2020-12-25
1980: attacco alle forze dell'ordine
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L'anno che si aprì con l'omicidio Mattarella falcidiò ben 17 vite di poliziotti e carabinieri. Nel picco della ferocia del terrorismo eversivo, rosso e nero. Per non dimenticarli.Il 1980 fu un anno di sangue. Ricordato soprattutto per la strage di Bologna e per gli assassinii di giudici e magistrati come Mario Amato e politici come Piersanti Mattarella, ma lasciò una lunga scia di sangue anche tra gli appartenenti alle forze dell'ordine. Eseguiti dal terrorismo di sinistra e di destra, i delitti di quell'anno contro poliziotti e carabinieri riflettevano nei moventi l'evoluzione storica della lotta armata degli anni di piombo. Le Brigate Rosse, ormai spaccate dopo il mancato riconoscimento politico cercato con l'"attacco al cuore dello Stato" attraverso il sequestro e l'omicidio di Aldo Moro, si trovavano sotto la pressione degli uomini guidati dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. L'azione terroristica nera dei Nuclei Armati Rivoluzionari, nell'anno della strage di Bologna, fu affiancata anche da numerose azioni dimostrative a danno delle forze dell'ordine con l'intento di sottrarre armi e mostrare la propria capacità di colpire senza alcun rimorso anche contro il sistema della democrazia borghese di cui Polizia e Carabinieri erano il braccio armato. Accanto alle Br e ai Nar durante il 1980 colpirà violentemente anche la terza organizzazione terroristica di estrema sinistra: Prima Linea. Ripercorriamo le storie di quei martiri della violenza ideologica. Per non dimenticare. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/1980-lattacco-alle-forze-dellordine-2649441354.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="antonio-cestari-rocco-santoro-e-michele-tatulli-polizia-di-stato" data-post-id="2649441354" data-published-at="1608571087" data-use-pagination="False"> Antonio Cestari, Rocco Santoro e Michele Tatulli (Polizia di Stato) 8 gennaio 1980Milano, via Schievanoore 8:15Brigate RosseOmicidio di Antonio Cestari, Rocco Santoro e Michele Tatulli (Polizia di Stato)Il triplice omicidio fu un atto dimostrativo delle Brigate Rosse per dare un forte avvertimento al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e alla Divisione "Pastrengo" dei Carabinieri, da poco operativa con compiti antiterrorismo nel capoluogo lombardo. Poco dopo le 8 del mattino, in zona viale Cassala (Milano Sud-ovest), una 128 bianca con a bordo i terroristi affianca la Fiat Ritmo civetta dove i tre funzionari Digos in servizio al commissariato Ticinese si trovano per un pattugliamento. La tecnica usata è la medesima della strage di via Fani. I poliziotti sono freddati con raffiche di colpi alla schiena mentre sono ancora in auto dai brigatisti Barbara Balzerani, Mario Moretti e Nicola Gianicola. Quel giorno Milano riceveva la visita del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, mentre l'articolo in prima pagina sul "Corriere della Sera" portava la firma di Walter Tobagi, che sarà ucciso lo stesso anno. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/1980-lattacco-alle-forze-dellordine-2649441354.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="emanuele-tuttobene-e-antonio-casu-carabinieri" data-post-id="2649441354" data-published-at="1608571087" data-use-pagination="False"> Emanuele Tuttobene e Antonio Casu (Carabinieri) 25 gennaio 1980Genova, Via Riboliore 13:10Brigate Rosse (colonna "Francesco Berardi")Emanuele Tuttobene e Antonio Casu (Carabinieri)L'omicidio avviene il giorno dopo la commemorazione di Guido Rossa, il sindacalista genovese ucciso dalle Br. Il Tenente Colonnello Tuttobene si trova a percorrere su un auto blu la stretta e tortuosa via Riboli, nell'elegante quartiere di Albaro. Gli assalitori sono nascosti dietro a un muretto in pietra nei pressi di uno slargo dal quale spuntano all'improvviso crivellando di colpi l'auto di servizio. Casi e Tuttobene muoiono sul colpo mentre il terzo occupante, l'ufficiale dell'esercito Luigi Ramundo, rimane gravemente ferito (perderà un occhio). Nel messaggio di rivendicazione del duplice omicidio i brigatisti fanno di nuovo riferimento al generale Dalla Chiesa, dichiarando di aver ucciso un uomo di punta della sua squadra. Immediata la mobilitazione della città e dei lavoratori delle grandi aziende genovesi come Ansaldo e Italsider. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/1980-lattacco-alle-forze-dellordine-2649441354.