2018-09-19
Abitazioni gratis in cambio di favori: Verdini indagato per la sede di Ala
Il costruttore Sergio Scarpellini gli avrebbe dato un appartamento vicino alla Fontana di Trevi. Coinvolti altri politici romani.Dal 3 agosto 2015 al 25 novembre 2016, ossia nella fase terminale del governo del Rottamatore Matteo Renzi, il palazzinaro romano Sergio Scarpellini, che un tempo affittava a peso d'oro gli immobili alla Camera e al Senato e che è tornato in cronaca per le sue relazioni con Raffaele Marra, l'ex braccio destro di Virginia Raggi in Campidoglio, consegnò le chiavi di uno stabile di sua proprietà a Denis Verdini, il leader del partitino che in quel momento faceva da stampella ai renziani in Parlamento. E così Ala, acronimo di Alleanza liberalpopolare autonomie, poté permettersi una sede prestigiosa in via Poli 29, a due passi dalla Fontana di Trevi. Gratis. Non era un regalo ma, stando a quanto sostiene il pm Barbara Zuin della Procura antimafia di Roma, sarebbe piuttosto un caso di finanziamento illecito.Stando ai calcoli degli investigatori, i verdiniani avrebbero risparmiato in affitti non versati circa 95.000 euro, sebbene al momento non sia ancora chiara l'utilità che poi Scarpellini avrebbe ricevuto. Proprio per andare in fondo a questa storia, ieri mattina i carabinieri del reparto operativo si sono presentati nelle abitazioni di Firenze e di Roma dell'ex senatore con un decreto di perquisizione. A casa di Enzo De Santis, sindaco di Ponzano Romano, Comune a Nord della Capitale, eletto con il 100% dei voti, invece, i militari hanno tirato fuori un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il primo cittadino è accusato di corruzione: avrebbe ricevuto tangenti da Scarpellini, che sui suoi terreni a Ponzano sperava di costruire una strada ad alta percorrenza. Non solo. Ha detto Scarpellini: «Lì ho un'area di 25 ettari comprata per costruirvi un polo logistico. La costruzione è ferma perché vi provvederò solo se avrò la certezza di trovare acquirenti. E sempre a Ponzano ho un altro terreno dove intendo costruire un albergo». Il gip che ha privato il sindaco della libertà ha sottolineato «il totale asservimento agli interessi del privato al cui perseguimento egli piega, con completa assenza di ogni scrupolo, la propria pubblica funzione».In cambio il re del mattone avrebbe finanziato due società di calcio dilettanti: la Asd Valle del Tevere, che per gli investigatori era legata a De Santis (i bonifici alla fine raggiungeranno la cifra di 412.940), club che milita nel girone A del campionato di Eccellenza laziale, e il Capena calcio, vicino all'influente presidente consigliere comunale di Capena Dario Sestili, all'epoca membro della commissione consiliare che si stava occupando della variante del progetto per la costruzione di un polo commerciale. «De Santis mi chiama spesso per avere dei bonifici a titolo di contributo per la squadra di calcio», ha premesso Scarpellini prima di aggiungere: «E io glieli ho sempre fatti».Gli investigatori hanno stimato che tra bonifici e altre utilità l'immobiliarista avrebbe sganciato oltre 1 milione di euro. E con finanziamenti alle associazioni, anche sportive, legate i politici, la macchina generatrice di appalti pubblici sarebbe stata sempre ben oliata. E così nell'inchiesta, che disegna una piccola Mafia capitale, con sullo sfondo le relazioni di Scarpellini con Manlio Vitale, alias Er Gnappa della famigerata banda della Magliana (a quei tempi legato a Maurizio Abbatino e a Renatino De Pedis), sono finiti anche l'ex deputato di Ala Massimo Parisi, fresco di condanna insieme con Verdini per la bancarotta della società editoriale che pubblicava Il Giornale della Toscana, e l'ex vicegovernatore della Regione Lazio ai tempi di Renata Polverini, Luciano Ciocchetti (oggi con il partito di Raffaele Fitto), e Mirko Coratti, ex presidente dell'Assemblea capitolina, già condannato in appello nel processo Mafia capitale a quattro anni e sei mesi.Come per Verdini e Parisi, anche la relazione con Ciocchetti e Coratti sarebbe stata caratterizzata, secondo l'accusa, dall'utilizzo gratuito di immobili. Ciocchetti, ad esempio, quando era anche assessore alle politiche del territorio e dell'urbanistica in Regione, avrebbe occupato dal 10 gennaio 2012 al 25 febbraio 2016 un immobile di via Lucrezio Caro (zona Prati, tra le più costose di Roma), risparmiando non meno di 200.000 euro. Le associazioni Moderati per la terza fase e Alma aurea onlus (delle quali era presidente del consiglio direttivo e presidente onorario) hanno anche ottenuto contributi sospetti per 45.000 euro complessivi.Scarpellini, però, che è proprietario di terreni a Roma e in provincia, e che sta giocando diverse partite urbanistiche, si sarebbe concentrato maggiormente su Coratti. Nel mirino del palazzinaro c'era il progetto centralità Romanina, un piano di lottizzazione per la realizzazione di edilizia residenziale pubblica in un quartiere quasi tutto abusivo a sud est della Capitale. Per questo, secondo l'accusa, si sarebbe tenuto buono il presidente d'Aula del Pd. Coratti, secondo i carabinieri, per otto anni avrebbe occupato con la sua associazione Rigenera (che compare anche nelle carte di Mafia capitale) alcuni locali nella centralissima piazza Cavour, risparmiando 300.000 euro. «Avrei voluto vendere quell'appartamento», ha detto Scarpellini ai magistrati, «ma nonostante le mie richieste Coratti non voleva lasciarlo». Quando Scarpellini ha capito che Coratti forse non faceva al caso suo era già troppo tardi. La sua impresa Milano 90 aveva già versato alla Rigenera 10.000 euro. Nel frattempo, però, ha sostenuto Scarpellini, le autorizzazioni per la costruzione di un centro commerciale sulla Tuscolana erano ferme in Campidoglio.La rete di Scarpellini, insomma, era fitta. E al momento non è stata ancora completamente ricostruita. Nelle informative dei carabinieri compaiono nomi di vecchi big nazionali di destra e sinistra. Per alcuni sarebbe già stata chiesta l'archiviazione. Su altri pare ci siano ancora i riflettori della Procura. Nel frattempo sono stati messi al sicuro, con un sequestro preventivo, beni per 750.000 euro, ritenuti profitto delle tangenti ricevute.
La sede della Corta penale internazionale dell’Aia (Ansa)
Volodymyr Zelensky (Getty Images)