2023-06-28
Pezza sul 9 in condotta dopo gli spari alla prof
Giuseppe Valditara (Imagoeconomica)
Il ministro Giuseppe Valditara aveva chiesto di rivedere i voti alti, figli di un secondo quadrimestre impeccabile, dati in pagella ai minorenni che bersagliarono la loro insegnante. La soluzione di ieri è stata salomonica, promozione garantita con punteggi più bassi: 6 e 7.Va bene il percorso educativo con tanto di volontariato. Va bene il lavoro con gli psicologi per tutto l’anno scolastico, ma uscirsene a 15 anni con il nove in condotta dopo aver sparato in faccia a una professoressa pallini di plastica e averla derisa sui social forse è un po’ esagerato.E allora ieri, sulla folle vicenda di Rovigo, è intervenuto il ministero dell’Istruzione, facendo riconvocare il consiglio di classe per «la non corretta applicazione della legge e del regolamento di istituto». Il risultato è stato immediato: riunione straordinaria e il collegio docente, in meno di un’ora, ha rivisto il voto di condotta dei due ragazzi (un terzo era già stato bocciato per rendimento): chi aveva preso 9 si è visto dare un 7 e chi era uscito con l’8 ha preso 6. Dopo le polemiche su quei voti di condotta attribuiti come se nulla fosse accaduto, tanto da far domandare ai più che cosa si debba fare per prendere un 5 in comportamento (voto con il quale si viene bocciati), ieri è arrivato l’intervento del ministero. Attraverso il provveditorato regionale, il preside dell’Itis Viola Marchesini di Rovigo è stato invitato a riconvocare il consiglio di classe per riaprire gli scrutini di fine anno e, come si legge nella nota del ministero, «riconsiderare in autotutela le decisioni prese».Un intervento leggero nella forma, nel rispetto dell’autonomia scolastica, ma che comunque fa notare come, a seguito dell’ispezione ministeriale, sia emerso che sono state applicate in modo non corretto le norme del Dpr 122 del 2009 sulla valutazione degli alunni e come sia stato violato lo stesso regolamento d’istituto.Il ministro Giuseppe Valditara è intervenuto anche direttamente su una questione di fronte alla quale nessun ministro avrebbe potuto tacere e non solo perché c’è di mezzo anche una causa intentata a tutta la classe dalla professoressa vittima dell’aggressione di ottobre. «Bisogna intervenire sul tema della condotta e delle sospensioni: non sono favorevole a lasciare a casa, ma non fare nulla a un ragazzo che si è comportato male, significa abbandonarlo a se stesso», ha detto il ministro, che intende presentare delle proposte concrete.Nel caso di Rovigo, va detto che la scuola ha provveduto a seguire i ragazzi in questione, che avevano 14 anni all’epoca della «bravata», con educatori, psicologi e attività di volontariato. Almeno in due casi su tre, questo lavoro deve aver avuto qualche effetto positivo, se in prima battuta si era arrivati a dare un 8 e un 9 in condotta a giugno, dopo il 5 quasi obbligatorio di metà anno. Valditara ha anche spiegato che «bisogna ridare dignità ai docenti» e ha confermato che lo Stato starà vicino, non solo con l’assistenza legale, ai docenti che sono stati aggrediti. Infine, il ministro ha ricordato che «rispettare il docente significa anche usare responsabilmente il cellulare». Anche qui, un riferimento indiretto al fattaccio di Rovigo dove, dopo aver sparato alla professoressa, il filmato girato con il cellulare è stato condiviso sui social.Dopo la garbata tirata d’orecchie arrivata dal ministero, ieri la preside Isabella Sgarbi ha subito fatto sapere che avrebbe riconvocato il consiglio di classe «per riflettere e per rivalutare la situazione». Il problema, par di capire, è che uno dei tre ragazzi è andato molto bene a scuola in tutte le materie e alla fine si era preso anche quel 9 di condotta che suona, però, come uno schiaffo alla professoressa e ha fatto infuriare anche i genitori di una serie di ragazzi che nella stessa scuola hanno preso otto, fanno notare alcuni di loro, «senza aver sparato a nessuno». In ogni caso, dopo esser finiti nuovamente sui giornali, questa volta per i bei voti di condotta, i professori hanno riconsiderato i voti finali dei due «sparatori» (ad aria compressa) nel modo che segue: l’otto e il nove finali sono diventati voti solo del quadrimestre e hanno fatto media con i due cinque di metà anno. Così, i ragazzi escono con un 7 e con un 6, sicuramente due macchie sul curriculum scolastico, ma comunque sono promossi.In realtà, per la gravità del fatto, avrebbero potuto anche essere bocciati (la legge prevede che con il 5 di condotta si ripeta l’anno), ma è anche vero che l’istituto non può contraddire se stesso sull’utilità del cammino di recupero intrapreso da ottobre a oggi. In ogni caso, com’è risultato evidente fin dal primo giorno, lo scandalo, più che la promozione, era quel nove in condotta.Un ampio deficit di buon senso si nota anche ne modo in cui è stato gestito lo shock della professoressa di scienze Maria Cristina Finatti, che è stata semplicemente spostata in altre classi. Nei giorni scorsi ha ricordato che ha rischiato di perdere un occhio e ha lamentato «scarsissima solidarietà da genitori e colleghi». Probabilmente, come ha spiegato lei stessa, anche per la sua decisione di denunciare i tre ragazzi al Tribunale dei minori e le tre famiglie civilmente. In ogni caso, come ha affermato cinque giorni fa dopo la notizia dei voti, la professoressa si aspettava che i ragazzi venissero bocciati.
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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