2021-03-25
A Milano in un anno tolti alle famiglie più di 3.000 bimbi
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I dati segnalano una forte crescita del fenomeno rispetto al 2017, quando bambini e ragazzi seguiti dagli assistenti sociali erano «soltanto» 9.260, e quelli affidati a case famiglia o ad altre coppie erano 2.633. Nel 2020 sono stati 10.617 i minori seguiti dai servizi sociali del Comune di Milano. Tra di loro, 3.174 sono stati sottratti alle loro famiglie d'origine e dati in affido ad altri nuclei familiari o a strutture d'accoglienza in base a un provvedimento di limitazione della potestà genitoriale «timbrato» dal Tribunale per i minorenni. I dati segnalano una forte crescita del fenomeno rispetto al 2017, quando bambini e ragazzi seguiti dagli assistenti sociali erano «soltanto» 9.260, e quelli affidati a case famiglia o ad altre coppie erano 2.633. Anche i costi che il Comune sostiene per il settore del sostegno e dell'affido minorile è alta: l'anno scorso sono arrivati alla sorprendente cifra di 54,3 milioni di euro. E da anni è in continuo aumento.Questi e altri numeri, del tutto inediti, sono contenuti nella risposta consegnata dalla giunta del sindaco Beppe Sala a Riccardo De Corato, già vicesindaco del centrodestra e oggi consigliere di Fratelli d'Italia, nonché assessore regionale alla Sicurezza. Ai primi di febbraio, De Corato aveva presentato un'interrogazione che cercava di superare la tradizionale opacità italiana del settore. L'ex vicesindaco aveva chiesto statistiche precise e dati, ma voleva sapere anche «quali e quanti controlli siano stati fatti sull'operato e sui costi dei servizi sociali» da parte del municipio, e se negli ultimi cinque anni, nei confronti degli assistenti sociali, fossero stati presentati esposti o denunce alla magistratura o al Garante regionale dell'infanzia, e con quali risultati. De Corato domandava anche quanti siano stati «i tentati suicidi e i suicidi nel Comune di Milano per fascia d'età negli ultimi 10 anni». A molti interrogativi, purtroppo, la giunta non ha dato alcuna risposta. Ma ha fornito statistiche accurate, che mai erano state divulgate prima. Per esempio, si scopre che il Comune preferisce collocare bambini e ragazzi nelle comunità piuttosto che darli in affido ad altri nuclei familiari. Nel 2019, le strutture convenzionate accoglievano 541 minori, saliti a 560 nel 2020, mentre da due anni gli affidi familiari sono stabili a 318 casi. La permanenza media nelle case-famiglia dei minori allontanati è purtroppo molto lunga: alla fine del 2020, 350 bambini c'erano restati almeno tre anni; altri 106 ci avevano vissuto da tre a cinque anni; e 104 vi erano stati confinati addirittura per più di cinque anni.Il Comune garantisce ufficialmente a De Corato che «la spesa media giornaliera è di circa 66 euro», un valore che però sembra molto basso rispetto alle medie che si leggono nelle cronache. È basso anche rispetto alle cifre scandalose (fino a 250 euro al giorno, ma in alcuni casi si arriva anche oltre 400 euro) che si sono lette nelle cronache anche dopo il caso di Bibbiano. La risposta dell'assessorato alle Politiche sociali specifica però che «le rette sono molto differenziate, anche a causa del fatto che le strutture residenziali sono per necessità distribuite sull'intero territorio regionale e nazionale». Resta il fatto che la spesa del Comune è elevatissima: per i soli «servizi residenziali» nel 2011 sono stati pagati 25,9 milioni di euro, aumentati poi a 41,2 nel 2015. E in dieci anni la cifra è addirittura raddoppiata, con 54,3 milioni nel 2020. Un altro dato inedito riguarda le comunità di accoglienza convenzionate con il Comune di Milano, che grazie a De Corato si scopre sono 425. In prevalenza, si tratta di comunità educative per bambini soli: sono 54 in città e 91 fuori Milano. Seguono gli «alloggi per l'autonomia per madri e figli», che sono 128 in città e 51 fuori. De Corato aveva chiesto alla giunta anche i nomi delle case-famiglia scelte dal Comune, e voleva sapere anche l'identità dei loro amministratori. La domanda non era peregrina: troppo spesso capita che magistrati onorari minorili e assistenti sociali ricoprano ruoli di gestione nelle case-famiglia e si rovino quindi in un grave conflitto d'interessi. La risposta dell'assessorato, in questo caso, non è stata proprio improntata alla piena trasparenza. A De Corato è stato risposto che le informazioni «richieste dalla legge» sono pubblicate sul sito internet del Comune.
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