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="maurizio-arnesano-carabinieri" data-post-id="2649441354" data-published-at="1608571087" data-use-pagination="False"> Maurizio Arnesano (Carabinieri) 6 febbraio 1980Roma, via Settembrini, Ambasciata del Libanoore 11:00Nar (nuclei Armati Rivoluzionari) Maurizio Arnesano (Carabinieri)Il carabiniere diciannovenne Maurizio Arnesano è di guardia presso l'androne d'ingresso dell'ambasciata libanese a Roma. Poco prima di smontare dal turno viene raggiunto da due giovani smontati da una Vespa 50, che hanno un sacchetto giallo in mano contenente una pistola calibro 7,65. Sono i due esponenti di punta dell'eversione nera dei Nar Valerio Fioravanti e Giorgio Vale. Il primo colpo ferisce il carabiniere che cerca la fuga sulle scale ma è freddato da un secondo colpo andato a segno. Soccorso dai presenti, morirà poco dopo in ospedale. Il movente dell'assassinio fu una scommessa provocatoria tra i due killer, che volevano impossessarsi "gratuitamente" del mitra Beretta M-12 di Arnesano, obiettivo centrato al prezzo della vita di un giovane militare innocente. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem4" data-id="4" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/1980-lattacco-alle-forze-dellordine-2649441354.html?rebelltitem=4#rebelltitem4" data-basename="giuseppe-pisciuneri-guardia-giurata-ex-carabinieri" data-post-id="2649441354" data-published-at="1608571087" data-use-pagination="False"> Giuseppe Pisciuneri (Guardia giurata ex Carabinieri) 10 aprile 1980Torino, via Ribet (corso Nizza)ore 8:30Ronde Proletarie ArmateGiuseppe Pisciuneri (Guardia Giurata ex Carabinieri)Pisciuneri, ex carabiniere in forza alla società di vigilanza Mondialpol, quella mattina stava recandosi al lavoro. In via Ribet, una strada nei pressi della sua abitazione, quando all'improvviso scendono tre giovani da una Fiat 128 verde. L'intenzione è rubare l'arma di ordinanza del vigilante che reagisce. Nella colluttazione parte un colpo dalla calibro 38 che è fatale a Pisciuneri. Uno dei killer era Michele Gatto delle Ronde Proletarie (poi confluite in Prima Linea), tra i coinvolti dell'omicidio dell'avvocato missino Enrico Pedenovi ucciso a Milano nel 1976. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem5" data-id="5" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/1980-lattacco-alle-forze-dellordine-2649441354.html?rebelltitem=5#rebelltitem5" data-basename="alfredo-albanese-polizia-di-stato" data-post-id="2649441354" data-published-at="1608571087" data-use-pagination="False"> Alfredo Albanese (Polizia di Stato) 12 maggio 1980Mestre (Venezia) via Comelicoore 8:30Brigate RosseAlfredo Albanese (Polizia di Stato)Alfredo Albanese era Commissario capo della Digos di Venezia e in quei mesi stava svolgendo indagini sull'omicidio del vicepresidente della Montedison di Marghera Sergio Gori, ucciso il 29 gennaio precedente da un commando delle Br. Il commissario si era avvicinato molto alla colonna veneta della stella a cinque punte e agli autonomi padovani in collaborazione con il giudice Calogero.La mattina del 12 maggio il commando terrorista composto dai brigatisti Marco Fasoli, Nadia Ponti, Marinella Ventura e Vincenzo Guagliardo (compagno della Ponti e tra gli assassini di Guido Rossa) aspettano Albanese nei pressi della sua abitazione. Salito in auto, il commissario viene bloccato tra una Fiat 128 e una 850 guidate dai terroristi che aprono il fuoco colpendolo al volto, alle gambe e al ventre. Soccorso dai presenti, Albanese morirà durante il tragitto in ambulanza. Il volantino di rivendicazione verrà ritrovato poco dopo. Gli assassini saranno arrestati nel dicembre del 1980 e condannati all'ergastolo. Il commissario Alfredo Albanese lasciava la moglie al settimo mese di gravidanza. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem6" data-id="6" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/1980-lattacco-alle-forze-dellordine-2649441354.html?rebelltitem=6#rebelltitem6" data-basename="francesco-evangelista-polizia-di-stato" data-post-id="2649441354" data-published-at="1608571087" data-use-pagination="False"> Francesco Evangelista (Polizia di Stato) 28 maggio 1980Roma, di fronte al Liceo classico Giulio Cesare al quartiere Triesteore 8:15Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari)Francesco Evangelista "Serpico" (Polizia di Stato)Francesco Evangelista era un agente di pubblica sicurezza noto a Roma con il soprannome di "Serpico" per le azioni rocambolesche di cui si era reso protagonista durante gli anni settanta e per la sua passione per le arti marziali. La mattina del 28 maggio 1980 si trovava a sorvegliare l'ingresso del Liceo Classico Giulio Cesare nell'elegante quartiere Trieste, che nei mesi precedenti era stato teatro di violenze tra