2023-06-07
La proposta di uno studio di «Nature»: per l’Italia si parlerebbe di 2.000 euro l’anno a cittadino fino al 2050. Intanto, nonostante il record di investimenti in impianti rinnovabili, la CO2 raggiunge il picco nell’atmosfera.Mai così green, mai così inquinati. Se le fisse ecologiste non rischiassero di mandarci in rovina, del paradosso potremmo ridere di gusto: quest’anno, nel mondo, gli investimenti sulle rinnovabili saranno i più cospicui di sempre. Eppure, abbiamo raggiunto il picco di CO2 concentrata nella nostra atmosfera. Il primo dato arriva dall’Agenzia internazionale dell’energia: gli impianti solari ed eolici di nuova realizzazione toccheranno quota 440 gigawatt, un terzo in più rispetto al 2022, per un totale globale di 4.500 gigawatt. Il secondo dato lo comunicano, invece, la National oceanic and atmospheric administration e l’Istituto di oceanografia Scripps, entrambi organismi statunitensi: rispetto a maggio dello scorso anno, nel 2023 c’è stato un aumento di tre parti per milione di CO2 nell’atmosfera. Il gas serra, ormai, occupa 423 parti per milione, il 50% in più rispetto all’inizio dell’era industriale. È il record registrato dall’osservatorio di Mauna Loa alle Hawaii, che si occupa di monitorare la progressione dell’anidride carbonica dagli anni Cinquanta del secolo scorso.Gli scienziati, ovviamente, approfittano della scoperta per rilanciare la tiritera catastrofista: a causa dell’uomo sozzone, insensibile e irresponsabile, subiremo «ondate di calore, siccità, alluvioni, incendi e uragani». Dinanzi agli sforzi indefessi per introdurre un diverso modello di sviluppo, è amara la constatazione di Ralph Keeling, figlio dell’inventore della curva che misura il costante e inesorabile incremento delle esalazioni climalteranti, citato da Repubblica: «Sembra che tutto quel che abbiamo realizzato per mitigare le emissioni non sia sufficiente». Ma anziché tradursi in una randellata ai talebani verdi, ai sacerdoti della transizione ecologica, i quali, dal vicepresidente dell’Ue Frans Timmermans in giù, hanno messo le grinfie su case, auto e persino abitudini alimentari, queste rilevazioni vengono sfruttate per confermare la religione dell’ecologia. Alla faccia di innovazioni e riadattamenti dello stile di vita, l’aria è ancora troppo sporca? Significa che dobbiamo «fare presto». Dobbiamo bruciare le tappe verso la neutralità climatica - guai, invece, a bruciare ancora i combustibili fossili. Insomma, con le politiche green andrà a finire come con i vaccini anti Covid: se non funzionano alla perfezione, è soltanto perché ne servono di più. È vero, comunque, che i pur considerevoli investimenti in rinnovabili non bastano. Resta sempre il solito problema: se i Brics, per sostenere la loro crescita economica, continuano a inquinare, per salvare il pianeta non basterà che una manciata di europei usi, al posto dei vecchi motori, le batterie. Anche perché la filiera che serve a estrarre le materie prime, con le quali si fabbricano quelle pile, devasta interi ecosistemi. Va bene, questa è un’altra storia. Il punto è che mentre noi, a Bruxelles, bisticciamo sulla sostenibilità dei biocarburanti, in Cina hanno aperto e messo all’opera nuove centrali a carbone. Come risolviamo la questione?Un suggerimento singolare arriva dagli autori di un paper appena pubblicato su Nature Sustainability: gli occidentali cattivi, che hanno sparso CO2 a tonnellate per arricchirsi, adesso paghino i Paesi in via di sviluppo affinché rinuncino alle emissioni, avviino la transizione ecologica e ci consentano di raggiungere il fatidico obiettivo fissato dagli Accordi di Parigi. Ovvero, mantenere il riscaldamento globale entro la soglia del grado e mezzo. Per garantire l’osservanza degli impegni green, il blocco degli Stati opulenti, in primis Usa, Regno Unito e Germania, insieme con Giappone e Russia, dovrebbe versare, di qui al 2050, qualcosa come 170.000 miliardi di dollari di «riparazioni climatiche». In comode rate annuali, eh. Come se queste nazioni, molte delle quali in rotta di collisione con Mosca per l’attacco all’Ucraina, avessero tutte combattuto e perso una guerra di aggressione e, in sede di trattative di pace, fossero state condannate a saldare il conto dei danni. Chiamatelo disprezzo di sé stessi, odio per le proprie radici, masochismo; fatto sta che, delle compensazioni ad Asia, Africa e Sud America, in sede accademica, si dibatte seriamente da anni. Ora, con l’aria che tira, con il culto ecologista trascinato dal martellamento di attivisti degenerati ed élite ultradirigiste, la questione della tassa sulle presunte colpe del passato rischia di entrare nell’agenda di governo in tempi rapidissimi. Per avere un’idea di cosa comporterebbe, per le nostre tasche, lo schema elaborato dagli economisti Andrew L. Fanning e Jason Hickel, basta guardare una delle tabelle allegate al pezzo che hanno vergato su Nature: l’Italia sarebbe tenuta a sborsare oltre 2.000 dollari pro capite, da oggi per i prossimi 27 anni. Magari, dovremo avere pure l’accortezza di indicizzare i contributi all’inflazione? Sarebbe l’ennesimo capitolo di spesa ambientale, da aggiungere alle ristrutturazioni degli immobili, alle auto elettriche e, già che ci siamo, a un bell’hamburger sintetico, schiaffato dentro a un panino realizzato con farina di insetti. È buffo: più andiamo avanti, più la «sostenibilità» diventa insostenibile.
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Nel 2024 le imprese italiane non sono riuscite a reperire 2,2 milioni di figure professionali con un’elevata attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità. Tra gli artigiani, su 235.000 addetti «verdi» da assumere più del 60% è risultato introvabile.
Sebastien Lecornu (Ansa)
Il premier succeduto a sé stesso nel giro di poche ore recluta ben 34 ministri: molti macronisti, non c’è Retailleau. I suoi repubblicani furiosi, lepenisti e sinistra radicale invocano subito la sfiducia. I socialisti abbozzano. L’ipotesi è che il governo veda sì e no il Natale.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Il leader ucraino andrà alla Casa Bianca da Trump, che alla Knesset ha detto di volersi concentrare sulla Russia: «Risolveremo la situazione». L’intelligence tedesca: Mosca attaccherà la Nato. E Berlino valuta un’ulteriore esenzione sul debito per il riarmo.
Roberto Vannacci (Ansa)
- Il Carroccio cinque anni fa si era attestato al 22% mentre in questa tornata, pur schierando il generale, il passo indietro è stato molto evidente. Nel centrodestra serpeggiano critiche: «Qui, se ti presenti con retoriche estreme, non ti ascoltano».
- Zaia avvisa FdI: «Sono un problema? Allora vedrò di renderlo reale».