2025-04-27
In 400.000 per le esequie. Il cardinale Re: «Il pontefice deve stare in scia a Cristo»
Dalla basilica di San Pietro a quella di Santa Maria Maggiore: il feretro con il corpo di Francesco è stato salutato dal «suo» popolo. Il decano: «Cercava sempre la pace».La bara di papa Francesco sul sagrato della basilica di San Pietro, con il vangelo aperto posato sopra. Dietro, il cardinale Giovanni Battista Re, 91 anni, decano del collegio cardinalizio a presiedere il rito funebre. Di fianco, i potenti del mondo, 166 tra capi di Stato e delegazioni internazionali, quindi cardinali e vescovi e poi 250.000 persone, secondo la Sala stampa vaticana (e anche secondo il prefetto di Roma, Lamberto Giannini, che ha quantificato in 150.000 i fedeli che hanno, invece, aspettato il passaggio del feretro da San Pietro a Santa Maria Maggiore, ndr) a invadere la piazza e via della Conciliazione.Il funerale di papa Bergoglio, mandato in mondovisione nel consueto bagno di emozione, si è poi concluso con il lungo corteo che muovendosi per 6 km a passo d’uomo nel centro di Roma ha condotto la bara del Papa verso il luogo della sepoltura, la basilica di Santa Maria Maggiore. Una volta che il feretro è entrato nella basilica per la tumulazione, un’ultimissima sosta davanti alla cappella con l’effige della Salus Populi Romani, l’immagine della Madonna che tante volte il pontefice è venuto a visitare durante i suoi 12 anni di pontificato, specialmente prima e dopo i viaggi apostolici. Anche lo scorso 23 marzo, dopo il lungo ricovero al Policlinico Gemelli. Questa volta le rose bianche che Francesco era solito portare come omaggio alla Vergine sono state deposte ai piedi dell’altare da quattro bambini. La prima lettura della messa esequiale celebrata ieri è stata letta in inglese, il salmo responsoriale in latino e la seconda lettura in spagnolo. Poi il Vangelo, quello del mandato che Gesù dà a Pietro, il primo Papa, di prendersi cura delle sue «pecore», cioè dei fedeli. «Mi ami più di costoro?», chiede per tre volte il Signore al pescatore di Galilea.E alla fine gli indica il compito, quello che, sottolinea il cardinale Re nell’omelia, sarà la «costante di Pietro e dei suoi successori». «Pasci le mie pecore», cioè un mandato a generare la vita divina, la vita di Cristo e in Cristo, negli altri. «Un servizio di amore sulla scia del maestro», ricorda il cardinale decano nella sua omelia, che solo qui fa un accenno al ruolo del pontefice in generale, mentre chi si attendeva richiami alle esigenze della Chiesa in vista anche del prossimo conclave dovrà attendere la prossima missa pro eligendo pontifice che verrà celebrata all’avvio del conclave.«Aveva grande spontaneità e una maniera informale di rivolgersi a tutti, instaurando un contatto diretto con le singole persone e con le popolazioni, desideroso di essere vicino a tutti, con spiccata attenzione alle persone in difficoltà, spendendosi senza misura, in particolare per gli ultimi della terra, gli emarginati», ha detto il cardinale introducendo un profilo di Francesco.Poi ha richiamato alcuni punti essenziali di questi 12 anni: l’afflato missionario, il primato dell’evangelizzazione, la Chiesa come «ospedale da campo», il linguaggio «ricco di immagini e di metafore». Certo, la precisione teologica e dottrinale non era il punto forte di Francesco, ma va sicuramente riconosciuta questa sua azione pastorale di prete «di strada», attento a quelli di cui occorre pur prendersi cura anche se scomodi e dimenticati.Sono stati ricordati come significativi i suoi viaggi a Lampedusa, il primissimo, e quello a Lesbo, nonché la messa da lui celebrata negli Stati Uniti al confine con il Messico, per la sua costante attenzione al tema dei profughi e dei migranti. Ma è stato ricordato anche il viaggio apostolico in Iraq nel 2021, compiuto sfidando ogni rischio: «È stato un balsamo sulle ferite aperte della popolazione irachena, che tanto aveva sofferto per l’opera disumana dell’Isis», ha ricordato Re.Quindi, l’altra parola chiave dell’azione pastorale di Francesco: «Misericordia». Con una sottolineatura da parte del cardinale molto importante e cioè che Dio «perdona sempre qualunque sia la situazione di chi chiede perdono e ritorna sulla retta via». Infine, il tema della fratellanza, espresso in particolare nell’enciclica Fratelli tutti, in cui Francesco «ha voluto far rinascere un’aspirazione mondiale alla fraternità, perché tutti figli del medesimo Padre che sta nei cieli». Financo a firmare negli Emirati Arabi nel 2019 un discusso documento sulla «Fratellanza umana» con il grande imam di Al Azhar, Ahmad Al Tayyib.Ma in coda all’omelia, davanti ai potenti del mondo, il cardinale ha scelto di sottolineare il tratto probabilmente più profetico e distintivo del papato appena concluso. «Di fronte all’infuriare delle tante guerre di questi anni, con orrori disumani e con innumerevoli morti e distruzioni, papa Francesco», ha scandito il decano, «ha incessantemente elevato la sua voce implorando la pace e invitando alla ragionevolezza, all’onesta trattativa per trovare le soluzioni possibili, perché la guerra - diceva - è solo morte di persone, distruzioni di case, ospedali e scuole. La guerra lascia sempre il mondo peggiore di come era precedentemente: essa è per tutti sempre una dolorosa e tragica sconfitta».Un applauso spontaneo si è alzato dalla piazza. E in tarda mattinata è stata diffusa l’immagine simbolo di questo funerale, accanto a quella della bara di Francesco: il presidente Donald Trump seduto davanti al presidente ucraino Volodymyr Zelensky a colloquio dentro la basilica di San Pietro. Di sicuro la volontà del defunto pontefice sul tema della guerra è stata fin troppo chiara, quanto poco ascoltata. C’è davvero da augurarsi che il suo desiderio di pace venga tenuto in conto, sarebbe davvero il frutto più bello del suo pontificato.
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
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Duilio Poggiolini (Getty Images)