
Prenotazioni d'accesso agli atti in mano ai furbetti: o si paga o si aspetta mesi. Chi protesta se la vede con un sodale di Salvatore Buzzi. La piattaforma che dà problemi in Campidoglio è invece usata con successo da vari enti e ospedali.La potremmo chiamare Anagrafe Capitale, ma è più semplicemente l'esperienza kafkiana che vive un qualsiasi cittadino romano negli uffici comunali.Venerdì scorso per motivi di lavoro mi sono recato all'Anagrafe di via Luigi Petroselli, per chiedere due certificati di residenza e uno di stato civile per una mia inchiesta giornalistica. Quando mi sono avvicinato al terminale che distribuisce i ticket con gli appuntamenti ho avuto la spiacevole notizia che la prima data utile era il 5 settembre 2018. Praticamente fra due mesi. Peccato che lo stanzone fosse molto meno pieno di altre volte e diversi sportellisti se ne stessero lì con le mani in mano. Quell'informazione - che qualunque cronista può rimediare in giornata nei municipi di tutta Italia - a Roma è diventata merce da contrattare come dentro a un suk.Peggio va a chi vuole rinnovare la carta d'identità. Recentemente due dirigenti dei Verdi hanno denunciato di averla chiesta il 5 luglio e di aver ottenuto un appuntamento per l'8 novembre. Infatti i cittadini della Capitale dal 2015, ai tempi della giunta di Ignazio Marino, in alcuni municipi hanno iniziato a fare i conti con l'introduzione del sistema Tu Passi, «l'elimina code prenotabile», tecnologia che dovrebbe evitare assembramenti agli sportelli ma in realtà ti getta in un buco nero. Tu prenoti il servizio di cui hai bisogno e poi ti presenti all'Anagrafe nel giorno e orario prestabilito. Quella che in linea di principio sembra un'idea intelligente, a Roma si trasforma in un incubo e apre la strada a raccomandati e amici degli amici. Un sistema che spalanca le porte a commerci e abusi. A quanto ci risulta, da tempo alcune società che vendono pratiche online hanno iniziato ad accaparrarsi numerini e prenotazioni per poi vendere il servizio a circa 15 euro. Secondo le nostre fonti moltissimi «slot» sono impegnati da queste ditte che offrono il disbrigo delle pratiche a pagamento. Matteo, praticante avvocato romano, ricorda con La Verità che a fine giugno si è presentato all'Anagrafe del I Municipio per rintracciare l'indirizzo di una persona cui andava notificato un atto. Ma dopo essere stato rimbalzato dalla macchinetta ingrata a settembre è stato avvicinato da un usciere che gli ha allungato un bigliettino con il numero di telefono di un'agenzia online. Matteo ha chiamato e il centralinista gli ha annunciato di aver un posto libero per i primi di luglio. Su Internet ci si può iscrivere al sito Tu Passi con account diversi e da lì effettuare prenotazioni, anche conto terzi (è un'opzione prevista). All'Anagrafe reale, invece, si può provare a insistere, potendo dimostrare l'urgenza della propria domanda. Che dovrà essere valutata dal responsabile alla chiusura dell'ufficio.Per questo venerdì sono andato anch'io allo sportello delle informazioni dove un impiegato campano (fa il pendolare da Napoli) ha preso a cuore il mio problema e si è recato a perorare la causa dal responsabile dei servizi demografici di via Petroselli, Claudio Milardi. Al termine dell'ambasciata, mi ha riferito di ripresentarmi lunedì. Capendo che c'era spazio per la trattativa, come si fa con un venditore di tappeti, ho provato a insistere e allora il signor Giuseppe è tornato alla carica con Milardi e dopo alcuni minuti mi ha riferito di attendere la chiusura delle porte d'ingresso, vale a dire le 13: a quell'ora avrebbero soddisfatto la mia richiesta. In fila con me c'era un manipolo di persone che aveva indicato altri motivi d'urgenza.Al termine della mattinata di lavoro, Giuseppe ci ha invitati ad andare allo sportello 7, presidiato da un energumeno in camiciola a quadretti, il quale, di pessimo umore, stava insolentendo altri cittadini: «Ve ne dovete andare!» gridava a una coppia. Quindi ha oscurato la sua postazione con un pezzo di cartone, escamotage scelto pure da altri colleghi per proteggersi dallo sguardo inquisitore degli utenti.La pace è durata poco. Il signor Gagliardi (questo il cognome dell'impiegato) si è alzato e ha iniziato a strillare: «Ma oggi i vigili la porta non la chiudono?». Dopo