studenti di destra e sinistra. Il movente dell'omicidio ricalcava quello del carabiniere Arnesano: i terroristi neri volevano intimidire e deridere le forze dell'ordine oltre all'obiettivo di sottrarne le armi d'ordinanza. Mentre gli studenti stanno per entrare, arrivano due scooter Vespa con a bordo i membri del commando e si avvicinano alla Fiat 127 civetta di Serpico. Neppure il tempo di reagire e le pistole dei Nar fanno fuoco sull'agente, finito spietatamente con un colpo alla tempia. Risaliti in moto, una delle Vespe viene tamponata durante la fuga causando il ferimento di uno dei killer che riesce comunque a rialzarsi. I terroristi cercano allora di sequestrare un taxi ma l'autista reagisce e riceve un colpo di pistola a bruciapelo che gli spappola un dito. Alla fine il commando sequestra una Volkswagen Golf gialla di una donna, dileguandosi. Il bottino è solo una pistola e una ricetrasmittente. Nella sparatoria rimasero gravemente feriti i due colleghi di Evangelista, Giovanni Lorefice e Antonio Manfrida. Quest'ultimo morirà prematuramente nel 2002 per le gravi conseguenze dell'attentato. All'omicidio partecipò il gotha dell'eversione nera: Valerio Fioravanti, Luigi Ciavardini, Giorgio Vale, Francesca Mambro, Gilberto Cavallini. Era lo stesso giorno dell'assassinio di Walter Tobagi. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem7" data-id="7" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/1980-lattacco-alle-forze-dellordine-2649441354.html?rebelltitem=7#rebelltitem7" data-basename="ippolito-cortellessa-pietro-cuzzoli-e-antonino-rubano-carabinieri" data-post-id="2649441354" data-published-at="1608571087" data-use-pagination="False"> Ippolito Cortellessa, Pietro Cuzzoli e Antonino Rubano (Carabinieri) 11 agosto 1980Viterbo, località Ponte di Cettiore 14:00Prima LineaIppolito Cortellessa e Pietro Cuzzoli (Carabinieri)Antonino Rubano (Carabinieri- deceduto durante l'inseguimento dei terroristi)Sono passati appena dieci giorni dalla strage di Bologna e nella filiale di Viterbo della Banca del Cimino è in corso una rapina eseguita da professionisti freddi e determinati, che fuggono con la refurtiva senza incontrare ostacoli. Per non destare sospetti si fermano come normali clienti alla trattoria "Da Mauro" in località Ponte di Ceti. L'intenzione dei rapinatori era quella di attendere un autobus di linea per poi dileguarsi senza dare nell'occhio. Mentre si preparano ad uscire dal ristorante, arriva la gazzella dei Carabinieri con a bordo l'appuntato Cortellessa e il collega Cuzzoli. Mentre uno dei terroristi è già sull'autobus, i complici sono fermati per controllo e reagiscono sparando. Nello scontro uno dei terroristi rimane ferito dai colpi di Cortellessa, che viene centrato fatalmente dall'uomo sull'autobus. I killer fuggono a bordo di una Citroen sottratta a un cliente della trattoria che viene poco dopo intercettata dalla gazzella di Robuano. Nel folle inseguimento l'auto dei Carabinieri finisce fuori strada uccidendo l'autista. Il commando trova allora rifugio in un casolare dove sequestra una famiglia con bambini, fino alla nuova fuga verso Roma su auto private guidate dai proprietari minacciati con le armi. Tra i membri del commando alcuni dei massimi esponenti di Prima Linea come Michele Viscardi e Maurice Bignami. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem8" data-id="8" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/1980-lattacco-alle-forze-dellordine-2649441354.html?rebelltitem=8#rebelltitem8" data-basename="alberto-contestabile-carabinieri" data-post-id="2649441354" data-published-at="1608571087" data-use-pagination="False"> Alberto Contestabile (Carabinieri) 24 settembre 1980Santa Maria Capua Vetere (Caserta), via Melorio 15 ore 20:00Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari)Alberto Contestabile (Carabinieri)Alberto Contestabile è un brigadiere dei Carabinieri in pensione. Ma è soprattutto il padre di Tommaso, allora direttore del super carcere di Cuneo. All'ora di cena due giovani suonano alla porta della sua abitazione ma appena il brigadiere apre i terroristi scaricano le pistole sul volto dell'ex membro dell'arma, ferendo anche la cognata che si trovava in casa. Il giorno dopo arriva la rivendicazione dei Nar ma i responsabili non saranno mai identificati. Alcune ipotesi riguarderebbero un presunto ruolo del boss Raffaele Cutolo come mandante della vendetta trasversale per il ruolo ricoperto dal figlio della vittima. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem9" data-id="9" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/1980-lattacco-alle-forze-dellordine-2649441354.html?rebelltitem=9#rebelltitem9" data-basename="ezio-lucarelli-carabinieri" data-post-id="2649441354" data-published-at="1608571087" data-use-pagination="False"> Ezio Lucarelli (Carabinieri) 26 novembre 1980Milano, via Ofanto (zona Lambrate)ore 9:30Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari)Ezio Lucarelli (Carabinieri)Il brigadiere Ezio Lucarelli fa parte della sezione monzese dell'antiterrorismo dell'Arma. La mattina del 26 novembre 1980 è impegnato assieme al collega Giuseppe Palermo nel controllo alla carrozzeria Luki di via Ofanto, una viuzza sterrata immersa in un lembo del Parco Lambro, resa fangosa dalla pioggia scesa quel giorno. I due militari erano alla ricerca di indizi su un sequestro di persona avvenuto in zona nei giorni precedenti. Mentre attendono il titolare assente per una commissione, arriva un'Audi con a bordo i due terroristi neri Gilberto Cavallini (tra gli omicidi di "Serpico") e il giovane neofascista Stefano Soderini. Ignari della presenza dei Carabinieri i due si avvicinano e a sorpresa si trovano a dover esibire i documenti. Estratte con calma le patenti, Cavallini fa improvvisamente fuoco contro i militari, colpendo mortalmente Lucarelli e ferendo solo di striscio Palermo. I due fuggono a piedi verso via Rombon mentre Lucarelli agonizza in una pozza d'acqua. Mentre gli assassini sequestravano un'auto privata e si davano alla fuga, il brigadiere spirava durante la corsa al Fatebenefratelli. Identificati dai documenti abbandonati alla carrozzeria, i due terroristi si daranno alla latitanza continuando a uccidere fino all'arresto di entrambi avvenuto a Milano nel 1983. Cavallini sarà condannato anche per la strage di Bologna e per l'omicidio del giudice Mario Amato. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem10" data-id="10" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/1980-lattacco-alle-forze-dellordine-2649441354.html?rebelltitem=10#rebelltitem10" data-basename="giuseppe-filippo-polizia-di-stato" data-post-id="2649441354" data-published-at="1608571087" data-use-pagination="False"> Giuseppe Filippo (Polizia di Stato) 28 novembre 1980Bari, via Gomes ore 14:30Prima LineaGiuseppe Filippo (Polizia di Stato)Il delitto avviene sotto il portone di casa della vittima mentre il funzionario Giuseppe Filippo, addetto agli archivi e non impegnato nell'antiterrorismo, viene freddato al solo scopo di sottrarre l'arma d'ordinanza al poliziotto. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem11" data-id="11" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/1980-lattacco-alle-forze-dellordine-2649441354.html?rebelltitem=11#rebelltitem11" data-basename="enrico-riziero-galvaligi-carabinieri" data-post-id="2649441354" data-published-at="1608571087" data-use-pagination="False"> Enrico Riziero Galvaligi (Carabinieri) 31 dicembre 1980Roma, via Segato 13ore 19:15Brigate RosseEnrico Riziero Galvaligi (Carabinieri)L'anno 1980 si concludeva tristemente con l'omicidio di una figura di spicco dell'Arma dei Carabinieri, già braccio destro del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Un omicidio portato a termine da elementi irriducibili delle Brigate Rosse, eredi di quell'attacco al "cuore dello Stato" culminato con il sequestro e l'uccisione di Aldo Moro. La vittima predestinata era il generale dei Carabinieri Enrico Riziero Galvaligi, reduce di guerra in Grecia e partigiano in Piemonte dopo l'8 settembre. Nel 1980 entra nel mirino dei terroristi rossi per il ruolo di responsabile delle carceri di massima sicurezza dove erano detenuti molti dei "compagni" dei suoi assassini. La strategia dei due killer fu il travestimento da addetti di un corriere espresso giunto presso l'abitazione romana del generale per consegnare un presente di capodanno. Una volta sul posto il portinaio avvisa i terroristi travestiti dell'assenza del destinatario a cui seguirà un appostamento lungo cinque ore. Galvaligi fa ritorno a casa e non appena si trova nei pressi del portone viene fulminato dalle armi dei terroristi sotto gli occhi della moglie che lo accompagnava. Il motivo del delitto fu ricondotto alla vendetta brigatista per la soppressione della sommossa nel carcere di Trani sedata dai Gis inviati dal generale e avvenuta pochi giorni prima del suo assassinio. Gli esecutori materiali furono Remo Pancelli e Pietro Vanzi, due esponenti di spicco della colonna romana che non mostrarono mai alcun segno di pentimento dopo l'arresto e la detenzione. In seguito all'omicidio di Galvaligi i due brigatisti furono protagonisti del rapimento del generale americano James Lee Dozier.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.