2024-08-14
A Zelensky mancano i piloti di F-16. Adesso li cerca tra quelli in pensione
I caccia sono in consegna ma ci sono pochi uomini per guidarli in battaglia: l’idea è di reclutare degli istruttori last minute tra gli assi che hanno da poco finito il servizio attivo. Arruolandoli in Usa, Turchia, Grecia e Iraq.Dopo il blitz ucraino in Russia, Kiev confessa: «Non ci fanno lanciare i missili, allora noi occupiamo via terra». Putin avvisa: «Distrutte quasi tutte le forze nemiche nel Kursk».Lo speciale contiene due articoli.L’Ucraina starebbe arruolando ex-piloti di F-16 Viper per affrettarne l’utilizzo in guerra. Risvegliando un ricordo, quando l’Italia dovette noleggiare gli aerei dagli Usa perché eravamo rimasti fermo agli F-104. Ecco perché, quanto a investimenti nella Difesa, è importante essere lungimiranti. Che i piloti dell’aviazione ucraina abilitati agli F-16 fossero in numero troppo esiguo per garantire la necessaria capacità operativa è cosa nota, del resto serve tempo per poter addestrare gli equipaggi come per specializzarli nel teatro operativo. Farlo, infatti, è un processo lento e al momento e fino alla fine dell’anno, soltanto una ventina di piloti dell’aeronautica militare ucraina saranno qualificati, ovvero la metà del numero necessario per gli aerei disponibili.Diverse le tipologie di missioni alle quali sono destinati, dal supporto ravvicinato all’avanzata delle truppe terrestri, fino alla deterrenza agli attacchi a lungo raggio provenienti dal fronte russo e anche la reazione rapida a eventuali incursioni da parte dell’aviazione russa. Con la presenza dei Viper i russi saranno costretti a lanciare missili e droni da distanza maggiore, quindi a limitare il numero di bersagli raggiungibili e la probabilità di riuscirci. Ma si tratta, in tutti i casi, di missioni molto «specializzate» per le quali i piloti devono potersi addestrare e allenare anche presso poligoni nei quali poter sparare. Non a caso, secondo quanto riportano gli analisti militari, per ora le missioni dei Viper ucraini non si sarebbero spinte oltre cinquanta chilometri dal fronte, in modo da poter evitare i sistemi missilistici russi per non esporsi al pericolo di un abbattimento.Questo rientra nei compiti dell’intelligence ucraina (Gur), una creatura della Cia divenuta giocoforza estremamente efficiente. Ora, però, nel tentativo di accelerare i tempi per piena operatività, Kiev starebbe reclutando ex piloti di F-16 «in pensione» per rafforzare i suoi ranghi, ovvero personale esperto sulle versioni degli aeromobili in corso di consegna all’aviazione ucraina. Lo ha dichiarato questa settimana il senatore statunitense Lindsey Graham (repubblicano, 69 anni, della Carolina del Sud), avvocato ed ex militare.Graham, dopo un incontro con il presidente Volodymyr Zelensky, ha dichiarato ai giornalisti: «Se sei un pilota di F-16 che si è ritirato da non troppo tempo e ha mantenuto la capacità di volo e stai cercando di combattere per la libertà, ti assumeranno in Ucraina. Gli alti ufficiali ucraini cercheranno in tutte le nazioni della Nato piloti di caccia disposti ad aiutarli finché non saranno in grado di addestrare da soli i loro piloti. Vogliono far volare questi jet il prima possibile». L’aviazione ucraina ha ricevuto i suoi primi F-16 a fine luglio e, al momento, quelli pronti al combattimento dovrebbero oggi essere meno di dieci. Inoltre, sarà importante creare gli istruttori nazionali in modo da rendersi progressivamente indipendenti nell’addestramento, che oggi avviene in Usa, Regno Unito, Francia, Olanda e altre nazioni europee. Per ragioni di sicurezza, ovviamente, non sono conosciute sia le basi di schieramento degli aeroplani sia quelle dove si trovano gli allievi e, secondo talune fonti di informazione, gli aeromobili non sarebbero neppure basati sul territorio ucraino.Un eventuale reclutamento di piloti senior, oltre a esperienza e stato di prontezza (bastano pochi mesi di fermo ed è comunque necessario molto allenamento fisico per tornare a volare su aeroplani ad alte prestazioni), dovrà tenere conto anche della provenienza, in quanto in talune nazioni i militari in congedo non possono, per legge, combattere sotto altre bandiere.Questo sarà, quindi, un altro lavoro del Gur che, attualmente, è molto attivo anche al di fuori dei confini nazionali, come in Africa (soprattutto nel Mali) e in Siria, dove è in corso un’azione militare