l'ennesima intemperanza ho fatto presente a Gagliardi che non eravamo lì per farci insolentire. «Fituso» ha esclamato di rimando il gentiluomo, dandomi appuntamento fuori dall'ufficio. Di fronte alle mie proteste non ha abbassato i toni e ha chiuso definitivamente lo sportello. Il suo capo, Milardi, è intervenuto e senza darmi possibilità di replica, dopo aver sbattuto sul tavolo il tesserino di riconoscimento, ha iniziato a chiedere a macchinetta: «Qual è il motivo dell'urgenza? Qual è il motivo dell'urgenza?». Io e i pochi compagni di sventura che insieme con me stavano elemosinando la concessione di un servizio pubblico, siamo rimasti senza parole. In pratica una coppia di dipendenti comunali, con tono aggressivo e minaccioso, si stava arrogando il diritto di sindacare se il mio lavoro fosse urgente o meno, spacciando un mio diritto come un privilegio. Senza contare che due ore prima mi era stato promesso che alle 13 avrei ricevuto la documentazione. Sconfortato mi sono fatto da parte, ma Gagliardi, vedendomi ancora dentro la sala, ha esclamato rivolto al capo: «Ma il coglionazzo non se ne va?». Di fronte a tanta ignoranza ho puntato contro di lui la telecamera del cellulare e ho chiesto all'impiegato di ripetere gli insulti, ma il furbone ha risposto sguainando il suo telefonino e sproloquiando, in un italiano abborracciato: «Guardate il giornalista arrogante e prepotente della casta che vuole fare senza prenotazione e vuole passare davanti a tutti». Peccato fossi l'ultimo degli astanti in una sala quasi deserta. Quindi se n'è andato continuando a minacciare: «Vieni fuori, che facciamo il video».In suo soccorso è arrivato il solito Milardi, esagitato pure lui, il quale mi ha invitato ad andarmene altrimenti avrebbe chiamato la forza pubblica. Davanti al cellulare del cronista ha sibilato: «Io la denuncio per quello che sta facendo. Io non le do l'autorizzazione di riprendermi. Lei sta commettendo un errore grandissimo». Messaggio, quest'ultimo, che può risultare particolarmente inquietante se si considera che è stato pronunciato da uno dei frequentatori della cricca di Mafia capitale. A Milardi, ex membro della segreteria di Gianni Alemanno e vecchio camerata come lui, si rivolgeva Salvatore Buzzi per organizzare le cene dell'ex sindaco. «Compagno» lo chiamava scherzosamente il ras delle coop rosse, ottenendo questa risposta: «Il compagno Milardi ti passa il compagno Alemanno». E giù grasse risate. Sempre a Milardi, Buzzi avrebbe dovuto inviare una lista di «amici del Sud» pronti a votare per Alemanno alle europee. Solo che per errore a Milardi arrivò l'elenco completo dei lavoratori della coop con tanto di numero di telefono anziché quello con i nominativi dei calabresi legati a Buzzi. Alla fine molti dipendenti delle coop rosse non gradirono le telefonate elettorali degli uomini dell'ex sindaco. Aneddoti a parte, in mezzo a galantuomini di tal fatta si deve districare il cittadino romano che accetta tutto a capo chino, battutacce e sgradevolezze, grida e sberleffi. Davanti ai miei occhi una signora sballottata da uno sportello all'altro, nel tentativo di portare a casa la pratica, ha inghiottito l'ultimo strillo: «Bisogna mandar giù tutto, se no ti dicono di ripassare a settembre, o più tardi». Ascoltando le mie rimostranze un vigile ha scosso la testa: «Pensi che un ragazzo malato e tremante ha dovuto supplicare per avere un documento necessario al ricovero». Ad avere diritto di vita o di morte su questa folla di disgraziati sono personaggi come il signor Gagliardi che, con voce stridula, a chi chiede educazione offre una scazzottata a fine turno.Di fronte al nostro racconto l'assessora (preferisce essere chiamata così) a «Roma semplice» (ha la delega ai servizi digitali e alla «città intelligente») Flavia Marzano rimane di stucco: «Sapevamo che un terzo di chi ha prenotato non si presenta all'appuntamento, ma non immaginavo che ci potesse essere il bagarinaggio dietro all'emissione delle certificazioni». La politica ammette con La Verità che il sistema ha mostrato molte falle e annuncia: «A novembre la piattaforma Tu Passi verrà sostituita dal software del ministero dell'Interno già utilizzato per le carte d'identità elettronica. Speriamo così di iniziare a risolvere il problema delle certificazioni su appuntamento che sta creando complicazioni in tutta Italia». E per la maleducazione del personale ha pronta qualche ricetta? «Occorrono corsi di formazione, ma a volte servirebbero anche per i cittadini. Lo stress degli addetti può essere motivato dagli endemici problemi di organico delle nostre anagrafi. Detto questo, episodi di maleducazione come quello da lei descritto non sono accettabili». Si può pensare a un giudizio sul servizio degli operatori in tempo reale come succede a Milano? «Non vedo perché no». