2018-11-04
A furia di «Prima gli stranieri» la sinistra si eclissa
A un italiano che intenda godere di prestazioni sociali agevolate, cioè di sconti sulle tariffe pubbliche o di particolari favori nell'assegnazione degli alloggi pubblici, è richiesta la presentazione del cosiddetto modello Isee. L'acronimo partorito dalla testa di un oscuro burocrate del ministero dell'Economia sta per Indicatore della situazione economica equivalente (...)In breve è un documento che descrive la situazione patrimoniale di chi richieda prestazioni sociali: reddito, depositi sui conti correnti, auto possedute, immobili di proprietà, nucleo familiare per accertare che in casa non ci sia un nababbo. Il concetto è chiaro: se sei ricco o anche solo benestante non hai diritto a godere delle agevolazioni, perché quelle sono riservate a chi non riesce ad arrivare alla fine del mese. L'Isee venne introdotto per decreto nel marzo di 20 anni fa, all'epoca del primo governo di Romano Prodi, e fu pensato per evitare che i furbi si approfittassero del sistema di sostegno alle famiglie in difficoltà. Nel corso degli anni il modello è stato più volte affinato, rendendolo qualche volta anche cervellotico, ma diciamo che fino a ieri a nessuno, né a destra né a sinistra, era venuto in mente di metterlo in discussione. Vuoi avere l'esenzione dal pagamento di un ticket? Compila il modello e consegna la documentazione. Vuoi lo sconto sulla retta della mensa scolastica? Fai domanda accludendo le relative certificazioni. Idem se desideri ottenere un alloggio pubblico.Nessuno, dicevamo, fino a ieri si era mai messo in testa di dire che dalla compilazione del modello per l'esenzione dai pagamenti dovesse essere escluso qualcuno. Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e dunque tutti, se pretendono lo sconto, devono consegnare l'Isee debitamente compilato.Ma quando l'Indicatore della situazione economica equivalente venne partorito, l'immigrazione di massa era lontana, e dunque nessuno si era preoccupato troppo di che impatto avrebbero avuto le richieste degli extracomunitari sul nostro sistema di welfare. Nessuno, soprattutto, aveva mai riflettuto sul fatto che i profughi arrivassero spesso sprovvisti di documenti che ne attestassero la situazione patrimoniale. Ma questo non ha impedito e non impedisce loro di richiedere l'accesso alle prestazioni sociali pensate per gli italiani.Credo che abbiate capito dove intendo andare a parare. Il pistolotto che vi ho costretto a leggere serve a inquadrare quel che è accaduto a Lodi, e che rischia di ripetersi altrove in ogni angolo d'Italia. E non solo per la retta della mensa scolastica, ma per tutte le prestazioni erogate da enti pubblici. A Lodi la sindaca non ha inteso violare la legge o discriminare qualcuno in base al colore della pelle, come hanno scritto alcuni buontemponi specializzati in fake news. Semplicemente, la prima cittadina del Comune lombardo ha applicato la legge che richiede a tutti di documentare la propria situazione patrimoniale, e dunque di provare se abbiano oppure no conti correnti o proprietà immobiliari, anche all'estero. Quanti sono gli stranieri che giungono in Italia abbandonando nel proprio Paese le proprie case? Tanti. E quanti sono quelli che una volta emigrati in Italia si costruiscono un'abitazione nuova di zecca nel Paese d'origine? Altrettanti. E allora perché non deve essere considerato lecito richiedere anche agli immigrati una dichiarazione che attesti che siano nullatenenti? Per gli italiani è un obbligo se vogliono ottenere le prestazioni; e allora, perché non dev'esserlo per gli extracomunitari?Quella dell'esenzione dai doveri della burocrazia a cui sono sottoposti gli italiani sarà la battaglia dei prossimi mesi. Già, perché per una parte della sinistra, agli immigrati bisogna concedere il diritto a non perdere tempo con timbri e carte bollate, in quanto quella è una delizia da riservare ai connazionali. I soli a essere tenuti a rispettare le regole.E dopo la guerra delle mense si aprirà quella degli alloggi popolari. La regione Friuli Venezia Giulia ha appena varato una norma che impone non solo l'Isee per tutti, ma la residenza in loco da almeno cinque anni e già le polemiche infuriano. La scusa è che in questo modo si escluderebbero dai benefici anche gli italiani che abitano dalle parti di Udine da meno di cinque anni. Ma in realtà il vero obiettivo è scardinare, dopo l'Isee, anche questo ostacolo, ovviamente a favore degli immigrati. Perché se da un lato dieci anni di attesa prima di vedersi assegnato un alloggio pubblico per gli italiani appaiono accettabili, per un extracomunitario appaiono troppi. Eh già. Ai compagni lo slogan salviniano «Prima gli italiani» proprio non va giù. Sentendosi internazionali, votati al multiculturalismo e a qualsiasi altra cosa non li faccia sentire provinciali, loro griderebbero volentieri «Prima gli stranieri». E poi vi domandate perché il Pd sia diventato una minoranza (l'ultimo sondaggio di Nando Pagnoncelli lo dà poco sopra il 16 per cento) e la Lega si stia mangiando tutti (secondo le stesse rilevazioni sarebbe vicina al 35). Se uno guardasse l'Isee di certe famiglie italiane e come sono trattate avrebbe già la risposta.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson