E alla fine succede anche questo: l’Italia scopre di piacere ai mercati e di attrarre l’attenzione dei giornali stranieri non per l’ennesima crisi del debito, ma per una scelta politica che rompe un tabù. Mentre lo spread si assottiglia come una fettina di prosciutto tagliata sottile - ai minimi da 16 anni rispetto alla Germania - da Londra e da Francoforte arriva una narrazione che, detta così, sembra quasi rivoluzionaria: Roma non è più la periferia indisciplinata dell’Eurozona, ma parte di quella «fusione» con i Paesi considerati fino a ieri il caveau della sicurezza finanziaria, come Francia, Belgio e Austria.
Il Financial Times, evitando per una volta di andare sopra le righe contro il nostro Paese, certifica che qualcosa è cambiato. Ales Koutny di Vanguard parla apertamente di mercati disposti a «voltare pagina» se gli incentivi sono quelli giusti. Tradotto: meno caos, più conti in ordine, un governo che, per la prima volta nella storia della Repubblica, dura più di una stagione calcistica.
E così il cambio di opinione riguarda anche Madrid, la cui crescita economica è il top in Europa. Così gli investitori applaudono la traiettoria economica della Spagna e le politiche fiscali prudenti dell’Italia sotto un governo politicamente stabile. Una frase che, solo qualche anno fa, sarebbe sembrata fantascienza o satira pura.
Non solo. Sempre il Financial Times annota che Roma sta finalmente raccogliendo i frutti della lotta all’evasione fiscale, con un gettito che cresce. Un’eresia per chi per decenni ha raccontato l’Italia come un Paese geneticamente allergico alle tasse. Evidentemente anche i luoghi comuni, come lo spread, prima o poi si restringono.
Ma il vero colpo di scena arriva da Francoforte. La Frankfurter Allgemeine Zeitung, tempio del rigore tedesco e della diffidenza verso le «deroghe mediterranee», dedica un lungo articolo all’abolizione del reddito di cittadinanza, il totem grillino per eccellenza. E qui il tono è meno ideologico di quanto ci si aspetterebbe. Anzi, è molto pragmatico. Il corrispondente Christian Schubert snocciola i numeri Inps: dimezzamento dell’assistenza sociale, costi per lo Stato scesi da circa 9 miliardi a 5,2 miliardi. Il sussidio, già non generosissimo, si è ulteriormente ridotto. Per Berlino, musica per le orecchie.
La logica del governo Meloni, spiega la Faz, è semplice e brutale: tra i 18 e i 59 anni, se non sei disabile e non assisti bambini, anziani o malati, sei considerato idoneo al lavoro. Tradotto in tedesco e poi riportato in italiano: lo Stato non ti mantiene più. Fine del reddito di cittadinanza, fine di un simbolo che aveva trasformato l’assistenza in identità politica.
Certo, la Faz non chiude gli occhi sulle ombre. Le difficoltà burocratiche per il riconoscimento dell’invalidità, la disoccupazione giovanile che resta una ferita aperta, l’aumento dei senzatetto complice il caro affitti. E soprattutto il dato che fa male: secondo Eurostat, il reddito reale delle famiglie italiane è ancora inferiore del 4% rispetto al 2008, mentre nell’Unione europea è cresciuto del 14%. Un’Italia che lavora di più e guadagna meno, insomma. Altro che dolce vita.
Eppure, nello stesso articolo, arrivano anche i «ma». I benefici maggiori per le famiglie con più figli, l’attenzione al costo della vita modulato sulle Regioni, un sistema che prova - almeno nelle intenzioni - a essere meno ideologico e più selettivo. Famiglie aiutate, non assistenzialismo a pioggia. Una formula che, detta così, sembra quasi piacere ai severi custodi del rigore tedesco.
Il paradosso è tutto qui. Mentre in Italia il dibattito resta spesso intrappolato nella rissa nostalgica tra chi rimpiange il reddito grillino e chi lo considera il male assoluto, all’estero si guarda al quadro d’insieme. E il quadro racconta di un Paese che, abolendo un simbolo identitario, manda un segnale ai mercati. Risultato: spread giù, rendimenti ai minimi, investitori che smettono di trattare Roma come un parente scapestrato.
Non è un miracolo, né una promozione a pieni voti. È piuttosto una tregua armata, una sospensione del giudizio. I mercati, come ricorda il Financial Times, hanno la memoria lunga ma sanno perdonare. I giornali tedeschi, quando vedono i conti tornare, sanno persino riconoscere i meriti. E così l’Italia scopre che abolire il reddito di cittadinanza non è solo una battaglia ideologica interna, ma anche un messaggio cifrato spedito a Londra e Francoforte.
Il messaggio è semplice: meno sussidi simbolici, più disciplina. Meno periferia, più «fusione» con il cuore dell’Eurozona. Poi, certo, resta il nodo dei salari bassi, della povertà che non arretra, delle giovani generazioni che faticano a trovare un posto nel mondo. Ma intanto, per una volta, l’Italia smette di essere il problema e diventa un caso di studio.
E scusate se è poco.