volta a colpire gli uomini dell’ex gruppo Wagner. Dove gli ucraini potranno trovare ex piloti di F-16 è presto detto: negli Stati Uniti, cercando tra le fine degli ex-aviatori della Air national guard, oppure in Turchia, ma anche in Grecia e in Iraq. Tutte nazioni tra le molte che, negli ultimi vent’anni, hanno schierato il caccia leggero prodotto dal 1974 dalla General Dynamics (poi da Lockheed-Martin) e battezzato ufficialmente «Fighting Falcon», quindi appunto, «Viper», poiché tra i suoi impianti c’è n’è uno che utilizza idrazina (miscela composta da azoto e idrogeno), idealizzato come fosse, appunto, il veleno della vipera.Una curiosità: anche l’Italia ebbe gli F-16 nel corso del programma di leasing Peace Caesar per l’uso, da parte dell’Aeronautica militare, di 34 esemplari multiruolo (in sigla, F-16ADF nelle varianti Block 10 e 15), di proprietà statunitense da impiegare in missioni di protezione dello spazio aereo italiano. Questi aerei entrarono in servizio nel 2003 e furono resi all’aviazione americana nel 2012. Li acquisimmo perché le consegne degli Eurofighter Typhoon erano in grande ritardo e questo creava una grave mancanza per la nostra Difesa aerea, dimostrata soprattutto quando l’Italia dovette affrontare una crisi internazionale come quella del Kosovo (1998-1999) con gli ormai vecchi F-104 mentre i serbi disponevano dei ben più moderni MiG-29.A garantire sicurezza su quella regione a noi quasi confinante furono allora gli Stati Uniti, ma successivamente l’Aeronautica ebbe bisogno di un velivolo per la Difesa aerea nazionale. Affittammo dagli inglesi una ventina di Tornado Adv, la versione da caccia del velivolo da bombardamento che avevamo in dotazione, ma non si rilevarono idonei al compito e furono sostituiti con gli F-16.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/a-zelensky-mancano-piloti-f16-2668964316.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="kiev-ora-confessa-il-blitz-in-russia-serve-a-ricattare-gli-alleati" data-post-id="2668964316" data-published-at="1723629646" data-use-pagination="False"> Kiev ora confessa: il blitz in Russia serve a ricattare gli alleati Quella che doveva essere una incursione tattica, per allentare la pressione e costringere il Cremlino a una più ragionevole trattativa di pace, sta sortendo l’effetto di un fiammifero lasciato cadere in un serbatoio di benzina. Nel Kursk, la regione russa occupata dalle truppe di Kiev da una settimana, si gioca il destino del conflitto. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha precisato che Kiev «non vuole conquistare territorio russo». «Vogliamo solo proteggere la vita della nostra gente», ha aggiunto proprio nelle stesse ore in cui i suoi strappavano la bandiera sovietica da un edificio amministrativo a Guyevo, cittadina a tre chilometri dal confine. Vladimir Putin ha prontamente annunciato vendetta allontanando l’ipotesi di un cessate il fuoco. E lo stesso ha fatto ieri il super falco del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev: «Per quello che hanno fatto, gli ucraini riceveranno certamente la punizione che meritano». Minacce a Kiev sono arrivate pure dall’intelligence militare russa che ai media amici ha detto: «Volodymyr Zelensky sta facendo passi folli che minacciano una escalation ben oltre i confini ucraini». I dirigenti del Svr (il Servizio informazioni estero del Cremlino, ndr) accusano il nemico di aver messo in atto «mosse spericolate» perché «il suo primo pensiero è quello di mantenere la sua posizione di potere». Tanto che gli stessi Usa, secondo i Servizi russi, vorrebbero sbarazzarsene per sostituirlo con il più tranquillo e controllabile ex ministro degli Interni, Arsen Avakov. Chissà. Dal punto di vista operativo, per contenere l’avanzata, Mosca ha iniziato a spostare alcune unità d’assalto dal Sud nella zona incriminata. Una mossa parrebbe coronata dal successo considerato che, in serata, il Cremlino ha annunciato di aver «distrutto la maggior parte delle truppe di Kiev nel Kursk». La dimensione della mattanza non è nota ma già da qualche giorno, Putin e il suo stato maggiore hanno intensificato la diffusione di notizie utili ad alzare il morale dell’esercito sia in ambito difensivo che offensivo. «Nel corso della giornata, l’azione attiva delle unità del gruppo di truppe Nord e delle riserve arrivate hanno sventato i tentativi di gruppi mobili nemici con veicoli