2024-12-11
Netanyahu distrugge la flotta siriana. «A Sud serve zona demilitarizzata»
Idf: «Non stiamo avanzando verso Damasco». Per il «Financial Times» Mosca non si starebbe ritirando dalle sue basi e porti.Lunedì notte i cacciatorpedinieri della Marina israeliana hanno distrutto la flotta militare siriana nel corso di un’operazione condotta nell’ambito di una vasta campagna mirata a neutralizzare le minacce strategiche verso Israele. Lo ha dichiarato martedì il ministro della Difesa, Israel Katz, durante una visita alla base navale di Haifa. Poi Katz ha confermato che le Forze di difesa israeliane (Idf) stanno istituendo una zona demilitarizzata oltre la zona cuscinetto in territorio siriano (nota come Linea Alpha), senza però prevedere una presenza israeliana permanente. Due giorni fa è stato riferito che l’esercito ha preso il controllo della base militare sul lato siriano del Monte Hermon, in seguito alla ritirata delle forze di Bashar Al Assad, per prevenire l’avvicinamento dei jihadisti al confine con Israele. Secondo Canale 12, le Idf sono penetrate per 14 chilometri all’interno del territorio siriano, tuttavia l’esercito ha smentito la fake news secondo la quale i tank delle Idf ora puntino Damasco. I raid israeliani, avviati durante il fine settimana, sono mirati a impedire che attrezzature militari siriane, come jet da combattimento, missili e potenziali armi chimiche, finiscano nelle mani del nuovo governo siriano retto dai jihadisti di Hayat Tahrir Al Sham. Sempre a proposito di flotte navali, nelle immagini satellitari scattate lunedì da Planet Labs si vedono alcune navi della Marina russa che lasciano la base di Tartus, situata sulla costa siriana, ancorandosi al largo dopo il rovesciamento del presidente siriano Assad. In una foto si vedono almeno tre unità della flotta russa del Mediterraneo: due fregate con missili guidati e una petroliera, posizionate a circa 13 chilometri a Nordovest di Tartus. Non si tratta di un ritiro definitivo secondo il Financial Times, ma di un riposizionamento tattico e lo stesso vale per la base aerea di Hmeimim dove le attività proseguono. Inoltre gli aerei israeliani durante le oltre 350 missioni hanno colpito almeno tre importanti basi aeree siriane, ospitanti decine di elicotteri e jet, in quella che è stata descritta come la più vasta ondata di attacchi contro infrastrutture militari aeree da quando Assad è stato destituito. Tra le basi colpite ci sono l’aeroporto di Qamishli, un’exclave governativa situata nel territorio controllato dall’amministrazione autonoma della Siria del Nordest (nota anche come Rojava curdo), fino a pochi giorni fa, la base di Shinshar, nella campagna di Homs, e l’aeroporto di Aqraba, a Sudovest di Damasco. Ieri il premier siriano incaricato,Muhammad Bashir, ha dichiarato: «Procederemo allo scioglimento dei servizi di sicurezza e all’abolizione della legge anti terrorismo», riferendosi agli apparati di controllo del regime che per oltre mezzo secolo, sotto la guida della famiglia Assad, sono stati accusati di gravi violazioni dei diritti umani, vedi la sistematica tortura. La legge sul terrorismo, introdotta nel 2012 in sostituzione delle leggi marziali attive dagli anni Sessanta, era stata utilizzata per legittimare tribunali speciali destinati alla repressione di oppositori e dissidenti. Si calcola che, dal 2012 a oggi, oltre 150.000 persone siano state detenute in Siria per motivi legati alla libertà di opinione. Poi Muhammad Bashir ha dichiarato di essere stato ufficialmente incaricato dalla Direzione delle operazioni militari, un organismo legato al gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham, «di formare un governo di transizione con un mandato limitato alla gestione degli affari correnti fino al prossimo primo marzo e sono attualmente in corso consultazioni per la nomina dei ministri». C’è grande attesa sulle nomine dei ministri che saranno espressione del gruppo jihadista così come sarà interessante sapere quale ruolo si ritaglierà per sé Abu Mohammed Al Jolani, il leader di Hayat Tahrir al-Sham che ha appena preso il potere a Damasco è tornato a farsi chiamare con il suo vero nome, ovvero Ahmed Al Shareh, sul quale gli Usa hanno messo una taglia di 10 milioni di dollari. Ieri su Telegram Al Shareh ha annunciato che «sarà resa pubblica una lista di ufficiali siriani accusati di tortura e crimini di guerra. Offriamo ricompense a chiunque fornisca informazioni utili per ritrovarli e se questi questi ufficiali sono fuggiti all’estero, chiederemo la loro estradizione». Dove sono? Il Partito socialista progressista libanese riferimento della comunità drusa guidato dalla famiglia libanese Jumblatt in un comunicato avverte: «Dopo le notizie di alcuni leader del regime spodestato in Siria che sono fuggiti in Libano attraverso passaggi legali, o che sono passati dal Libano ad altri Paesi, il Partito socialista progressista avverte del pericolo di trasformare il Libano in un rifugio sicuro per coloro che sono responsabili di molti crimini contro libanesi e siriani». Infine, da ieri Asma Al Assad, la quarantanovenne moglie del deposto presidente siriano, è diventata persona non gradita nel Regno Unito, per decisione delle autorità di Londra. È l’ennesimo duro colpo alla reputazione ormai compromessa di una donna il cui fascino e glamour erano stati, in passato, una risorsa preziosa per il governo siriano e l’intera regione mediorientale.
Pier Silvio Berlusconi (Ansa)