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/a-roma-adesso-ce-anche-lo-scandalo-di-anagrafe-capitale-2588736904.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lo-stesso-sistema-nelle-altre-citta-funziona" data-post-id="2588736904" data-published-at="1758014310" data-use-pagination="False"> Lo stesso sistema nelle altre città funziona Per evitare la calca agli sportelli, gli uffici anagrafe dei 15 municipi che compongono il Comune di Roma si sono affidati alla piattaforma digitale Tu Passi (che ricorda il «Tu mancia» dell'inflessibile dietologo tedesco Birkermaier in Fantozzi contro tutti), «l'elimina code prenotabile». Il sistema appartiene alla Miropass srl, azienda di Crema con 472.000 euro di capitale sociale versato: è nata nel 2012 ed è presieduta dal cremasco Giovanni Fontana, 65 anni, titolare del 23,37% delle quote e detentore del pacchetto di maggioranza insieme con gli ultrasettantenni Enrico Pietro Cantoni (35,25%) e Ivan Rossi (23,12%). Fontana, a proposito della start up ha dichiarato sui giornali: «Vogliamo che il nostro motore di ricerca possa diventare la più grande sala d'attesa al mondo». La sua azienda propone «una soluzione semplice per prenotare e gestire l'accesso ai servizi al pubblico di comuni, ospedali ma anche attività professionali». A scegliere la Miropass come partner per il Campidoglio sono stati i collaboratori dell'ex sindaco Ignazio Marino, ma la diffusione della piattaforma Tu Passi è stata implementata con Flavia Marzano, assessore di «Roma semplice». Un bel gioco di parole per nascondere l'ennesima giungla per i cittadini. Fontana aveva già provato a replicare sui giornali a un cittadino che invocava un ritorno alle vecchie file giornaliere per la carta d'identità elettronica: «Prendersela con il sistema informatico di prenotazione Tu Passi, che “registra" il tempo di attesa, è come inveire contro il termometro che ti dice che hai la febbre! Così come non è merito di Tu Passi se nei Municipi del Comune di Roma gli altri certificati anagrafici sono disponibili in giornata». In realtà smanettando alla voce certificati in tutti i 16 uffici romani dell'Anagrafe presenti sul sito TuPassi si scopre che solo all'Eur si può richiedere un certificato a luglio, in tutti gli altri municipi si slitta ad agosto o a settembre. All'Anagrafe centrale di via Petroselli ieri mattina il primo turno disponibile cadeva il 31 agosto alle 9:24 del mattino. Dopo poche ore però si passava già al 5 settembre. Per cambi di residenza e pratiche dell'edilizia privata non risultavano disponibilità sul sito. Sempre nel I Municipio, andava un po' meglio in Circonvallazione Trionfale, dove si potevano ottenere appuntamenti per certificati e cambi di residenza nella seconda metà d'agosto. Per la carta d'identità elettronica, invece, buio assoluto. Sabato 21 luglio non c'era possibilità di prenotarsi su Internet se non nel XIII Municipio, sulla via Aurelia: lì il servizio era disponibile a partire dal 25 ottobre 2018. Purtroppo il servizio non viene veicolato dai dipendenti della Miropass, bensì da impiegati, per lo più pubblici, che molto spesso non si segnalano per gentilezza e affabilità dei modi. Digitando alla voce servizi si scopre che in rete ci sono solo pochissimi Comuni: Roma, Crema, Pavia, Ciampino e Lavis. Sul sito di Tu Passi sono elencati i «casi di successo» tra i clienti del sistema: la Ripartizione tributi del Comune di Bari, 60 medici lombardi, la Usl 11 di Empoli, il gruppo ospedaliero lombardo San Donato, i servizi di Comune, Padania Acque e i medici di famiglia di Crema, ma il fiore all'occhiello, per la Miropass, restano i servizi anagrafici dei 15 municipi di Roma. Davvero un bel biglietto da visita.
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