blindati di sfondare in profondità nel territorio russo nelle aree degli insediamenti di Obshchy Kolodez, Snagost, Kauchuk e Alekseevsky», hanno fatto sapere dal ministero della Difesa. Aggiungendo che un «attacco da parte di unità d’assalto aviotrasportata delle forze armate ucraine in direzione di Martynivka è stato respinto» con l’uccisione di 15 militari nemici e la distruzione di «veicoli corazzati da combattimento e due auto». La sera prima le forze russe avevano inoltre colpito infrastrutture elettriche nella regione di Chernihiv, nell’Ucraina settentrionale, provocando il blackout in alcuni distretti. Ma, a differenza dei primi mesi, a questo giro Mosca prova a coinvolgere anche la comunità internazionale per denunciare il possesso, da parte di Kiev, di una «bomba sporca». Già da qualche tempo i servizi segreti russi sospettano che il combustibile nucleare esaurito e i rifiuti pericolosi della produzione chimica vengano portati in Ucraina per confezionare un ordigno di contaminazione radiologica. Di cui finora, però, non c’è traccia. Ci sarebbero invece prove dell’uso di munizioni ucraine a grappolo che avrebbero colpito un autobus uccidendo due persone e ferendone 31 a Lisichansk. «Ovunque si verificano operazioni militari da entrambe le parti, la protezione dei civili in conformità con il diritto umanitario internazionale deve essere la massima priorità», è stata la posizione espressa dall’Onu annunciando una ispezione a Kursk per verificare eventuali violazioni da parte dei militari di Kiev. Quel che però vorrebbe Zelensky tarda tuttavia ad arrivare. L’Ue, pur ritenendo legittima l’invasione in chiave difensiva del territorio russo, è attenta a non far inferocire l’orso sovietico. Ieri sono arrivati altri 4,2 miliardi di euro dall’Europa per aiutare il funzionamento dello Stato ucraino, ma nessun passo in avanti è stato fatto per autorizzare Kiev a contrattaccare con le armi fornite dai Paesi occidentali. Anzi, il governo del Regno Unito ha smentito le notizie sul presunto via libera all’Ucraina per i missili Storm Shadow a Kursk. La richiesta nelle scorse settimane era stata fatta dal presidente Zelensky al premier Kier Starmer, ma era rimasta senza risposta. In quest’ottica si può leggere, quindi, l’arringa che il consigliere del presidente ucraino, Mikhailo Podolyak, ha tenuto ieri sui suoi canali social: «Come qualsiasi altra regione di confine della Russia, Kursk bene illustra la guerra deliberatamente ignobile che i russi stanno combattendo, una guerra senza le regole della guerra», ha affermato. Per Kiev quindi, è utile colpire il territorio russo perché viene usato per immagazzinare gli equipaggi, per ospitare basi aeree di piccole dimensioni, basare componenti di esercito, e per «preparare attacchi su larga scala contro la popolazione civile di un altro Paese. La Russia lo fa perché è sicura che il suo territorio è inviolabile, che nessuno distruggerà la logistica e le infrastrutture belliche sul territorio russo. Ma l’Ucraina ha dimostrato che non è così». Ci sono solo due modi per costringere la Russia a rispettare le regole, ha aggiunto Podolyak: la distruzione delle infrastrutture belliche russe con operazioni di terra come quella condotta a Kursk. E con attacchi a lungo raggio «in profondità» in Russia, operazioni «che richiedono molti missili e la fine del divieto informale sull’impiego di questi missili sul territorio della Federazione russa». Ugualmente preoccupanti sono le voci che arrivano dall’altro lato dell’Atlantico. «Putin è disperato. Cerca assistenza e capacità militare... e si sta rivolgendo a Paesi come l’Iran e la Corea del Nord per chiedere aiuto»: e questo «è pericoloso, ovviamente, per la popolazione ucraina, visto che questi missili continuano a piovere su di loro e sulle loro infrastrutture energetiche. Ma è pericoloso anche per la regione Indopacifica», ha spiegato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale statunitense, John Kirby. «Qualsiasi idea di un rapporto di difesa nascente tra Corea del Nord e Russia avrà ramificazioni per la nostra sicurezza collettiva e per i nostri requisiti di sicurezza nazionale nell’Indo-Pacifico», ha concluso. «Ovviamente dobbiamo, e lo faremo, prendere provvedimenti per mitigare al meglio questa situazione». Quella in Ucraina non sarà una guerra mondiale ma le assomiglia molto.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.