
Tajani ha definito il messaggio «Fermare la fame è possibile» un obiettivo cruciale, sottolineando che l’insicurezza alimentare «ha raggiunto livelli senza precedenti a causa delle guerre, degli eventi meteorologici estremi, della desertificazione e dell’erosione del suolo». Ha inoltre ricordato che l’Italia è il primo Paese europeo ad aver avviato ricerche per creare piante più resistenti alla siccità e a sostenere progetti di rigenerazione agricola nei Paesi desertici. «Nessuna esitazione nello sforzo per costruire un futuro in cui il diritto al cibo sia garantito a tutti», ha concluso.
Il report elaborato da Azione Contro la Fame, che integra i dati dei rapporti SOFI 2025 e GRFC 2025, individua i dieci Paesi con il maggior numero di persone in condizione di insicurezza alimentare acuta: Nigeria, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Bangladesh, Etiopia, Yemen, Afghanistan, Pakistan, Myanmar e Siria. In questi Paesi si concentra oltre il 65% della fame acuta globale, pari a 196 milioni di persone. A questi si aggiungono tre contesti considerati a rischio carestia – Gaza, Sud Sudan e Haiti – dove la situazione raggiunge i livelli massimi di gravità.
Dal documento emergono alcuni elementi comuni: la fame si concentra in un numero limitato di Paesi ma cresce in intensità; le cause principali restano i conflitti armati, le crisi climatiche, gli shock economici e la fragilità istituzionale. A complicare il quadro contribuiscono le difficoltà di accesso umanitario e gli attacchi agli operatori, che ostacolano la distribuzione di aiuti salvavita. Nei tredici contesti analizzati, quasi 30 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta, di cui 8,5 milioni in forma grave.
«Non è il momento di tagliare i finanziamenti: servono risorse e accesso umanitario per non interrompere gli interventi salvavita», ha dichiarato Simone Garroni, direttore di Azione Contro la Fame Italia.
Il report raccoglie anche storie dal campo, come quella di Zuwaira Shehu, madre nigeriana che ha perso cinque figli per mancanza di cibo e cure, o la testimonianza di un residente sfollato nel nord di Gaza, che racconta la perdita della propria casa e dei propri cari.
Nel mese di novembre 2025, alla Camera dei Deputati, sarà presentato l’Atlante della Fame in Italia, realizzato con Percorsi di Secondo Welfare e Istat, che analizzerà l’insicurezza alimentare nel nostro Paese: oltre 1,5 milioni di persone hanno vissuto momenti di scarsità di risorse e quasi 5 milioni non hanno accesso a un’alimentazione adeguata.
Dal 16 ottobre al 31 dicembre partirà infine una campagna nazionale con testimonial come Miriam Candurro, Germano Lanzoni e Giorgio Pasotti, diffusa sui principali media, per sensibilizzare l’opinione pubblica e sostenere la mobilitazione di aziende, fondazioni e cittadini contro la fame nel mondo.
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